Come spesso accade quando uno tra Djokovic, Nadal o Federer non vince un torneo importante e arriva la vittoria di uno dei cosiddetti Nextgen parte il coro dei “è arrivato il ricambio generazionale” oppure “ormai i fab 3 non viceranno più i grandi tornei” oppure “i fab 3 ormai sono vecchi” ecc ecc. Poi però arrivano gli slam e puntualmente li vincono sempre quelli, quelli che ne hanno vinti 58 in tre.
Ora sia chiaro che l’età dei tre mostri sta avanzando e quindi prima a poi chi dice queste cose dovrà prenderci, ma quello che sorprende è che sono già alcuni anni che i tre fenomeni lasciano parecchio campo nei tornei che non sono gli slam ed in particolare i Master 1000, salvo poi trasformarsi nei Major e vincerli.
Entriamo più nel dettaglio e diciamo che il punto di rottura del dominio dei fab 4 (sì c’era anche Murray) nei Master 1000 è stato Roma 2017. Sostanzialmente quattro anni esatti fa: lì vinse Alexander Zverev il primo Master 1000 in carriera.
Vi spieghiamo perchè punto di rottura: dal 2011 gli ex Super 9 veniva vinti solo e (quasi) esclusivamente da Djokovic, Nadal, Federer e Murray. Da Indian Wells 2011 a quel Roma 2017 su 58 Master 1000 ben 54 furono vinti dai fab 4. Uniche eccezioni Ferrer a Bercy 2012, Wawrinka Montecarlo a 2014, Tsonga a Toronto 2014 e Cilic a Cincinnati 2016. Da quel Roma 2017 invece di Master 1000 se ne sono giocati 28: i Fab 4, ormai fab3, ne hanno vinti meno della metà cioè 13.
La cosa sorprendente è che a parte tre vittorie di Medvedev, tre di Zverev e una di Thiem, che se vogliamo era lecito aspettarsi, abbiamo avuto anche alcuni nomi alquanto improbabili come Sock a Bercy 2017 o Khachanov sempre a Bercy 2018 o HurKacz recentemente a Miami o giocatori come Fognini a Montecarlo 2019 e Isner a Miami 2018 per i quali quel Master 1000 è stato il successo più importante della carriera in età abbastanza matura. Si potrebbe anche aggiungere che dal 2017 le Atp Finals vengono vinte da un non-fab: Dimitrov, Zverev, Tsitsipas e Medvedev sono gli ultimi quattro vincitori.
Il discorso, purtroppo per la concorrenza, è diametralmente opposto per gli slam. Infatti al di là dei 58 slam di Federer, Nadal e Djokovic che già di per se sono un numero esorbitante va detto che negli ultimi anni li hanno vinti solo loro. Unica eccezione lo Us Open “sui generis” vinto da Dominic Thiem lo scorso settembre. Us Open che non vedeva ai nastri di partenza Nadal e Federer e dove Djokovic venne squalificato.
In pratica i big 3 non c’erano proprio quindi era ovvio vincese qualcun altro. Però dal 2017, cioè calcolando gli ultimi 16 slam, 15 li hanno vinti Federer, Nadal e Djokovic. Detto in altri termini quel punto di rottura che per i Master 1000 c’è stato a Roma 2017 per gli slam ancora non c’è stato. L’impressione è che Djokovic e Nadal (su Federer ora è difficile esprimersi dato che sostanzialmente non gioca da 16 mesi) stiano già da un po’ focalizzando la loro preparazione quasi solo sui Major. L’obiettivo per loro è vincere quei tornei lì ed usano gli altri tornei come preparazione.
Arriverà questo punto di rottura negli slam? Sì, deve arrivare prima a poi, ma non è detto che sia imminente. Il prossimo torneo del grande slam sarà il Roland Garros dove Nadal ha vinto 13 volte e nelle ultime quattro edizioni ha vinto letteralmente con la pipa in bocca. Abbiamo visto negli utimi anni spesso lo spagnolo perdere nei tornei di preparazione a Parigi, ma poi trasformarsi in Francia.
La sconfitta dell’altro giorno a Montecarlo contro Rublev è stata considerata da qualcuno come il segno dell’età che avanza per lo spagnolo che a quasi 35 anni faticherebbe a contrastare sulla lunga distanza i giovani rampanti. Tutto questo dimenticandosi che solo sei mesi fa Rafa dominava il Roland Garros senza perdere un set e purè lì alla vigilia di quel torneo perse una brutta partita contro Schwartzmann a Roma.
Insomma tutto questo pistolotto per dire una cosa sola: sbaglia chi recita il “de profundis” per delle sconfitte dei mostri nei Master 1000 perchè queste avvengono già da anni e negli slam poi ritornano imbattilbili. Volente o nolente Djokovic e Nadal rimangono gli uomini da battere nei grandissimi tornei anche perchè 3 set su 5 con un giorno di riposo tra una partita e l’altra è quasi un altro sport rispetto al 2 set su 3 con match ogni giorno.
Vediamo ora come proseguirà la stagione sulla terra rossa con Barcellona, Madrid, Roma e altri tornei minori, ma in ogni caso dal 30 maggio (data di inzio del Roland Garros) indicheremo Nadal e Djokovic come i favoriti del torneo.