Quando meno te l’aspetti. Jo Wilfried Tsonga, dopo un periodo abbastanza complicato, ritrova il suo tennis migliore in Canada, a Toronto, battendo i top ten Novak Djokovic, Andy Murray. Non contento, supera in finale Roger Federer, con il punteggio di 7-5 7-6(3) in un’ora e quarantanove minuti: grazie a questa vittoria il francese si aggiudica il suo 11esimo titolo in carriera (non vinceva un titolo dal febbraio 2013, a Marsiglia) e secondo Master 1000, dopo il successo a Paris-Bercy 2008, quando sconfisse in finale David Nalbandian. Da domani il francese ritornerà in top ten, alla decima posizione del ranking, dopo un’assenza di quasi cinque mesi.
Tsonga è il primo francese a vincere un Master Mille fuori dai confini francesi dai tempi di Guy Forget ed è l’ultimo giocatore fuori dalla top-10 a vincere un torneo di questo livello quattro anni dopo il successo di Ivan Ljubicic, nel 2010.
Roger Federer perde la terza finale di un Master Mille dell’anno, dopo Indian Wells (contro Djokovic) e Montecarlo (contro Wawrinka) e perde l’occasione per festeggiare la 300esima vittoria in carriera nei Master Mille e superare Rafael Nadal nel numero di vittorie stagionali (entrambi sono a quota 44).
Il match qualitativamente è stato molto altalenante; lo svizzero è stato deludente, falloso negli scambi da fondo e poco reattivo negli spostamenti; la sola nota positiva è il coraggio e la volontà di lottare fino all’ultimo contro uno Tsonga quasi inarrestabile: perfetto al servizio (93% di punti vinti con la prima, 63% con la seconda e nessuna palla break concessa) si è dimostrato molto più solido e brillante dal fondo e in risposta. Il francese è stato anche bravo, soprattutto nel secondo set, a dimenticare le occasioni sprecate e un pubblico sempre più dalla parte dell’elvetico per chiudere con autorità. Con questo torneo il ventinovenne francese risolleva una stagione di crisi (migliori risultati una finale a Marsiglia e ottavi all’Open di Francia) e si inserisce come mina vagante pericolosa in ottica Flushing Meadows.
Il primo set è equilibratissimo nel punteggio, ma il transalpino parte più propositivo e risolve facilmente i turni di servizio (due tenuti a 0 e uno a 15, contro due di Roger chiusi ai vantaggi e due a 30). Sul 6 a 5 per Tsonga, Roger perde servizio e set a causa di due dritti scagliati fuori, sempre più pressato dall’offensività dell’avversario.
Il secondo set parte in salita per Roger: sul 3 pari, lo svizzero concede una palla break ai vantaggi, ma la annulla con un ace provvidenziale. Le cose sono ancora più complicate nel turno di servizio successivo di Federer, il più lungo del match: qui lo svizzero, grazie a una grinta ammirevole, annulla 4 palle break, di cui la metà con altri due ace: e con un ace liberatorio chiude il turno di battuta. Tsonga tiene di nuovo il servizio senza problemi a 15 e la patata bollente ritorna al n. 3 del mondo, che al servizio salva un altra palla break e match-point sulla seconda e si aggiudica di nuovo il game: 5 pari. Entrambi tengono la battuta a 15 e si va al tie-break: Roger parte benissimo piazzando due ace consecutivi, ma sul 3 pari Tsonga strappa il primo mini-break e conquista i propri turni di battuta grazie a due bolidi imprendibili al servizio, prima di chiudere per 7 a 3 e mettersi a saltellare per il campo colmo di gioia. “Alì”, il ragazzone gentile di Le Mans, è tornato ai suoi livelli migliori. Chapeau, monsieur Jo Tsonga.