US Open, finale: Nadal vince il sedicesimo Slam della sua carriera

Nulla ha potuto Kevin Anderson, che nonostante l'atteggiamento propositivo non è mai riuscito a breakkare un incredibile Nadal. Il numero uno ha quindi interrotto il suo digiuno sul veloce, su cui aveva perso gli ultimi 34 tornei disputati prima di questi US Open.

È il giorno della finale maschile in quel di Flushing Meadows, e gli dei del tennis sembrano essere intenzionati a concedere una tregua al tetto dell’Arthur Ashe, che in questi US Open ha avuto il suo bel da fare: su Corona Park cerca infatti di farsi largo tra le nuvole un pallido sole. Tutto pronto quindi per quella che è la quarta finale a New York per Rafael Nadal e la prima per Kevin Anderson che, a dirla tutta, prima di oggi non aveva neanche mai giocato la finale di un Masters 1000. Il maiorchino è alla ricerca della seconda vittoria Slam dell’anno nella terza finale disputata (la ventitreesima in carriera), che lo manderebbe a sedici vittorie in totale, a soli tre titoli da un certo Roger Federer. I precedenti parlano chiarissimo: nei quattro match giocati Rafa ha perso un solo set contro il sudafricano. Di contro, lo spagnolo non ha però vinto gli ultimi trentaquattro tornei sul veloce, e ha perso, tra l’altro, le ultime otto finali non su terra (non vince un torneo sul cemento dal 2004).

PRIMO SET – Inizia sotto gli occhi dei 22.000 dell’Arthur Ashe  l’ultimo primo set dell’edizione 2017 degli US Open. Dal primo gioco si percepisce la volontà di Nadal di comandare su ogni scambio e di far sentire subito ad Anderson tutta la pressione del caso. Il break arriva dopo sei games (il sesto turno di battuta perso da Anderson in tutto il torneo) e solo grazie ad un doppio fallo e ad un errore col dritto in avanzamento da parte del sudafricano, che si trova quindi a rincorrere 3-4; tuttavia, già nei due turni di battuta precedenti la testa di serie numero 28 aveva fatto una terribile fatica a tenere il servizio, essendo stato costretto in totale a ben dodici parità. Il successivo game con Rafa al servizio scorre via veloce, con lo spagnolo che concede un solo punto a Kevin, assicurandosi la possibilità di servire per il set. Ma non ce ne sarà bisogno: al primo set point sul servizio del tennista di Johannesburg, Nadal prende in mano lo scambio con una rapidità aliena, vincendo il punto grazie ad un dritto che rimbalza sulla riga del corridoio. E allora, anche lo zio Toni si toglie gli occhiali da sole e applaude. Finisce così una prima frazione che ha visto Nadal lavorare ai fianchi Anderson (un’ora di gioco), per poi affondare il colpo come un vero cannibale nel momento più propizio. Il sudafricano ha fatto una enorme fatica a vincere il punto senza la prima di servizio, e ha anche commesso la bellezza di 24 errori non forzati contro i 5 di Nadal.

SECONDO SET –  Con la speranza nel cuore dei sudafricani che Anderson non sappia che Nadal ha vinto le precedenti 23 partite dello Slam dopo aver vinto il primo set, inizia il secondo parziale. Un Rafa in totale controllo del match, con anche un notevolissimo numero di vincenti con il rovescio, strappa il servizio a Kevin Anderson nel sesto gioco, dopo una palla break vinta grazie a tre colpi a rete su cui il sudafricano ha resistito come ha potuto, per poi piegarsi a una potente schiacciata in stile pallavolo (ma con la racchetta) di Nadal. Anche in questo set lo spagnolo volante si trova quindi a condurre (oltre che in ogni punto del campo su ogni punto), e stavolta con tre games di vantaggio senza un secondo break perché è stato lui a iniziare a servire per primo. È poi una formalità tenere i successivi turni di battuta per l’assistito di Moya, che chiude il set con il risultato analogo al precedente (6-3), con un dritto dall’angolo imprendibile.

TERZO SET – Comincia il parziale con l’impietosa statistica che ricorda che Anderson ha conquistato solo sette punti in nove turni di battuta di Rafa. Il primo gioco è già probabilmente quello decisivo: Anderson al servizio e, guarda caso, vantaggi; Nadal riesce subito a breakkare per la quarta volta nella partita, dando probabilmente al sudafricano la spinta decisiva verso il baratro tennistico. Minuscola, ma comunque degna di nota, la possibilità che ha avuto Anderson sul 2-3, 0-15 e seconda, quando però non è riuscito a controllare il rovescio in risposta subendo così un lapidario 2-4. Per il diavolo maiorchino è poi quasi un gioco da ragazzi mantenere gli ultimi due turni di servizio, con un Anderson che comunque non si è mai dato per vinto ed ha accompagnato ogni vincente con un “c’mon” d’incoraggiamento, riuscendo anche a trascinare Rafa ai vantaggi per la prima volta nel match nell’ultimo gioco della finale. Terzo set che è finito insieme alla finale sul punteggio di 6-4 per Nadal.

Rafael Nadal è quindi il vincitore degli US Open, sedicesimo trofeo Slam che va a finire nella già sua fornitissima bacheca.  È la prima volta nella storia, dall’inizio dell’era Open, che due giocatori si spartiscono equamente i quattro tornei del Grande Slam della stagione: Federer Wimbledon e Australian Open, Nadal Roland Garros e US Open. Per lo spagnolo è il settantaquattresimo titolo in carriera.

US Open, finale:

[1] R. Nadal b. [28] K. Anderson 6-3 6-3 6-4 

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