Che divertimento c’è nello sparare sulla croce rossa? Nessuno.
Stasera, però, ho questo compito ingrato, che mi trovo costretto a portare a termine per una sorta di timore reverenziale nei confronti dei piani alti della redazione, rea di punire i disobbedienti con torture fisiche e psicologiche di ogni sorta, quali, tra le più accreditate, la visione integrale di un documentario thailandese che narra, in cinque capitoli, le briose vicissitudini di un tennista amatore che per ore allena i fondamentali palleggiando contro un muro addobbato con dipinti di Lucio Fontana.
Detto ciò, parliamo dunque di Angelique Kerber.
L’ex numero 1 del mondo, traguardo conquistato con una stagione irripetibile di accosciate e dritti lungolinea tirati agli incroci, si trova, nel 2017, a dover pagare un conto salatissimo.
Al 17 Agosto, le statistiche della tedesca sono impietose. Di tutti i match giocati contro le prime trenta giocatrici della classifica, una sola vittoria, ottenuta tra l’altro a Monterrey con quella Suarez Navarro famosa al pubblico per aver un gioco tanto leggero e anacronistico (fuso ad un rovescio apollineo di rara caratura tecnica), quanto inefficace e perdente, parente diretto, volendo cercare una similitudine obbligata, del destino da eterno cigno bianco di Richard Gasquet.
Ultima sconfitta, in ordine di tempo, quella patita ieri per mano dell’affabile Makarova, cui è seguita una stretta di mano nella quale Angelique ha scelto di non guardare nemmeno l’avversaria negli occhi.
Per una volta, si può dire, la decisione è da sposare. Una russa scorretta, maleducata ed antisportiva, alla quale la Kerber ha risposto con esemplare professionalità.
In ogni caso, è arrivata una nuova batosta, la diciassettesima quest’anno a fronte di soli venticinque successi.
Durante le innumerevoli settimane in cui la bionda Angy è stata al comando delle classifiche, si è parlato, ed io stesso l’ho fatto, di quanto doloroso fosse assistere al dominio di una tennista incapace di generare gioco proprio ma eccelsa nello sfinire le avversarie e prenderle per disperazione.
Guardando, però, la situazione attuale, una certezza prende spazio nella mia mente.
Nessuna donna, al momento, è in grado di occupare la prima posizione.
Non la Pliskova, che abusivamente la detiene. Non la Halep, incapace di combattere la paura della vittoria che da sempre la attanaglia. Non la Kerber, perché sinceramente impresentabile da sei mesi a questa parte. Non la Wozniacki e nemmeno la Svitolina.
Visto lo stato in cui ci troviamo, il numero 1 dovrebbe essere congelato fino all’arrivo di una degna rappresentante.
Avremmo la Radwanska, a dir la verità, ma una dose di talento in più le è stata beffardamente donata da un destino consapevole di quanto, nel tennis femminile, meno cose si è capaci di fare e più vittorie si ottengono in carriera.
Alcuni cercano la nuova Navratilova.
Io, umilissimo opinionista, mi accontenterei anche di una Mandlikova.