Il 2014 è stato un anno a dir poco particolare per Roberta Vinci, in continua oscillazione tra il calo di risultati in singolo e le conferme nel doppio; proviamo a questo punto a ripercorrere la sua stagione cercando di trovare le cause che sono alla base di questi risultati antitetici.
La nostra analisi, sia bene inteso, non si fermerà ad un semplice elenco di numeri: citare uno ad uno tutti primi turni non superati, il passaggio dalle 50 vittorie e 24 sconfitte del 2013 alle appena 20 vittorie e 26 sconfitte del 2014, oppure il crollo in classifica dall11esima alla 48esima, sarebbe a mio avvio sterile ed improduttivo. Il vero scopo, invece, è quello di andare oltre, è quello di comprendere cosa cè alla base di questo calo di risultati.
Roberta Vinci tarantina classe 1983, è litaliana con maggior titoli in bacheca, 9 in singolo e 24 in doppio, e lunica ad aver vinto almeno un torneo su tutte le superfici di gioco e ad essere attualmente imbattuta in Fed Cup per quanto riguarda il doppio (18 vittorie su 18 partite), per anni erroneamente è stata considerata solo un’ottima doppista, in realtà tra le nostre è sicuramente la più talentuosa: a prescindere dalle simpatie personali o dal tifo, infatti, se cè un assunto su cui tutti i cultori del bel tennis debbono convenire è proprio lenorme talento della tarantina. Perfetta rappresentante di un tennis daltri tempi, vintage, obsoleto ed allo stesso tempo unico e bellissimo, allinterno di un circuito ormai monopolizzato da un gioco fatto di sola potenza e resistenza fisica. Per gli amanti di questo sport vederla allopera è come assistere alla realizzazione di una vera e propria opera darte, in cui le pennellate sono: pregiatissime volée, demi-volée, serve & volley e rovesci in back da manuale del tennis.
Roberta Vinci usa la racchetta con la delicatezza e la sensibilità di unartista, attraverso il suo gioco riesce ad entrare nella psiche delle avversarie insinuando il tarlo dellinsicurezza, ed a quel punto tutto può succedere, anche le avversarie più blasonate, i nomi più illustri possono sciogliersi come neve al sole. A conferma di ciò, ci sono i tanti scalpi illustri che sistematicamente in questi anni è riuscita a portarsi a casa: da quello dellex numero 1 WTA Ana Ivanovic, letteralmente umiliata con un doppio 6-0 e costretta ad uscire dal campo in lacrime (Montreal nel 2012); a quelli delle più potenti e fisiche Petra Kvitova e Jelena Jankovic; sino ad arrivare alle vere e proprie lezioni di tennis che spesso e volentieri ha impartito alla maga Agnieszka Radwanska.
Ma affinché lopera si completi, tutto deve funzionare nel migliore dei modi, lalchimia tra fisico, presenza mentale e fiducia deve essere assolutamente perfetta. Ed è proprio questultimo elemento, la fiducia, che a partire dallultima fase della passata stagione e per buona parte di quella appena conclusa sembra aver abbandonato Robertina. Roberta stessa al termine della partita di terzo turno degli US Open, vs Shuai Peng (4-6; 3-6), ha dichiarato: Con la fiducia dello scorso anno, probabilmente questa partita lavrei portata a casa.
Cerchiamo a questo punto di comprendere quando è iniziato questo periodo e quali sono state le cause scatenanti. Esaminando i risultati, diventa palese che il tutto ha avuto inizio a giugno 2013, quando Roberta si è trovata ad un passo dallingresso in top ten. Le pressioni di stampa e tifosi sono state effettivamente molto forti, ed evidentemente Roby ne ha risentito. Ad un certo punto l’obiettivo sembrava esser diventata una malattia, una zavorra insostenibile, che a lungo andare ha finito per divorarla.
La umana e comprensibile delusione, derivante poi, dal mancato raggiungimento del sogno, non hanno fatto che aggravare la situazione. Sono stati dunque, a mio avviso, questi due fattori a minare la sua fiducia e ad arrestare la sua scalata. Le lacrime al termine della prima vittoria stagionale, ad Indian Wells con la giovane promessa americana Madison Keys (6-3; 6-3), dopo una serie di 6 sconfitte al primo turno e un digiuno lungo 2 mesi, hanno un che di liberatorio. Così come liberatorio è stato il torneo di Bucarest in cui, battendo: Dulgheru (6-2;6-3; Soler Espinosa (3-6 6-2 6-1); Cetkovska (7-5 6-3) ; Kucova (6-1 6-3) è arriva in finale e si è arresa solo alla numero 3 del mondo Simona Halep (1-6; 3-6). Liberatori sono stati poi: il torneo di Istanbul in cui ha raggiunto la seconda finale stagionale e le sconfitte rifilate prima alla n°6 del mondo Agnieszka Radwanska ( 6-4 6-4) e poi alla n°14 Ekaterina Makarova (6-1 0-6 7-5) in quel di Pechino.
Durante la prossima stagione, per superare questo momento “no”, la Vinci dovrà solo ripartire da questi risultati e dalle certezze del doppio, in cui per la 60esima settimana insieme a Sara Errani, occupa la prima posizione della Ranking mondiale, ed in cui grazie alla storica vittoria a Wimbledon (mai nessun italiano aveva trionfato qui) è riuscita a completare il Career Grande Slam, avendo vinto almeno una volta tutti e quattro i tornei dello Slam.
Tutto il nostro sostegno a Roby, dunque, che a 31 anni è ancora qui a dimostrare che una ragazza di 1,64 m, con un fisico non da perfetta atleta, ma con una delicatezza e un talento fuori dal comune può ancora dire la sua all’interno del circuito monopolizzato dalle stangone. Siamo sicuri che raggiungerà nuovi grandi risultati, grazie al suo talento e la forza d’animo che la contraddistingue.