In carriera non ha vinto parecchi tornei, appena cinque, tra singolo e doppio e tutti sulla terra. Nonostante questo però è rimasto per dieci anni in top-100 ed ha collezionato parecchi scalpi illustri tra cui: Andre Agassi, Marat Safin, Gustavo Kuerten, Tommy Haas, Alex Corretja, David Nalbandian, Tim Hemman, Sebastien Grosjean, Todd Martin, Tommy Robredo, Albert Costa, Nicolas Lapentti, Alberto Berasategui, Emilio Sanchez, i fratelli Bryan. Fernando Vicente, nato nel 1977 a Benicarlo un paesino sulla costa di fronte l’isola di Palma di Maiorca, a metà strada tra Barcellona e Valencia, divenne pro nel 1996. Ritiratosi nel 2011 ha fondato a Barcellona la 4 Slam Tennis Academy, una struttura di pregio dove insieme a Galo Blanco e Jairo Velasco cura giovani di talento e giocatori ATP che vogliono migliorare il proprio tennis.
GRANOLLERS – Il primo giocatore seguito da Fernando è stato un connazionale, lo spagnolo Marcel Granollers, attuale numero 45 del mondo che con Fernando al suo fianco ha collezionato tre titoli di singolare (dei quattro in carriera fin’ora) e sette in doppio (quattordici in totale), gli ultimi quattro dei quali in coppia con Marc Lopez, vincitore dell’oro olimpico di doppio con Nadal, del Roland Garros con Feliciano Lopez, delle Finals e di Roma proprio con Marcel. “Ho conosciuto Marcel, appena ritiratomi come giocatore, grazie alle Federazione Catalana. E’ stata la prima persona che ho avuto l’opportunità di allenare. E’ stata una tappa incredibile della mia vita. Marcel è un giocatore estremamente professionale. Il mio compito con lui era quello di fargli vedere che avrebbe potuto migliorare moltissimo semplicemente curando di più la preparazione atletica. Fargli capire che aveva risorse ancora poco sfruttate.”
LA PROMESSA RUSSA – Fernando Vicente, si trova oggi ad allenare il giovane talento russo Andrey Rublev. Un “cliente” alquanto diverso dagli spagnoli Lopez e Granollers. Russo, 18 anni, per molti un talento incredibile per tutti un altro di quei “bravi ragazzi” che troppo presto perdono le testa e che molto facilmente possono risultare antipatici. “Andrey è molto diverso dagli altri giovani del circuito. Quando entra in campo diventa un giocatore aggressivo ed ultraoffensivo. Gli piace stare molto concentrato, poco loquace, sembra quasi meccanico. Ma, fuori dal campo diventa un altro. Un ragazzo eccezionale che vive nel modo giusto i suoi 19 anni. Felice, ama scherzare… sono stati questi gli aspetti del suo carattere che mi sono piaciuti fin dall’inizio.”
4 SLAM ACADEMY – A Barcellona, come in ogni parte del mondo, c’è anche un pezzo di tricolore. Alla 4 Slam Academy lavora anche il nostro Marco Pizzorno, preparatore atletico. All’Accademia, Andrey, si sente parte di una famiglia e va d’accordo con tutti gli altri ragazzi. E’ importante per un ragazzo avere intorno un clima positivo che lo aiuti nella crescita. I suoi genitori vivono a Mosca e non possono venire spesso a trovarlo. All’inizio non è stato facile, ma poi hanno capito che dovevano fare un passo indietro e darci fiducia. Dopo le prime settimane di test abbiamo deciso di collaborare. Fin da subito erano evidenti le sue lacune. Fisicamente poco preparato, inadatto a competere con i big. Anche mentalmente c’era tanto lavoro da fare. Bisognava fargli capire che i risultati non si ottengono subito ma spesso tardano ad arrivare e richiedono tanti sacrifici.
RUSSIA CONNECTION – Fernando conosce Andrey grazie ai suoi colleghi Gala Blanco e Jairo Velasco che nella sua Accademia seguono un altro giovane russo di talento. Karen Khachanov, venti anni, numero 55 del ranking che già vanta un titolo ATP, il 250 di Chengdu in Cina. “Pochi mesi dopo essermi separato da Marcelo, Galo e Jairo mi dicono che Andrey era alla ricerca di un coach. In un primo momento non ero molto entusiasta dell’idea perché volevo passare un po di tempo con la mi famiglia dopo gli anni trascorsi in tour con Marcelo. Conoscevo Andrey indirettamente, non lo avevo mai visto giocare. Quando è arrivato a Barcellona mi ha stupito. Avevi colpi eccezionali, soprattutto il diritto. E’ nato sul cemento ed ora sta imparando a giocare anche sulla terra. Durante l’off season abbiamo potuto lavorare parecchio sia dal punto di vista atletica che sul quello mentale”. La presenza di Khachanov è sicuramente da stimolo per Rublev che può guardare al suo coetaneo e connazionale come a qualcuno che ce la sta facendo. Non solo il titolo per Karen, ma anche parecchi prestazioni convincenti.
UN BUON INIZIO – Per Andrey uno strepitoso inizio di stagione. Semifinale al challenger di Dallas dove prima di arrendersi in semifinale ad Aljiaz Bedene ha fatto fuori tra gli altri: Jeremy Chardy, Benjamin Becker, Jan-Lennard Struff; finale al challenger di Rennes in Francia, semi a quello di Quimper ma, soprattutto la splendida prestazione offerta contro Leonard Mayer a Miami. “Indian Wells, Miami e Irving (Dallas) sono andati abbastanza bene. Abbiamo avuto un problema di visto così siamo dovuti tornare a Mosca per risolvere il problema e questo ha influenzato Indian Wells. Dallas è andato alla grande, Andrey partendo dalla pre-quali è arrivato ad un passo dalla finale. A Miami poi contro Mayer a giocato la sua migliore partita. Poi con Berdych mi aspettavo di più ma al secondo set si è spento. Tre settimane positive che hanno fruttato parecchi punti.”
LA SFIDA CONTRO MURRAY – Dopo avere affrontato con successo le qualificazioni, Andrey, ha passato anche un turno nel primo Slam dell’anno. A Melbourne ha avuto l’opportunità di giocare contro Andy Murray. “Ho spiegato ad Andrey il gioco di Murray (giocatore molto solido). Il gioco di Andrey fin’ora, non ha molte varianti. L’idea era di convincerlo che poteva giocarsela, rimanendo aggressivo e cercando i vincenti con il suo diritto. Ovviamente era molto nervoso, ma è stata comunque una grande occasione per rendersi conto dei suoi errori. Carenza di condizione fisica, errata impostazione tattica. Andrey ha buoni colpi, ma deve ancora migliorare certi atteggiamenti. Deve imparare a competere più a lungo. Riesce a giocare tre giochi molto bene e poi sparisce per 20 minuti. La buona notizia è che Andrey ama allenarsi, il giorno dopo la sconfitta in tre set contro Murray, per esempio, mi ha chiesto di allenarci.”
LA MENTE È TUTTO – Difficilmente un giocatore che bazzica il ranking ATP ha bisogno di avere spiegati i fondamentali. Spesso è più facile avere bisogno di motivatori che riescono a mostrarti dove puoi arrivare e ti ci spingono. Il compito di Fernando è proprio questo. Lo ha fatto con Marcel e lo sta facendo ora con Andrey, anche se i due sono totalmente diversi. “Andrey è molto aggressivo, impiego la maggior parte del tempo a cercare di placarlo. A fargli capire che anche se gioca bene se non diventa consistente difficilmente andrà avanti. Poi Andrey è ancora piccolo. Lavorare con giocatori della sua età è come essere padre e coach allo stesso tempo. Passiamo tutto il giorno insieme. Lui deve ancora crescere sia dentro che fuori dal campo. Anche nelle cose più elementari, come effettuare la prenotazione di un biglietto aereo! Cerco di trasmettergli tutta la mia esperienza.”
TOP-100 – La stagione sulla terra dovrebbe vedere Andrey prendere parte ai tornei di Marrakech, Barcellona, Monte Carlo. Con i punti conquistati sul cemento Andrey si è portato a ridosso della top-100. “Andrey mi ricorda un po’ Davydenko. Dal momento che colpisce la palla in modo aggressivo e come lui ha spesso qualche problema in difesa. È difficile dire che classifica può raggiungere. Ma se guardo i suoi coetanei sono molto fiducioso. Credo piuttosto alta. Non so quanto tempo ci vorrà, ma se riusciamo a migliorare sotto l’aspetto fisico, tattico e mentale, con i colpi che già possiede credo che farà tanta strada. Per lui le aspettative sono molto alte.”