Era il 6 febbraio del 2013 quando la giovane tennista ungherese, Ágnes Szávay ex numero 13 del mondo, dopo lennesimo ritiro per infortunio dichiarava: “E’ un momento sconvolgente per me. Dopo dieci anni ho deciso di fermarmi. Era già da molto tempo che pensavo di non giocare più. Questa idea è lentamente maturata nella mia testa. Il mio infortunio alla schiena non guarirà mai completamente”.
“Competere a livello professionistico con una vertebra rotta non è possibile. La mia famiglia e i miei amici mi sono stati vicini mentre io provavo di tutto per rimediare, ma sono stata costantemente costretta a fermarmi per il dolore. Arrivata a questo punto, ora, voglio solo essere sana e libera dal dolore. E ‘stata dura, ma devo molto a questo sport. Sono orgogliosa di quello che ho fatto, dei miei titoli e dei premi che ho vinto. E’ stata dura arrivarci ma devo essere felice per quello che ho ottenuto.
Con queste parole, la Szávay rendeva pubblica la decisione di rinunciare definitivamente al rischioso intervento chirurgico alla colonna vertebrale e di conseguenza alla sua carriera tennistica. A nostro modesto avviso, il mondo del tennis è così unico e speciale non solo per merito dei numeri uno, dei cosiddetti extraterrestri della racchetta, dei vari Federer, Nadal e Williams. A rendere speciale questo sport sono anche i tennisti con un talento più modesto, i tennisti più umani, quelli per intenderci, che a vederli giocare, con una racchetta in mano ti senti un po meno negata.
Questi ragazzi forse nella vita non sono stati baciati dal sacro fuoco del talento tennistico, o più semplicemente non hanno avuto la fortuna dalla loro, ma giorno dopo giorno ci hanno dato un insegnamento basilare: quello di non arrenderci mai, ci hanno mostrato quanto sia importante lottare fino allultimo istante, perché nella vita non c’è mai nulla di semplice o scontato. In alcuni casi questi “gregari” sono riusciti nell’impresa della vita, hanno sconvolto pronostici ed esperti battendo gli extraterrestri della racchetta e diventando per un giorno loro stessi i re e le regine nei templi del grande tennis. La Bartoli ne è un esempio recente.
E poi ci sono quelli colpiti dalla sfortuna, quelli che oltre alla fatica del circuito hanno dovuto subire e sopportare per anni infiniti guai fisici, infortuni continui che spesso e volentieri gli hanno impedito di giocarsi i match sul campo. Alcuni di questi hanno dovuto smettere con il tennis proprio al culmine della loro carriera. Un esempio vivente di questa categoria è l’ungherese Ágnes Szávay, che a 19 anni aveva raggiunto i quarti di finale agli Us Open, a 20 era era n. 13 del mondo e a soli 24 è stata costretta al ritiro. L’ex n1 d’Ungheria proprio quest’oggi di anni ne compie 26.
Agnes è stata si costretta al ritiro, ma nello stesso tempo possiamo dire che nella vita è una di quelle che ce l’ha fatta. Ce lha fatta perché per anni ha saputo lottare e vincere non solo contro l’avversaria di turno, ma anche e soprattutto contro un dolore cronico alla colonna vertebrale. Nonostante il fato le remasse palesemente contro, è riuscita a vincere 5 titoli Wta, a sconfiggere tenniste del calibro di Samantha Stosur, Nadia Petrova (allora n°8 al mondo) e Jelena Jankovi?, e a raggiungere il best ranking di n°13 al mondo.
Ma Agnes non ce l’ ha fatta solo per questo. Ce lha fatta anche e soprattutto per la grande dignità con cui, dopo anni di lotte, ha deciso, infine, di alzare bandiera bianca. Uscendo dal circuito non si è arresa, ha solo cambiato professione: a 24 anni si è reinventata coach ed ha aperto una sua accademia di tennis, trasferendo così il suo amore per questo sport anche alle nuove generazioni. Si è semplicemente inventata un modo alternativo per restare ancorata a quello che considera il suo mondo, ha trovato il modo per non lasciare quel rettangolo di gioco che a partire dall’età di 5 anni è sempre stato il suo porto sicuro.
Di tenniste come lei, come Venus Williams (che giorno dopo giorno lotta prima contro la malattia e poi contro le avversarie), o come Victoria Duval (che ha prima lottato e poi sconfitto il cancro), il mondo del tennis ha realmente bisogno. Tennisti così sono indispensabili per insegnare alle nuove generazioni che il nostro non è solo uno sport come tanti altri; il tennis è una grande allegoria della vita, giorno dopo giorno, storia dopo storia ci insegna a vivere, a lottare e a non arrenderci mai.
Con questo ricordo, Agnes, ti auguriamo un felice compleanno, che la vita ti possa risarcire di tutto il maltolto e che tu possa finalmente vivere libera da quel dolore di cui parlavi.