Il mondo del tennis professionistico sta attraversando nell’ultimo periodo una fase di profonda incertezza. Da un lato, le tensioni tra l’ATP, la WTA e i quattro tornei dello Slam stanno frenando un progetto di riforma destinato a ristrutturare l’intero circuito. Dall’altro, la Professional Tennis Players Association (PTPA), fondata da Novak Djokovic, ha lanciato un’azione legale contro le principali istituzioni tennistiche, accusandole di operare come un “cartello” che soffoca la crescita dei giocatori e limita le opportunità economiche.
Un progetto di riforma in stallo
Secondo il New York Times, negli ultimi mesi, ATP e WTA hanno lavorato a un piano ambizioso per razionalizzare il calendario, aumentare i compensi per i giocatori e rendere il tennis più attraente per sponsor e media. La proposta prevede quattro tornei dello Slam, dieci eventi combined di alto livello (ATP e WTA 1000), oltre a una riduzione del numero di tornei di livello inferiore. Un punto centrale della riforma è l’unificazione della gestione economica, con un solo organismo responsabile della vendita dei diritti media e della redistribuzione delle risorse.
Nonostante ciò, i tornei del Grande Slam hanno risposto con una netta bocciatura. In una lettera inviata ai vertici di ATP e WTA, gli organizzatori di Wimbledon, US Open, Roland Garros e Australian Open hanno dichiarato che la proposta “non affronta adeguatamente le questioni essenziali” e non garantisce quella semplificazione del calendario che considerano prioritaria. Il loro obiettivo sarebbe una stagione ancora più ristretta, con meno tornei e una off-season più lunga, idealmente di otto settimane.
Il vero nodo dello scontro, però, sembra essere la governance. Il nuovo modello proposto assegna agli Slam tre seggi nel consiglio direttivo, un numero ritenuto insufficiente dai quattro Major, che pretendono un ruolo più centrale nelle decisioni strategiche.
L’azione legale della PTPA e le sue conseguenze
Mentre ATP e WTA cercano di trovare un compromesso con i tornei dello Slam, la PTPA ha scelto di seguire una strada ben più aggressiva. Il sindacato dei giocatori, co-fondato da Djokovic, ha presentato una causa antitrust contro ATP, WTA, ITF e l’agenzia che regola l’integrità del tennis (ITIA), accusandole di monopolizzare il settore e limitare le possibilità di crescita dei tennisti. Nel documento depositato a New York, Londra e Bruxelles, la PTPA denuncia un sistema che penalizza i giocatori, restringe la concorrenza e limita la distribuzione dei profitti.
Djokovic ha ammesso che il tono della denuncia potrebbe essere stato “esagerato”, ma ha ribadito che l’obiettivo è ottenere una maggiore equità economica e correggere le storture di un sistema che da anni crea malcontento tra gli atleti. L’iniziativa, però, rischia di produrre effetti controproducenti: ATP e WTA, essendo enti senza fini di lucro, dovranno ora sostenere costi legali enormi, sottraendo risorse che altrimenti sarebbero state destinate ai premi in denaro dei tornei.
Un futuro sempre più incerto
Le divergenze tra ATP, WTA e i tornei dello Slam, unite all’azione legale della PTPA, stanno rendendo il futuro del tennis sempre più nebuloso. Mentre i dirigenti discutono, i giocatori restano in attesa di risposte concrete. La necessità di una stagione più equilibrata, di compensi più equi e di una gestione più efficiente è evidente a tutti. Resta da vedere se il tennis riuscirà a trovare una soluzione condivisa o se il conflitto in corso si trasformerà in una frattura insanabile.