Dei 16 italiani ai nastri di partenza delle qualificazioni solo uno è riuscito a strappare l’accesso per il main draw di Wimbledon. L’autore di questa impresa è Andrea Vavassori, meglio noto come “Wave”. Il tennista sabaudo ha un tennis improntato su un ottimo servizio, una grande mano che si denota soprattutto nei pressi della rete, e che lo ha portato ad essere uno dei migliori doppisti in attività in Italia. Ma una carriera da doppista andava stretta a Vavassori, che ha provato con tanto duro lavoro a scalare anche la classifica del singolare, dove faceva molta fatica.
Il torinese dopo molto duro lavoro, premiato con l’exploit di Stoccarda, ha concluso la scorsa stagione attorno alla posizione 250 del mondo, ranking che gli ha permesso di tentare per la prima volta l’assalto ad un tabellone principale di uno Slam. Assalto che è andato a buon fine già al terzo tentativo, proprio sull’erba londinese. Con il suo tennis improntato sul serve and volley e che per molti aspetti ricorda il gioco degli anni 90, Wave sembra nato per giocare sui prati, e nelle tre sfide di qualificazione l’ha dimostrato. Il piemontese ha ceduto due parziali in questa settimana sui campi più prestigiosi del mondo, entrambi al tie-break. La cosa più importante dimostrata da Vavassori è la velocità nell’adattarsi alla nuova superficie, dove non aveva mai giocato prima di questa stagione.
Questa qualificazione al tabellone principale di Wimbledon è la giusta ricompensa per quanto Vavassori ha dimostrato nel circuito. Un personaggio che fa bene al tennis italiano e non solo. Un ottimo giocatore ma ancor prima un’ottima persona, che fa del duro lavoro e dell’umiltà i principi fondamentali. Un giocatore che serve come il pane in ottica Davis per la nazionale italiana dei prossimi anni, vista la sua grande efficienza in doppio, specialità in fino ad ora ha ottenuto i migliori successi. Quella Davis che a fine scorso anno sognava, e raccontava sempre con la classe ai microfoni di Tennis Circus.
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