Probabilmente Stan Wawrinka è destinato ad essere ricordato come il più grande outsider della storia del tennis, o quantomeno degli ultimi 15 anni almeno. Nell’era forse più fitta di grandi campioni, i cosiddetti Fab Four che si sono divisi titoli e podi negli ultimi dieci anni, il 31enne di Losanna è riuscito a farsi spazio battendo i migliori, come nelle finora due finali disputate e vinte contro Rafael Nadal (un po’ infortunato, c’è da dire) agli Australian Open 2014 e quindi Novak Djokovic l’anno dopo, strappandogli l’ambito French Open. Mai dato per favorito nei Major e cresciuto nell’ombra del connazionale Roger Federer, Stan è diventato un campione molto tardi, tra i 27 e i 28 anni, grazie al suo spirito di sacrificio – unito al suo indiscutibile talento – e all’aiuto indispensabile del coach svedese Magnus Norman, che quasi in ogni intervista non manca mai di ringraziare. Capita così che in questi Us Open, dopo una stagione senza dubbio un po’ sottotono rispetto ai due anni passati, Stan “The Man” riesca a farsi strada in sordina e con molte difficoltà, aiutato da un buon tabellone: ai quarti di finale batte il campione di New York 2009, il redivivo Juan Martin Del Potro e quindi stanotte il giapponese Kei Nishikori, esecutore di Andy Murray, con il punteggio di 4-6 7-5 6-4 6-2. Un cammino lungo e travagliato (in tutto è stato in campo quasi 15 ore) e segnato da quel match-point salvato al terzo turno contro Daniel Evans. Contro tutti i pronostici, domani Stan proverà a conquistare il suo terzo Slam contro Novak Djokovic, che certo non ha dimenticato i dolorosi ricordi di Parigi di oltre un anno fa.
LA CRONACA – Dopo la mattanza di Novak Djokovic ai danni di Gael Monfils, è la volta della sfida tra il n. 3 al mondo Wawrinka e il n. 7 Nishikori, la più equilibrata sulla carta. I precedenti recitavano 3 a 2 in favore dello svizzero, ma Kei aveva vinto in due set nell’ultimo incontro, qualche settimana fa nella semifinale della Rogers Cup e, naturalmente, veniva dalla vittoria contro il favorito del torneo, il n. 2 del mondo Andy Murray: in molti avrebbero scommesso che la grande fiducia del giapponese lo avrebbe spinto fino alla sua seconda finale a Flushing Meadows, dopo quella persa nel 2014 contro Marin Cilic. Lo svizzero, dal canto suo, era alla sua terza semifinale a New York negli ultimi 4 anni, la settima negli ultimi 13 Slam (altro segno dell’incredibile ascesa dello svizzero). Il match sull’Arthur Ashe Stadium è caratterizzato da una fortissima umidità (come già preannunciato da Djokovic dopo la prima semi) e dal caldo. Il primo set parte molto velocemente, in favore del giapponese, che nel quinto game infila 4 punti consecutivi e strappa il break. Nei game successivi entrambi tengono la battuta a 0, fino al 5 a 4, quando Kei commette un doppio fallo ma chiude tranquillamente a 15 il primo set con un ace finale. Stan è meno centrato e ben più falloso del solerte giapponese, che infatti strappa la battuta a 15 all’inizio del secondo set. Stan però riesce a reagire e con un gran dritto lungolinea fa il contro-break sul 2 pari. Sul 3 pari Nishikori vola 0-40 palle consecutive per un nuovo break, ma Stan le annulla con il servizio, aiutato anche da un occhio di falco che corregge due chiamate dell’arbitro che avrebbero decretato il break. Stan cancella la quarta palla break con un servizio vincente e riesce a portare a casa il complicatissimo turno di servizio. Il giapponese gioca meglio, e infatti si procura altre due palle break sul 4 pari, ma Wawrinka con resilienza evita il peggio ai vantaggi. Sul 5 a 4 è il n. 3 del mondo a procurarsi una palla break che vale un set point, che però non capitalizza per un nastro sfortunato. La chance ritorna sul 6-5 per Stan, quando sale 30-40 grazie a una formidabile risposta vincente di dritto. Un successivo errore di dritto del n. 7 al mondo decide suo malgrado il set dopo oltre un’ora e mezza. Con il senno di poi, è corretto a dire che è stato il secondo parziale a decretare le sorti dell’incontro: Kei non è riuscito a sfruttare le tante occasioni avute e a portarsi avanti di due set, mentre Stan, sempre in bilico, è riuscito a salvarsi e trarre a suo vantaggio la stanchezza accumulata dell’avversario, fisica ed emotiva. Nel terzo set, dopo un’altra chance di break per Kei nel terzo gioco, è Stan il primo a portarsi avanti, 3-1, ai vantaggi. Il giapponese non ha intenzione di mollare e infatti, dopo aver salvato due palle del doppio break che avrebbero portato al 5 a 1, si riprende il servizio a 30 e poi tiene la battuta addirittura a 0. Sul 4 pari il giapponese ottiene addirittura una palla break per andare avanti 5 a 4 e servizio, ma lo svizzero la annulla con autorità e sul 5 a 4 è lui a strappare il game e il set alla seconda occasione ai vantaggi. Ormai stanco e mentalmente provato, Kei molla complitamente nel quarto: Stan sale velocemente 4 a 2 con un bel rovescio lungolinea, per poi chiudere 6 a 2 al secondo match-point, grazie a un ennesimo dritto in rete di Nishikori, dopo 3 ore e 12 minuti di partita. Domani l’incontro contro il n. 1 del mondo per decretare il nuovo vincitore di New York. Novak Djokovic, nonostante i passi falsi di questa stagione, è l’indiscusso favorito, anche perché conduce con 19 vittorie e 4 sconfitte nei 23 precedenti. Stan però ha vinto il più importante, la finale al Roland Garros 2015, e vanta il record di ben 9 finali vinte consecutive a fronte di zero sconfitte. Basta dare un’occhiata ai passati incontri, spesso epiche battaglie (soprattutto sul cemento australiano o anche qui, a New York), per prevedere che l’imminente partita sarà tutt’altro che scontata.
[3] S. Wawrinka b. [6] K. Nishikori 4-6 7-5 6-4 6-2
4 comments
3-0/3-1 Nole
Forza Stan……….
Se Djokovic gioca come ieri altro che vittoria!!!Contro Monfils è stata una delle semifinali slam più brutte di sempre
Vai Stan….!