È iniziato con due sconfitte in altrettanti incontri il 2020 di Alexander Zverev. Prima con Alex De Minaur, poi con Stefanos Tsitsipas, il numero 7 del mondo non è riuscito ad aiutare la sua Germania a dovere nei primi due match di Atp Cup della storia. Dopo lo 0-3 subito dall’Australia, il team guidato da Boris Becker si è salvato solo al doppio decisivo per battere la Grecia, 2-1. Zverev tornerà in campo dopodomani per affrontare il numero 1 canadese, Denis Shapovalov. E lo farà circondato dalle incertezze e dai timori, da poca fiducia e forse anche sconcertato. L’immagine di questo inizio di decennio tennistico è il pianto di Alexander Senior, padre e allenatore in sofferenza per il figlio minore che sembra aver smarrito la strada un anno dopo aver trionfato alle Atp Finals.
I problemi sono iniziati sin da subito nel 2019, con una sconfitta troppo netta all’Australian Open, per 3-0 da Milos Raonic. Evidentemente, però, hanno immediatamente preso ad incidere fattori extra-campo, di cui abbiamo saputo di più in estate. Zverev non ha mai trovato continuità e così la finale in febbraio ad Acapulco non ha avuto particolari effetti positivi. Anzi, proprio dopo la finale persa da Nick Kyrgios è iniziato il periodo più nero, con sei vittorie e otto sconfitte tra Indian Wells e Roma. Su tutte, pesano le batoste contro David Ferrer a Miami e Jaume Munar a Marrakech. Ben più gioioso è stato il resto della stagione, con la vittoria a Ginevra e il quarto al Roland Garros, seguiti dall’ottavo a New York, la semifinale a Pechino e la finale nel Masters 1000 di Shanghai. Tutti risultati fondamentali per la qualificazione alle Atp Finals di Londra, in cui pure ha raggiunto la semifinale battendo nientedimeno che Rafael Nadal e Daniil Medvedev. Ora, non è il caso di farne per davvero e subito un dramma. Il classe 1997 ha faticato per tutto il 2019, e ad inizio anno ha perso contro due giocatori invece in forma straripante, il numero 18, De Minaur, e il numero 6 Atp, Tsitsipas. La questione, però, è che sembra non essere cambiato nulla in casa Zverev. Non è cambiato lui, ma lo ha fatto il tennis. A vederlo in campo contro un classe ’99 e un ’98 poi, pare chiara una cosa: tra il 2017 e il 2018 Zverev ha raggiunto la posizione numero 3 del ranking, ma ora, a inizio 2020, sembra nettamente inferiore rispetto ai giocatori nel suo range d’età. Più che poco progredito, è certamente regredito. È un tennis umorale il suo. E con l’umore sotto i piedi è tornato a colpire piuttosto male la palla. È poco lucido, non spinge con costanza e quando prova a farlo non riesce a trovare gli angoli per aprirsi il campo. Nella scorsa stagione ha chiuso con 5.9 doppi falli di media a partita, un colpo che nel 2018 pareva potesse issarlo verso l’Olimpo diventato il tasto dolente d’un’intera annata. Di tutto il 2019, ma anche dei primi due match della nuova stagione. Due partite e cinque set giocati con 24 doppi falli totalizzati, più dei giochi vinti, 17, e dei turni di servizio giocati, 23.
L’anno scorso è andato storto quasi tutto anche fuori dal campo. Il padre avuto problemi di salute, e lui, a 22 anni, ha dovuto fronteggiare anche difficoltà di carattere sentimentale. Il tutto da aggiungere anche al legame troppo fragile con Ivan Lendl e la disputa legale con l’ex agente Patricio Apey. Quanto sopra sembra essere pienamente risolto, ma vien da pensare che abbia lasciato delle scorie molto evidenti. Sascha ha ritrovato l’amore grazie alla modella Brenda Patea ed è ora affiancato da Tony Godswick, storico manager di Roger Federer. Eppure l’inizio di 2020 è stato dei più negativi, e trovare una via d’uscita sembra davvero complicato nel breve periodo. La buona seconda parte di 2019 è stata propiziata dalla felice avventura in Laver Cup, in cui Federer e Nadal l’hanno voluto in campo per il match decretante la vittoria finale del team europeo. Senza il peso del risultato, quindi, quando la qualificazione alle Atp Finals cominciava a complicarsi, e quasi nessuno si aspettava grandi cose da lui, Zverev ha giocato il suo miglior tennis. Insieme a Federer ha preparato il 2020 in un tour di esibizioni, e per l’Atp Cup ha scelto Boris Becker come capitano. C’è chi parla di lui come unica possibilità per tornare ad ispirarlo. Un percorso da fare fianco a fianco, con l’uomo che ha già aiutato Novak Djokovic in passato, perché cambiare il suo stato d’animo durante la sola Atp Cup è impossibile. C’è la necessità di riprendere un progetto di crescita tecnico-tattica, ma per farlo bisogna prima ritrovare sé stessi e tornare a divertirsi e a divertire. In Laver Cup è accaduto proprio questo. Quindi, Becker o meno, chi sarà al suo fianco avrà un compito molto incredibilmente arduo. Ricordargli che il tennis è un gioco, restituirgli un po’ di leggerezza prima che la vera ambizione lo riattivi e lo riporti sulla strada giusta. Riconsegnandolo all’élite del tennis mondiale e al suo destino di campionissimo con la racchetta in mano.