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Valencia è di Murray, per Robredo continua la maledizione

Se non si può parlare ancora di maledizione, poco ci manca.
Tommy Robredo ha perso la finale dell’Atp 500 di Valencia al termine di una delle più belle e intense finali della stagione contro lo scozzese Andy Murray, con il punteggio di 3-6 7-6(7) 7-6(8) in 3 ore e 23 minuti. Nel corso della partita il n. 21 del mondo ha sprecato 5 match-point, ottenuti tra il secondo e il terzo set, poco meno di un mese dopo la sconfitta in finale nell’Atp 250 di Shenzhen dove – sempre contro Murray – aveva ottenuto 5 palle match prima di arrendersi all’avversario.
Episodio curioso a fine match è un gestaccio scherzoso che Tommy rivolge all’avversario, per averlo battuto un’altra volta dopo avergli annullato in totale 10 championship point.

Il tifo acceso del pubblico di casa, all’interno del moderno impianto del Ciutat de les Arts i les Ciències, ha creato un clima simile a quello che si respira in un match di Davis, un po’ come era capitato nella semifinale tra Murray e il valenciano David Ferrer.
Robredo è stato a tratti perfetto, tempestando l’avversario di vincenti e correndo da una parte all’altra tra recuperi da circoletto rosso e lungolinea chirurgici. Dall’altra parte, Andy è stato bravo a contenere l’entusiasmo dell’iberico, nonostante il suo atteggiamento sofferente, le smorfie e i gesti di indolenza che mai vorremmo vedere da grande campione come il tennista di Dunblane.

Nel primo set Tommy parte subito alla grande: sul 3 pari, dopo aver annullato 2 palle break, strappa lui il servizio ai vantaggi. Nel game successivo riesce ad annullare tre palle dell’immediato contro-break e, sul 5 a 3, capitalizza la prima palla set ai vantaggi.

Nel secondo set Robredo prende fiato e Murray subito ne approfitta, strappando il servizio a 30. Lo scozzese vola 3 a 1, ma l’iberico è bravo a restare in scia e non far scappare l’avversario. Dopo aver salvato 3 palle del doppio break, è lui a contro-breakkare portandosi sul 4 pari. Entrambi tengono i rispettivi game di battuta (di cui tre a 0) e si arriva al tie-break. Qui Tommy vola 4 a 2, ma si fa recuperare. Sul 5 pari lo spagnolo ottiene un match-point grazie a un lungolinea di dritto, e un altro sul 6 pari, entrambi annullati dal britannico, che poi si aggiudica il tie-break per 9-7.

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Nel terzo set si alza notevolmente il livello di gioco, tra un Robredo esaltato e sostenuto dal pubblico e un Murray che, arrivato vicinissimo alla sconfitta, ora ci crede e lotta davvero. A parte un break per parte nel settimo e ottavo gioco, il match continua in equilibrio fino al 5-4 per Murray quando lo scozzese ottiene un terzo match-point, annullato con coraggio da Robredo.

Si arriva al tie-break, giusto epilogo di un incontro bellissimo, che si rivela però un incubo per lo spagnolo, che si procura altri 3 match-point (su 6-5, 7-6 e 8-7). Tommy spinge, ma lo scozzese in qualche modo sa ributtare tutto indietro e alla fine prevale alla distanza. Prima della quinta palla match Robredo si siede per un attimo, negli occhi la paura nel ricordo della finale persa in Cina.
Eppure, la storia si ripete: Andy si riporta in parità e chiude 10 a 8, gettandosi a terra per l’emozione e la fatica.

Grazie a questa vittoria, Murray conquista il suo terzo titolo nel giro di un mese, dopo Shenzhen e Vienna, e raggiunge  il quinto posto nella race, con la qualificazione matematica alle Atp Finals di Londra.

Michele Alinovi

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