Poteva essere la finale del riscatto per Lucie Safarova, e invece la storia si ripete: Petra Kvitova, n. 4 del mondo, vince per la terza volta il torneo di New Haven in rimonta di un set (con il punteggio di 6-7 (6) 6-2 6-2 in due ore e 18 minuti), dopo i successi del 2013 e del 2014. In una partita tutt’altro che avvincente e costellata di errori, tra le due mancine, amiche e connazionali, prevale la maggiore freddezza ed esplosività della ceca più giovane, che batte la Safarova per la settima volta su sette in carriera.
Non so perchè, ho sempre avuto un debole per i secondi. Per i più deboli che, pur dotatissimi, sono sempre stati considerati un passo indietro rispetto alle star, a coloro che al palscosenico sono abituati, a ragione o a torto, così come alla luce dei riflettori. E quando questi ‘secondi’ sono stufi di essere tali e, combattendo con i propri difetti più irremovibili, riescono a fare un balzo avanti e sorprendere chi da tempo li relegava tra i mediocri – allora non posso che adorarli, perché la loro voglia di reagire contro le cose preesistente si tratta una piccola, ma eroica e commovente forma di ribellione contro la stasi.
Ecco perché, negli ultimi mesi, ho adorato Lucie Safarova. Una che a 27 anni era tennista potente, completa, insomma di ottimo livello, ma che a malapena aveva superato la top-20 e non aveva mai avuto acuti particolari; certo, aveva ottenuto scalpi importanti, ma nei momenti veramente importanti si scioglieva come neve al sole a causa della sua fragilissima psiche, e perdeva spesso match già vinti. Solo in Fed Cup, quando gareggiava per la Repubblica Ceca, gli occhi di giacchio della bionda di Brno si riempivano di fuoco: era lì, quando giocava per la sua nazione, e non solo per se stessa, tirava il meglio di sé e trascinava spesso le compagne verso la vittoria.
Come sappiamo, negli ultimi tempi le cose sono cambiate: Lucie, oltre a miglioramenti tecnici evidenti (come una varietà più calibrata di colpi, la maggiore efficacia al servizio e in fase difensiva) aveva sconfitto in gran parte i demoni che la tormentavano durante le partite più complicate. Certo, il braccio spesso tremava ancora, ma ora – a differenza del passato – Lucie le partite che doveva vincere le portava a casa; e molto di più. A partire dalla semifinale conquistata a Wimbledon nel 2014, Lucie aveva raggiunto con costanza importanti risultati, come la vittoria nel Premier di Doha, lo scorso febbraio (battendo la rientrante Victoria Azarenka) e soprattutto la finale al Roland Garros, persa in tre set contro Serena Williams, dopo aver battuto la campionessa uscente Maria Sharapova.
La promessa incompiuta era divenuta, a 28 anni, una vera top-player, in grado di spingersi alla sesta posizione mondiale e una race al n. 4, con consistenti margini di miglioramento. Il raggiungimento della finale a New Haven, alla vigilia degli Us Open, ha confermato il suo grande stato di forma, oltre alla continuità e alla versatilità su tutte le superfici.
Ma l’incontro di oggi, oltre ad essere una finale che le avrebbe potuto regalare il settimo titolo e secondo Premier in carriera, aveva un sapore diverso: dall’altra parte della rete c’era la connazionale Petra Kvitova, il suo esatto opposto: la predestinata, la Campionessa, la vincitrice di due Wimbledon, per molti la-sola-in-grado-di-competere-davvero-con-Serena-Williams. Petra Kvitova, ormai da oltre sei anni, era sempre stata la prima dietro le cui spalle stava lei, Lucie, l’amica più grande e fidata, onesta compagna di scontri in Fed – pure più carina, forse – ma nulla di più. Ah, e ovviamente, l’ex fidanzata di Tomas Berdych.
Contro Petra Kvitova, oggi Lucie, avrebbe potuto dare un ennesimo calcio alla sua vecchia immagine di sé che ormai si è quasi completamente scrollata di dosso. Battere la più giovane, titolata e potente collega e strapparle un torneo che ormai era di casa, per la tennista di Bilovec, avrebbe avuto un sapore del tutto particolare, per lei e per chi, come me, ha un debole per i secondi. Purtroppo le belle storie non accadono sempre, e la più dotata Kvitova ha portato a casa il torneo, come da pronostico. Al termine di una partita lottata e sfibrante, non solo per loro ma anche per i coraggiosi che, da casa, assistevano a un errore dopo l’altro (alternato a qualche pregevolissimo vincente, questo è vero), Petra ha superato i suoi, di demoni, e ha portato a casa il suo 17esimo trofeo in vista dello Slam di New York, dove non ha mai brillato.
Consola il fatto che Lucie, oggi, ha dimostrato di non avere alcun timore reverenziale, e in quel pum-pum di rovesci e dritti coperti e uncinati, se l’è giocata fino alla fine. Ha vinto con coraggio e lucidità il primo set al tie-break, dopo aver sprecato due set-point, per poi sciogliersi un po’ troppo di fronte a una Kvitova in graduale ascesa, che al terzo set è stata quasi perfetta al servizio e ha dominato con la sua pesantezza di palla e un’esplosività comune a poche. E Lucie ha perso, semplicemente. Ma intanto, una cosa è certa: Lucie Safarova non è più una seconda, una debole. Ora è, finalmente, anche lei è una campionessa.
La cronaca. Il primo set è equilibratissimo, con entrambe le tenniste che commettono poche prime (entrambe totalizzano di poco il 60% nel primo parziale) e si dimostrano subito aggressive alla risposta, commettendo spesso diversi errori. Sul 2 a 1 Safarova ottiene un break. point grazie a un bel recupero terminato con un dritto lungolinea, ma Kvitova la annulla con un servizio vincente e mantiene il game. Il gioco continua fino al 6-5 per Kvitova, che avanza 15-30 grazie a uno splendido passante di dritto incrociato in allungo, ma Safarova si salva grazie a un servizio vincente al centro. Si va al tie-break, dove Safarova conquista subito il mini-break (grazie a un goffo dritto scagliato in rete dalla Kvitova) e sale 3 a 0. Petra però ritorna in parità grazie a una risposta vincente e due ottimi servizi. Dal 4 pari Safarova riesce a conquistare due punti consecutivi e ottenere due palle set, ma Petra riesce a rimediare sul 6 pari. La tennista di Bilovec spreca tutto con un altro servizio affossato in rete; con un ennesimo servizio vincente, Safarova chiude il set.
Il secondo set è segnato dalla ripresa di Petra Kvitova su una Safarova più spenta, che spinge fin da subito e ottiene due palle per strappare il servizio, ma le spreca con due risposte sbagliate. Kvitova tiene il servizio a 0 e finalmente strappa la battuta a 15, per poi volare 5 a 1. Lucie riesce a tenere il servizio, ma Petra chiude alla battuta con un punteggio nettissimo.
Nel terzo set una Petra Kvitova decisamente aggressiva e efficace al servizio scioglie definitivamente le speranze della Safarova, ormai sciolta e fallosa, incapace di contenere: conquistato il break al terzo game, Petra sale avanti e chiude in pochi minuti senza difficoltà. Segue il festeggiamento della 25enne ceca e un bellissimo abbraccio tra le due amiche.