IL PERSONAGGIO – Al 14esimo anno di carriera, un po’ tutti hanno imparato a conoscere Fabio Fognini: le sue sfuriate e le conseguenti “sciolte” sono ormai diventate proverbiali fra i giocatori da circolo, e già in più occasioni hanno contribuito ad attirare su di lui spiacevoli seppur necessarie contromisure da parte dell’ATP. Anche una volta privato del titolo di n. 1 d’Italia dall’amico Paolo Lorenzi, un certo carisma dovuto all’indubbio talento di cui la natura lo ha graziato ha fatto sì che Fogna rimanesse il più chiacchierato dei tennisti italiani. Effettivamente, nell’Era Open sono stati solo tre gli italiani a raggiungere un ranking più alto di 13, l’attuale career-high di Fabio: Adriano Panatta (4), Corrado Barazzutti (7) e Paolo Bertolucci (12).
I NUMERI NON MENTONO – Ma come sarebbe il movimento tennistico italiano senza Fabio Fognini? Più povero di sicuro. A livello Slam, sarebbero più di 15 gli anni senza azzurri capaci di approdare ai quarti, e ci mancherebbe il titolo conquistato assieme a Simone Bolelli in doppio negli Australian Open 2015. Anche per quanto riguarda i tornei del circuito ATP, mancherebbero all’appello alcuni rispettabili traguardi: con 3 finali giocate in Master 500 (1 vittoria) e 11 in Master 250 (4 vittorie), egli è in assoluto il giocatore in attività più prolifico che abbiamo. Seguono Volandri e Seppi con 9 e 7 finali 250 (rispettivamente 2 e 3 delle quali vinte). E non dimentichiamo l’attività in Coppa Davis: di nuovo, Fabio è il tennista attivo con il maggior numero di match disputati negli ultimi 5 anni e di vittorie conseguite fra singolo e doppio, e in diverse occasioni si è caricato sulle spalle il team per il passaggio del turno (l’ultima, 3 giorni fa).
IN UN UNIVERSO PARALLELO – Spesso ci si chiede se la situazione attuale sia o meno la massima realizzazione delle potenzialità del Fogna. Certo un pensierino in ottica top 10 potrebbe starci, considerando la decima posizione raggiunta, ad esempio, da Pablo Carreno-Busta, ma spesso nel tennis si tende a fare ragionamenti su quello che sarebbe potuto essere dimenticandosi che uno dei pregi (o dei difetti, qualcuno potrebbe obiettare) di questo sport è proprio l’oggettività del risultato. Come tanti tennisti ancora più dotati di lui hanno già dovuto imparare, il talento non è tutto; niente impedirà a Fognini di ritagliarsi un posto nella storia del tennis, come anche un Marat Safin ha avuto la possibilità di fare, ma intorno al suo nome resterà sempre un’aura di incompiutezza, di doti a sprazzi intraviste ma mai dimostrate con certezza (per ora).
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