Tennis. Eccoli, gli uni davanti agli altri, in attesa di giocarsi la partita di una vita, o quasi. E’ tempo di semifinali in quel di Church Road, a Wimbledon, e per chi si fosse perso le puntate precedenti possiamo assicurare che il bello deve ancora arrivare.
Sono rimasti in quattro a giocarsi il trofeo, con due veterani, anche se uno più dell’altro, e due new entry per quanto riguarda i partitoni di questa particolare categoria: parliamo di Grigor Dimitrov, Novak Djokovic, Roger Federer e Milos Raonic, obbligatoriamente in ordine alfabetico (sapete com’è, la cabala).
Si partirà con Djokovic e Dimitrov, ai blocchi di partenza per le 14:00 ora italiana, con a seguire l’altro match tra Federer e Raonic.
Sul primo incontro c’è parecchio da dire, visto che i due contendenti alla casellina con su scritto finalist qualcosa fin qui hanno fatto: il serbo si è già stufato di seguire la scia di un Nadal che pare irrecuperabile e vuole sfruttare ogni buona occasione per accorciare la distanza in classifica. Quale migliore occasione ci potrebbe essere, senza Murray, Nadal e compagnia tra i piedi!? Tra l’altro possiamo anche dire che questa volta il buon Nole ha dovuto sudare parecchio per raggiungere la semifinale, visti gli ostacoli Stepanek, Tsonga e Cilic che non sono stati affatto ottimi clienti.
Dimitrov, o Grisha per chi si sente ferrato anche sul gossip, dopo mesi e mesi di eliminazioni precoci, in tribuna a guardare le finali giocate dalla sua bella Maria Sharapova, può dire di essersi preso una, e forse non basta, bella rivincita: dopo Acapulco si è imposto al Queen’s prima di arrivare a Wimbledon dove, va bene che sempre di erba si tratta, ma la pratica è di tutt’altro spessore. La strada per il Centre Court non è stata delle più tortuose, con Harrison, Saville i primi turni, il grattacapo (che definirlo così già suona come una bestemmia bella e buona) Alex Dolgopolov, l’inaspettato Mayer al quarto turno e poi, dulcis in fundo, l’esame di maturità Murray, con un muro di Brits che se ti applaude per un punto è già un miracolo, visto che Andy a Londra, in quanto a tifo, se la gioca solo con Federer.
Le premesse non le buttano lì solo due nomi, ma le due storie che si intrecciano in un campo da tennis quasi magico e senza tempo, come è giusto che sia. Nole vuole tornare al top, Grigor vorrebbe arrivarci, più prima che poi a dire il vero, scrollandosi di dosso tutte quelle stucchevoli similitudini con lo svizzero 7 volte campione ai Championships, che se fino ad ora non lo hanno bloccato, almeno in soggezione di certo lo hanno fatto sentire. Dimitrov si è già assicurato il N.9 mondiale, ma potrebbe issarsi fino al N.5 con la vittoria del torneo che, da quando fu vinto da Becker alla tenerà età di 18 anni, seguito poi da Nadal nel 2005, si è reso disponibile anche ai più inaspettati pretendenti non così avanti con l’età.
Però, anche se le favole dei baby campioni portano con loro una buona dose di poesia, quelle degli evergreen possono considerarsi altrettanto piacevoli, da vedere e da vivere in prima persona, o almeno così potrebbe pensarla Roger Federer: il Maestro elvetico si è ripreso dal bruttissimo 2013, annata da cancellare sotto il profilo dei risultati, ma durante la quale ha trovato una nuova racchetta che possa incentivare il suo gioco ( con la Pro Staff che con il tempo è diventata troppo severa anche per lui) e con un coach d’eccezione, Stefan Edberg, che gli ha dato una nuova spinta dopo la separazione da Annacone. Le motivazioni che spingono Federer all’ennesimo centro ai Championships sono tante, davvero troppe, e forse solo le eccessive aspettative possono fermare tale macchina di vittorie.
Macchina si, ma da aces, è ormai universalmente il suo avversario nella seconda semifinale, il canadese Milos Raonic: teoria vuole che Raonic potrebbe ancora raggiungere il record di aces in un singolo torneo di Wimbledon, fermo (si fa per dire) a quota 212 dal record di Goran Ivanisevic del 2001, quando il croato vinse il titolo da N.125 del mondo, grazie ad una Wild Card. I miglioramenti di Raonic si vedono giorno dopo giorno, e la scelta di Ljubicic sembra davvero essere stata azzeccata. Il tempo è dalla sua parte, così come la forma fisica. Adesso deve dimostrare di essere un giocatore completo che, con l’aiuto decisivo del suo grande servizio, potrebbe davvero spaccare in due qualsiasi tipo di partita. Chissà che non siano gli aces la lingua di questo torneo londinese, come magari potrebbero esserlo volée magistrali, cavallo di battaglia di Federer.
Non conviene soffermarsi troppo sulle statistiche o sulle fantasie personali, anche perché il tennis è tutt’altra cosa, come ha dimostrato a lungo il campo più celebre al mondo. Non ci sono storie dietro a nessun giocatore quando i passi diventano più silenziosi, quando si passa al gentile tocco dell’erba, quando tutto sta per avere inizio e contano soltanto quei lunghi minuti sul terreno di gioco.
Speriamo di divertirsi mentre un’altra pagina di storia viene scritta e dai suddetti protagonisti ci viene regalata, indelebile e preziosissima. Anche perché Wimbledon, ovunque nel mondo, significa storia.