E’ un Federer in grande fiducia quello che si appresta a calcare i sacri manti erbosi dei Championships, fresco della vittoria all’ ATP 500 di Halle, ottenuta con dominio schiacciante sull’inerme Alexander Zverev. Dopo una prima parte di torneo non brillantissima (e dopo la sconfitta al primo turno a Stoccarda), lo show del repertorio completo dello svizzero è arrivato solo in finale, nel momento in cui più serviva. In virtù di questo fuoco d’artificio finale, è sufficiente per l’opinione comune considerare lo svizzero il candidato ideale per la vittoria del torneo. Quel che è certo è che Federer arriva al Day 1 di Wimbledon con un parziale di 24 vittorie su 26 incontri in questo 2017, ma entrambe le sconfitte sono arrivate per distrazioni di inizio torneo, da Donsky a Dubai (secondo turno) e da Haas a Stoccarda (primo turno).
Occhio all’esordio quindi, e occhio in particolare a Dolgopolov, primo incontro in programma per lo svizzero. Cliente ostico l’ucraino, per chiunque, anche se a Wimbledon non è mai andato oltre il terzo turno. I precedenti fra i due, tutti sul duro, recitano 3-0 per lo svizzero. Tutto o quasi sembra vertere a favore di Federer, in particolare la scarsa tenacia mentale dell’avversario ucraino (per sua fortuna compensata da momenti di altissimo tennis), ma come primo turno poteva andare decisamente meglio.
Stesso discorso vale per Djokovic, che trova Martin Klizan, altro cliente relativamente ostico per essere “solo” un primo turno. Il serbo, fresco della vittoria al 250 di Eastbourne, ha deciso di giocarsi le proprie chances a Wimbledon previa una settimana di rodaggio per scaldare per bene i motori. Vista la manciata di giorni di riposo fra un torneo e l’altro, dovesse arrivare in fondo faranno 3 settimane di tennis consecutive su erba, che potrebbero anche pesare sulle gambe del serbo.
Di buono per il serbo in questo primo turno c’è comunque la scarsa vena dell’avversario slovacco per i manti erbosi, lui che preferisce di gran lunga la terra. I due poi si sono già affrontati quest’anno, sul duro messicano di Acapulco, dove il serbo ha avuto vita relativamente facile, ottenendo la sua terza vittoria in altrettanti incontri con Klizan.
Quello a cui va meglio è Murray, che trova il lucky looser Alexander Bublik, kazako, ventenne e numero 134 del mondo. Forse verranno giorni migliori per il kazako, ma ad oggi non dovrebbe essere un problema neanche per questo Murray. Eventuale insidia solo a fronte di un Harakiri tennistico del britannico, pratica tuttavia cui quest’anno rimane avvezzo.
Altro forte indiziato per il titolo è Rafa Nadal, fino a questo momento dominatore del circuito assieme al già citato svizzero. Come in ogni fiaba che si rispetti, anche in questo tabellone i due stanno dalle parti diametralmente opposte, e consentono a noi sognatori di immaginarceli di nuovo uno contro l’altro in una ennesima ed epica finale, ulteriormente condita dall’atmosfera sacra del paloscenico londinese. Il primo passo sulla strada per lo spagnolo è John Millman, ex promettente giovane australiano, oggi numero 137 del mondo e vittima di vari alti e bassi in carriera. Unica nota di merito un terzo turno proprio a Londra lo scorso anno. A sfavore di Nadal, solo la allergia alla prima settimana del torneo, dove l’erba florida e veloce ne ha causato la estromissione ormai in tutte le ultime edizioni, e bisogna arrivare addirittura al 2011 per trovare l’ultima volta in seconda settimana dello spagnolo.
Ma non si esauriscono qua i match di giornata.
Nei campi periferici si gioca infatti Del Potro-Kokkinakis, sfida potenziali campioni costantemente tenuti ai box per guai fisici e infortuni. L’australiano è recentemente tornato a giocare partite dopo un lunghissimo stop, mentre l’argentino, dal rientro, non ha mai ripreso a giocare in maniera costante, ma si limita a qualche comparsa nelle occasioni più importanti.
Da non perdere anche la sfida fra talenti Shapovalov-Janowicz; il giovanissimo canadese (classe 1999) è stato campione Wimbledon Juniores ed ha quindi già dimostrato di muoversi bene sull’erba, e quest’anno si sta comportando abbastanza bene per essere solo al primo anno nel circuito dei grandi. Messa alle spalle la scappata di testa in coppa Davis (quando centrò l’occhio dell’arbitro con una pallina scagliata in preda alla rabbia per un punto perso), affronterà un altro giocatore molto famoso, suo malgrado, per le scappate di testa, oltre che per essere talentuoso: Jerzy Janowicz. Il polacco proprio a Wimbledon ha toccato forse il punto più alto della sua carriera, con la semifinale del 2014.
Niente male neanche Thiem-Pospisil; il canadese, eterno incompiuto, quest’anno è tornato agli onori delle cronache per aver battuto il numero 1 del mondo Andy Murray, in tempi ancora non sospetti ad Indian Wells. Qualcuno aveva gioito al ritorno del canadese, ma naturalmente ci ha presto smentiti, per tornare di nuovo nell’oblio. Sulla carta rimane comunque un match interessante, con Thiem ancora scalpitante per i buonissimi risultati della stagione, ma ancora non definitivi.
Wawrinka trova invece Daniil Medvedev, altro interessante NextGen (classe 1996) che in semifinale a Eastbourne ha tratti ha fatto sudare Djokovic. Per lo svizzero, digerita la sconfitta in finale al Roland Garros, ci teniamo a ricordare che lo slam londinese è l’unico che manca per completare il Career Grand Slam.
Alle povere new entry in tabellone italiane, Cecchinato e Travaglia, toccano invece due esordi molto complicati, rispettivamente con Nishikori (la cui condizione fisica è però ancora precaria dopo il ritiro ad Halle) e il russo classe 1997 Rublev, anche lui per la prima volta nel main draw di Wimbledon, ma almeno sulla carta favorito. Per quanto complicati, non si tratta di esordi completamente fuori portata, visto anche la voglia e il sacrificio che i due italiani portano con sé per essere arrivati fino a questo punto. Più complicato il discorso per Fabbiano, che trova il big server Sam Querrey, che l’anno scorso fece il miracolo e estromise Djokovic al secondo turno e sancì l’inizio della fase discendente del serbo.
Per quanto mi riguarda, penso che guarderò Shapovalov-Janowicz. E voi?
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Dolgopolov?????mica semplice!
Chi viene, venga tanto bisogna incontrare quelli bravi e anche quelli rognosi, dal resto se vuole arrivare in fondo…piú insidie ci sono piú stimoli positivi lo accompagnano..