Con quella sua faccia da eterna ragazzina, sembra difficile che Alize Cornet possa aver battuto un colosso come Serena Williams. E invece ce l’ha fatta, qualche ora fa, al Dubai Duty Free Open. La francese, n. 26 del ranking, oggi si giocherà la sua quarta finale Wta, anche se la sua opera è stata facilitata da un match molto spento e falloso della vincitrice di diciassette prove slam, la quale era entrata in tabellone grazie a una Wild Card. Dopo aver messo in riga Halep (costretta al ritiro), Flipkens, Suarez Navarro e, appunto, Serena, la Cornet deve ora fronteggiare una Venus versione cannibale in questi giorni. Che farà di tutto per conquistare un titolo che non arriva da Lussemburgo 2012 e, perché no, vendicare la sorellina minore.
In una carriera di alti e bassi, ciò che ha sempre contraddistinto Alize Cornet è stato un carattere particolare, a volte un po’ schizofrenico. “Vorrei essere più calma” ha detto una volta Alize. “Certe volte non penso prima di parlare”. Solare come la sua Nizza, la ventiquattrenne Alize è stata sempre capace di cacciare tanta grinta quando necessario, anche a compensare un fisico che non la aiuta in quanto a potenza nel gioco.
Dall’altra però ci ha abituati a crolli psicologici, e talvolta pianti addolorati al termine di una sconfitta, come nel 2008, quando a Roma perse la finale contro Jelena Jankovic. Proprio il torneo di Roma ha fatto conoscere maggiormente Cornet al pubblico del tennis, e in particolare ovviamente a quello italiano. La tennista francese, appena diciottenne, infatti visse una settimana perfetta, partendo dalla qualificazioni e raggiungendo la finale (grazie anche al forfait di Serena Williams nei quarti), dopo aver battuto Dushevina, Schiavone, la allora numero quattro del mondo Kuznetsova, e in semifinale Chakvetadze.
Qualche settimana più tardi, nello stesso anno, vinse il suo primo torneo della carriera, a Budapest. Per ottenere il secondo titolo dovette aspettare il 2012, quando s’impose a Bad Gastein contro Yanina Wickmayer. Nadal è il giocatore che più ammira, perché “è un grande combattente”. Una dote che non manca neanche a lei. Seppur non dotata di grande potenza fisica disegna il campo con perfette geometrie da fondo, e intelligenza tattica. Negli Slam non è mai riuscita a raggiungere le fasi finali (il suo miglior risultato è un quarto turno agli Australian Open, nel 2009, negli altri non si è mai spinta oltre il terzo turno).
Spesso le italiane sono state la sua “bestia nera”. Così, a un passo dalla vittoria, nella sua prima finale di un Wta, la fermò Pennetta, ad Acapulco nel 2008, e Schiavone a Strasburgo nel 2012. Nel 2013 poi le ha sbarrato la strada Errani in semifinale ad Acapulco, la Vinci al quarto turno a Miami, Schiavone nei quarti a Marrakesh. Dopo una bruciante sconfitta al primo turno degli Internazionali d’Italia, Cornet è però riuscita a portare a casa il terzo titolo della sua carriera, proprio a Strasburgo. E oggi, contro l’altra sorella Williams, lotterà per il quarto.