Ci sono giocatori e giocatori, tennisti e tennisti.
Ci sono quelli che passano senza lasciar traccia nel tuo cuore, poi ci sono i guerrieri, quelli che anche se perdono ti alzi ad applaudirli, perché sai che han dato tutto.
Paolino Lorenzi rientra in questa seconda categoria, e ora ci saluta.
Siamo ai titoli di coda: “Basta tennis professionistico. Questo era nei miei piani, cioè finire a New York; ho sempre amato questa città, credo che sia un buon posto dove fermarsi”.
L’ultimo match ufficiale è stato contro il francese Janvier, che con un 6-4 6-3 ha fermato il nostro campione romano.
Non ci sarà nessun main draw per Paolino, che avrebbe voluto dare l’addio al tennis giocato di fronte al pubblico di NY, ma c’è la certezza di aver dato sempre tutto: “quest’anno è stato tutto più difficile, ho avuto anche qualche infortunio, sapevo che il mio corpo non era più come prima. Bisogna capire quando è il momento di finire“.
Giocatore stimato dagli avversari per la sua correttezza e per la sua grinta, Lorenzi quello che ha avuto se lo è dovuto sudare punto dopo punto.
Con caparbietà, e con un amore per il tennis che si manifestava già dal modo in cui teneva gli occhi sulla pallina, durante il lancio per il servizio.
La consacrazione tennistica è arrivata tardi, è entrato nei top 100 solo all’età di 27 anni, e il primo (e unico) titolo a livello ATP lo ha ottenuto a 34 anni, quando ha vinto a Kitzbuhel.
Era il 2016.
Per capire bene la grandezza di questo giocatore, possiamo prendere qualche numero: 778-614 il suo score overall, con un 497-358 ottenuto su terra e un 203-152 ottenuto su cemento.
Ha collezionato 25 titoli a livello minore e l’ATP di Kitzbuhel è stata la ciliegina sulla torta di una carriera passata sui campi a lottare.
Il futuro è ancora incerto, ma Lorenzi non disdegnerebbe una carriera da allenatore.
Lo ritroveremo sicuramente a Torino nelle vesti di commentatore per le Nitto ATP Finals, sulla falsariga di quanto già fatto a Wimbledon quest’anno, sempre per Sky.
“Questo è stato il miglior viaggio della mia vita. Ho davvero apprezzato ogni momento. Ogni volta che scendevo in campo, per me era un sogno che diventava realtà”.
Grazie di tutto Paolino, è stato un piacere vederti lottare!