Notizia di poche ore fa è la squalifica del tennista statunitense Wayne Odesnik da parte dell’ITF, in accordo con l’USADA (Federazione Americana anti-doping). Dai controlli dei prelievi di fine 2014 e inizio 2015 è emerso come l’americano sia risultato positivo a ben due sostanze dopanti: il Methenolone, un agente anabolizzante, e al GHRP, entrambe bandite dal Regolamento.
Per Wayne c’è comunque l’aggravante della recidiva, visto che già nel 2009 è stato pizzicato dall’antidoping in possesso di diverse fiale di somatotropina. In quel caso l’ITF fu molto più clemente visto che la squalifica consistette in soli due anni, ulteriormente scontati a uno. Questa volta però la probabilità di uno sconto appare molto più remota.
Infatti le due federazioni sportive hanno deciso di commissionargli una squalifica di ben 15 anni, ovvero fino al 29 gennaio 2030. Certamente la sua carriera può dirsi bella che finita. Oltre a una multa pecuniaria, gli verrà sottratto l’intero ammontare del prize money ottenuto nei tornei dell’Australian Open, Happy Challenger e del Maui Challenger, insieme ai rispettivi punti ivi conquistati.
Ahinoi, questo non sarà certamente l’ultimo caso di doping nel tennis e forse sarebbe anche il caso che i vari organismi competenti rafforzino e, perchè no, rivedano le modalità e la frequenza di questi controlli. Il fatto che ogni tanto se ne torna a parlare vorrà pur dire qualcosa, e cosa se non che questo fenomeno è sempre più diffuso e incontrollato, specie non negli altissimi livelli?
Di Simone Marasi