A Indian Wells, tra i Top Ten, Federer e Djokovic sono gli unici due ad aver raggiunto le semifinali. Non solo, sono anche gli unici due che erano stati in grado di giocarsi i quarti di finale. Questi dati la dicono lunga circa la condizione di molti tra i primi giocatori del mondo in questo momento: tra chi sembra in ritardo sulla preparazione, chi sta ritrovando incostanza e vecchie incertezze, come Tsonga (sconfitto da Gulbis a Montpellier, da Cilic a Dubai, da Benneteau questa settimana) o Gasquet (che l’anno scorso era partito in quarta, mentre quest’anno non riesce a fare la differenza quando conta), e chi continua a fronteggiare problemi fisici più o meno seri, come Del Potro, Murray e anche Nadal.
Federer ha raggiunto questa semifinale senza troppi intoppi, e ciò è in linea con la stato di perfetta forma in cui si trova. E’ tornato il giocatore che arriva sulla palla con i tempi giusti e con ottima lettura del colpo avversario. E in realtà il sodalizio con Edberg (che va alla grande visto che, invece di sole dieci settimane come si era detto al principio, durerà almeno fino alla fine del 2014) non lo porta a scendere a rete più che in passato (basta guardare le statistiche per rendersene conto), ma semplicemente a essere più aggressivo. Perfetto negli spostamenti, negli anticipi, non gioca mai un colpo che l’avversario si aspetta, imponendo il proprio ritmo. Alla ricerca di continue variazioni come sempre, ora Federer sembra allo stesso tempo ancora più concreto: la consapevolezza dei suoi 32 anni sicuramente lo porta a incidere in ogni scambio, come ai vecchi tempi (anche se resta da valutare la sua continuità nei tre su cinque).
Djokovic è invece ancora un’incognita. In questo inizio di 2014 un po’ sottotono, qui a Indian Wells non ha ancora incontrato un avversario che potesse costituire un test valido. Il sorteggio gli ha teso una mano: era stato previsto un percorso semplice sino alla finale, e così è stato per ora, anche se adesso il tabellone gli pone di fronte un avversario francamente inaspettato, e che potrà sicuramente creargli difficoltà. Isner infatti a Indian Wells due anni fa raggiunse la prima finale in un Master 1000, battendo in semifinale proprio il serbo.
Nel suo match di quarti di finale di ieri, è riuscito a fermare un treno in corsa come Gulbis. Il lettone, quando è in stato di grazia e ispirato, lo sappiamo bene, può battere chiunque. Contro Isner però, con qualche rimpianto, ha perso due tie-break. Con questa vittoria, l’americano, che potrà provare a raggiungere la finale in terra californiana per la seconda volta negli ultimi tre anni, tornerà tra i primi dieci del mondo.
Quindi, i pronostici indicherebbero una finale Federer-Djokovic o, se Djokovic non dovesse riuscire a ritrovare la convinzione e forse anche la concentrazione che gli sta mancando, una riedizione della finale del 2012 tra lo svizzero ed Isner. Non bisogna però dimenticare l’ostacolo che ancora si frappone tra Federer e l’ultimo atto del torneo.
Dolgopolov sta stupendo tutti: che stesse cominciando a rimettere insieme i pezzi del suo gioco (per quanto sia possibile usare un espressione simile per uno con il suo tennis…) si era già intuito dai risultati delle settimane passate, quando a Rio de Janeiro aveva messo in riga Almagro, Fognini, Ferrer per poi perdere da Nadal. Dopo un semifinale ad Acapulco (con la quale ha quindi mostrato di aver assorbito anche il passaggio al cemento dopo la finale sulla terra brasiliana) a Indian Wells ha confermato questi miglioramenti, non scomponendosi minimamente dopo il clamore per la vittoria sul n.1 del mondo, e arrivando sino alla semifinale.
Federer e Dolgopolov sono due giocatori agli antipodi, ma una caratteristica li unisce: la varietà del loro gioco, e il fatto che entrambi presentino all’avversario una palla sempre diversa. Dolgopolov non prepara mai un colpo alla stesso modo, ma non può imprimere alla palla rotazioni tali (vedi Nadal) da creare allo svizzero eccessive difficoltà. Un buon Federer dovrebbe bastare per unefficace gestione della partita.