In occasione del torneo ATP500 di Basilea Stan Wawrinka ha rilasciato un’intervista al quotidiano “La Tribune de Geneve”. Una conversazione piuttosto rilassata della quale vogliamo rendervi conto e che trovate in lingua originale qui.
“The Man”, così come lo chiama Brad Gilbert dopo il suo successo Slam a Melbourne, è parafrasando una nota canzone di Carmen Consoli, “non confuso e felice” per l’appunto. Felice perché si avverte il senso della rilassatezza per aver centrato già gli obiettivi stagionali, che il giocatore elvetico individua nel ri-vincere uno Slam e assicurarsi un posto tra i migliori otto di Londra. Due obiettivi raggiunti bene, con la grande vittoria di Parigi decisamente contro pronostico. Stan afferma di non aver rivisto molto di quell’incontro, quasi a voler lasciare i ricordi girare nella sua testa liberamente, ed in modo confuso. Ricorda piuttosto di aver vissuto il pre-partita molto nervosamente, quasi a gestire il presentimento della vittoria contro il grande avversario, Novak Djokovic. E afferma di essersi poi sentito come pervaso da una forza di carattere Zen, insomma, un Wawrinka in pace interiore, quasi imperturbabile dinanzi al giocatore imbattibile. Unico rammarico, a proposito del serbo, quello di “non essere riuscito ad incontrarlo in semifinale a Wimbledon, ero curioso di vedere come avrebbe giocato dopo la sconfitta a Parigi“. Insomma, Stan ci credeva quindi anche per l’erba londinese.
Il bilancio del 2015 è molto positivo, dice. Ben 5 vittorie, il secondo Slam e la sicurezza di partecipare alle ATP Finals per rafforzare la sua classifica e il suo ruolo tra i top 5. Afferma di non sentirsi uno dei “nuovi Fab 4”, anzi, con una insospettata umiltà sostiene di non potersi paragonare a nessuno tra Roger Federer, Andy Murray, Rafael Nadal o Nole Djokovic, perché loro hanno dimostrato in 10 anni di detenere quelle posizioni, mentre per lui il meglio della sua carriera è arrivato solo da due anni a questa parte. Vero è però che qualcosa è cambiato, il calo di Nadal, qualche colpo a salve tirato dallo scozzese, eventi che hanno consentito di infilarsi in quel quadrilatero e regalarsi ben due Slam.
Già, gli Slam. Alla domanda su come sia cambiata la sua vita dopo Melbourne e dopo Parigi risponde con grande realismo: “Prima facevo una vita piuttosto pubblica, ora devo proteggermi. Sarei falso se non ammettessi che qualcosa è cambiato. Se dicessi però che adesso è meglio di prima, in realtà, non riconoscerei il grande lavoro fatto per arrivare a quei risultati“. Insomma, realismo a palate.
A proposito di real-politik: “Non ho ancora deciso la mia programmazione per il 2016, ma è molto probabile che non andrò a giocare in Italia (per il primo turno della Davis, ndr) visto che la superficie scelta sarà la terra, nel bel mezzo della stagione sul cemento“. E aggiunge: “del resto la Davis l’abbiamo vinta, e devo ammettere che dopo quel risultato questa competizione non è una mia priorità“. Insomma, Italia al secondo turno di Davis e tifosi rossocrociati che si mettano l’animo in pace, hanno già avuto.
In riferimento a quello che pensa della seconda parte della sua carriera ammette che “ho 31 anni, non sono più giovanissimo, ma devo dire che l’idea delle Olimpiadi del 2020 mi stimola non poco“.
L’intervista termina come era iniziata, con qualche facezia e qualche preoccupazione circa il match di primo turno del torneo, che lo avrebbe visto impegnato con il croato Ivo Karlovic, che lo estrometterà subito dalla competizione. Decisamente un epilogo ingrato dopo tanta onestà per il buon Stanimal!