Trovare un aggettivo per descrivere la carriera di Caroline Wozniacki è quasi impossibile. La sua vita è stata un susseguirsi di altissimi, bassi, bassissimi, alti, altissimi e di nuovo bassi fino al momento dell’addio definitivo al tennis.
Diventare numero uno al mondo ad appena 20 anni e rimanere in cima alla classifica per ben 71 settimane è una vera e propria impresa, ma questo non è bastato ad esentarla dalle critiche per non aver mai vinto uno slam, almeno fino al 2018.
È vero, soprattutto una decina di anni fa non accadeva spesso di vedere la prima giocatrice del mondo senza uno slam in bacheca: è successo in passato a Jelena Jankovic e a Dinara Safina, così come a Clijsters e Mauresmo, che hanno vinto slam solo dopo essere diventate numero uno, ma quasi nessuna ha ricevuto lo stesso numero di critiche di Caroline.
Sebbene abbia soli ventinove anni, la carriera della Wozniacki ha conosciuto tante fasi diverse, alcune anche parecchio lunghe, sia positive che negative, ma è sempre riuscita a risalire e a non darsi per vinta. Dopo aver praticamente sfiorato il baratro e raggiunto l’apice della sua carriera nel corso dello stesso torneo durante gli Australian Open 2018, le sue prestazioni sono calate di intensità (soprattutto) a causa dell’artrite reumatoide, una malattia autoimmune che le causa problemi non da poco.
Ma procediamo per ordine: l’esplosione definitiva arriva addirittura dieci anni fa, quando aveva appena 19 anni. Raggiunge la sua prima finale slam agli US Open e diventa numero uno al mondo alla fine del 2010, posto in classifica che non abbandonerà fino al mese di gennaio 2012. Nel biennio 2012-2013 non riesce a ripetere i successi degli anni precedenti ma si mantiene stabile in top 10.
Il 2014 è l’anno della svolta sotto vari punti di vista: da quello tennistico, scende alla diciottesima posizione ma riesce a recuperare grazie a degli ottimi risultati nella seconda metà della stagione; da quello personale, invece, il suo equilibrio mentale viene messo a dura prova da Rory McIlroy. I due avevano ormai ufficializzato il matrimonio ed erano già passati all’organizzazione della cerimonia, quando il golfista britannico la lascia tramite SMS.
Nonostante la notizia tutt’altro che felice, Caroline Wozniacki riesce a ripartire alla grande da quel momento che avrebbe potuto rovinarle un’intera stagione.
Dopo essere risalita fino alla quarta posizione, non riesce a difendere i punti accumulati l’anno prima e precipita nel ranking fino al diciassettesimo posto: è solo l’inizio di una lunga crisi che la vedrà sprofondare addirittura al numero 74. Iniziano a girare voci di ritiro che non vengono smentite né dalla stessa Wozniacki né dal padre-coach Piotr.
Nel momento di crisi più profonda arriva finalmente la semifinale agli US Open 2016 che le ridà la speranza di poter tornare ad alti livelli e rientra in top 30. Ricomincia così la scalata al ranking, che la rivedrà sul podio già a fine 2017 grazie alla vittoria del Masters di Singapore. La danese torna in campo nel 2018 con la stessa grinta e convinzione e raggiunge la finale ad Auckland prima di raggiungere il punto più alto della sua carriera.
A Melbourne supera senza problemi Mihaela Buzarnescu ma si trova in estrema difficoltà contro Jana Fett al secondo turno, a cui annulla un match point prima di vincere. E come era già successo ad Angelique Kerber nel 2016, la quale aveva annullato un match point a Misaki Doi prima di vincere lo slam, Wozniacki fa lo stesso: dopo essersi trovata ad un passo dall’eliminazione, sfrutta l’energia positiva per raggiungere la tanto ambita vittoria slam in una splendida finale contro Simona Halep, ritornando anche al vertice del ranking WTA.
Da quel momento in poi gli acuti saranno davvero pochi. Nel corso del 2018 vince solamente Eastbourne e Pechino a fronte di tantissime sconfitte inaspettate. Nel 2019 viene eliminata al terzo turno da Maria Sharapova agli Australian Open e inizia il suo rapido crollo in classifica. Nel frattempo arriva anche la diagnosi dell’artrite reumatoide, una malattia autoimmune che le provoca forti dolori alle articolazioni e che le impediscono di esprimersi al suo solito livello. Per una giocatrice che ha fatto della resistenza fisica e della rapidità il suo punto forte, si tratta di una limitazione non da poco.
In questa stagione, infatti, ha giocato molto meno rispetto agli altri anni e ha incassato ben quindici sconfitte a fronte di sole venti vittorie. L’unico risultato degno di nota è arrivato a fine anno con la semifinale a Pechino, ma che non le ha comunque impedito di prendere una decisione drastica riguardo il futuro.
Il ritiro di Caroline sorprende soprattutto per l’età che le permetterebbe, almeno sulla carta, di esprimersi ad alti livelli per un altro paio di anni. In realtà, in questo caso l’età anagrafica conta ben poco: Wozniacki gioca da dieci anni a livelli altissimi ed è entrata nel circolo delle big da giovane. Non tutte hanno la stessa longevità delle sorelle Williams e in questo è d’obbligo prendere in considerazione lo stile di gioco molto più logorante. Non è un caso che anche Agnieszka Radwanska, dal gioco estremamente dispendioso, abbia preso la stessa decisione dell’amica Caroline.
Auckland e Melbourne saranno gli ultimi due tornei di Caroline Wozniacki. Il suo ritiro si aggiunge ad un una serie di addii che segnano la fine di un’era: Jankovic (anche se non ufficialmente), Radwanska, Ivanovic, Schiavone, Vinci, Cibulkova, Safarova, Suarez Navarro a fine 2020.
La nuova generazione probabilmente non ci farà sentire troppo la mancanza di queste grandi giocatrici, ma anche i non tifosi non potranno ripensare a questi anni senza un pizzico di nostalgia.
Grazie Caroline per le emozioni che, nel bene o nel male, ci hai fatto vivere, per tutte le polemiche con i giudici di sedia e per le discussioni accese con papà Piotr in campo. Tra poco inizierà un nuovo capitolo nella vita della danese, che vuole costruire una famiglia con il marito David Lee.
E noi non possiamo che augurarle il meglio. Auguri Caroline!