Non sarà stato il più atteso fra i quarti di finale in programma, ma la prima partita andati oggi in scena sull’Arture Ashe Stadium non ha fallito nel regalarci emozioni. Era lo scontro fra il solido e coriaceo spagnolo e fra il divertente lottatore Argentino, una prima volta per entrambi, una storia bellissima. Purtroppo nel tennis il vincitore è uno solo, ed oggi ad avere la meglio è stato proprio l’iberico, che ha saputo sfruttare una parte di tabellone quanto meno comoda per issarsi sino alla semifinale, prima in assoluto della sua carriera. Pablo però non ci sta a ridurre tutto a una mera questione di fortuna o caso: aiutati che il ciel t’aiuta, si suol dire; ed allora lo spagnolo ci tiene a sottolineare la sua parte di merito, parte che fra l’altro nessuno si sognerebbe mai di mettere in discussione: “So di avere avuto un buon tabellone, con quattro qualificati, anche se Shapovalov non è un qualificato normale, ma quando ti capitano queste occasioni devi saperle sfruttare” e ancora “a volte sei fortunato, altre no, ma quando sei testa di serie, è normale non scontrarsi con altre teste di serie almeno fino al terzo turno: ed io sono arrivato qui agli US Open da testa di serie, tds n.12, e questo è importante; poi certo, nessuna delle altre teste di serie che erano nella mia stessa parte di tabellone è arrivata sino a me“, e di certo non è colpa del povero Carreno, aggiungeremmo noi. Questo exploit ha sicuramente aiutato l’iberico ad acquisire maggior consapevolezza dei propri mezzi tecnici, la quale reca con sé anche la baldanza necessaria per imporsi a certi livelli: ora Pablo sa quello di cui è capace, e non prova certo timore reverenziale nei confronti dei più forti, pur riservando loro grande rispetto. A chi gli chiede di Nadal Pablo risponde: “Tutti conoscono Rafa, è un giocatore incredibile ed uno dei migliori tennisti di sempre, ma ci sono tanti buoni giocatori spagnoli, ed ora io sono in semifinale agli US Open, e penso che questo sia importante quanto lo sarà un’eventuale finale di Rafa”. In merito poi al suo probabile prossimo avversario, Sam Querrey, Pablo afferma “Querrey in semifinale? Ha un gran servizio e un gran rovescio, cercherò di giocargli sul rovescio”.
Onore al vincitore, ma onore anche al vinto, che ha lasciato il campo di battaglia a testa alta, pur con tutti i suoi limiti, quegli impostigli dalla mano di colui il quale l’ha plasmato così come quegli determinati dalla contingenza, che ha fatto sì che il povero Peque non abbia potuto giocare quella che è stata senza dubbio la partita più importante della sua carriera potendo disporre al meglio del proprio gioco. El Peque aveva infatti sofferto di una contrattura alla gamba destra durante il match di ottavi di finale vinto in quattro set contro il francese Pouille, match nel quale l’argentino è sembrato spesso sul punto di doversi ritirare: Diego però non aveva mollato, e dopo la partita ha dichiarato di non avere nemmeno preso in considerazione l’idea del ritiro; “Non lascio il campo neanche se mi rompo la gamba. Che si rompa“, così ha detto al suo coach, e così ha fatto. Anch’oggi El Peque ha tenuto fede alla sua natura di umile lottatore, ed ha messo in campo tutto quel (poco) che aveva, rifiutandosi sino all’ultimo di abbandonare quei campi che tanta gioia gli hanno procurato in questi dieci giorni. Al termine del match l’argentino, confermando ancora una volta, qualora ne fosse necessario, la grande umiltà che lo contraddistingue da sempre, ha voluto minimizzare l’incidenza del problema alla gamba, lasciando il centro del palcoscenico all’amico ed oggi, per lo meno sul campo, nemico, Pablo: “Oggi stavo bene, ieri sentivo dolore, e sicuramente non è stato facile allenarsi con questo pensiero. Oggi però non avevo alcun tipo di problema, Pablo ha semplicemente giocato meglio di me“. El Peque ha poi voluto analizzare l’andamento di un match che l’ha visto lottare su ogni palla, senza mollare mai il colpo, recuperando anche un break di svantaggio nel primo set: “La partita è girata probabilmente nel secondo set, quando ho avuto l’opportunità di salire 5-3, ma lui in quell’occasione ha giocato meglio. Negli altri due set è sempre stato avanti ed è difficile contro un giocatore tanto in fiducia”. Nonostante la cocente e fresca delusione per la sconfitta, Schwartzman ha però voluto sottolineare quanto sia stato speciale per lui l’avventura newyorchese, che gli ha consegnato una settimana abbondante di emozioni che mai avrebbe sognato di poter vivere, e che probabilmente non dimenticherà mai, nell’augurio che a tal ricordo se ne possano aggiungere altri di altrettanto positivi, come si auspica lo stesso argentino: “Porto comunque via tante cose positive. Sto migliorando molto e spero di continuare così”.
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Tennisti che sono entrambi esempio di intelligenza, carattere, umiltà e grande sportività. Sono arrivati fin lì grazie alle loro forze e alla consapevolezza di avere una grande occasione da non farsi scappare. Consapevolezza che, direi come al solito, è mancata ai tanti big incompiuti che hanno perso malamente partite contro avversari assai meno blasonati.