Caroline Wozniacki rivive le sensazioni del rientro nel circuito ai massimi livelli

Caroline Wozniacki rientra dopo quasi 4 anni nel circuito WTA. Puó tornare a competere ai massimi livelli?

“Un sogno che diventa realtà” è ció che scriveva Caroline Wozniacki nel 2018 alla fine della sua cavalcata in Australia. “Che cammino che è stato” così lo definisce la campionessa danese l’Australian Open che l’ha resa per la prima volta vincitrice Slam e per la seconda volta in carriera numero 1 al mondo. La chiamavano “Miss Sunshine”, e così l’ha chiamata anche Tennis Canada nella sua celebrazione social della vittoria contro Kimberly Birrell. Caroline Wozniacki, capelli biondissimi, occhi azzurri e unghie con lo smalto verde acquamarina in tinta con il suo abito da gioco – un tocco di eleganza degno di Chris Evert – ha ripreso a competere da dove aveva lasciato; impossibile da dimenticare quella giornata di gennaio all’Australian Open 2020, prima che il mondo diventasse testimone della pandemia da Covid 19, quando sconfitta al terzo turno da Ons Jabeur nel suo ultimo match ufficiale disse: “Direi che è emblematico che la mia carriera si sia chiusa su un errore di dritto”.

A distanza di 3 anni e 8 mesi la tennista di Odense rientra nel circuito WTA e lo fa proprio durante il torneo 1000 di Montréal, regalandosi e regalando al pubblico una splendida vittoria in 2 set al primo turno. “È un po’ come andare in bicicletta; vincere da mamma è diverso” afferma ai microfoni on court post match. “Sono felice anche solamente se i miei figli vogliono guardarmi giocare”. Così si esprime Wozniacki, spiegando quanto la vita familiare e le 2 gravidanze avute le abbiano fatto cambiare priorità nella vita, motivo per il quale abbia deciso di rientrare adesso a competere ai massimi livelli. Effettivamente, la tennista danese sorprende per il tennis portato in campo e per la grinta dimostrata; è vero che è impossibile dimenticare come si giochi e che sia un po’ come andare in bicicletta, ma ci sono sicuramente molte differenze tra il ricominciare a competere ai massimi livelli e rientrare subendo anche il gioco di un circuito che durante la sua assenza è continuato, si è evoluto ed è cambiato. Contro Kimberly Birell, sua avversaria di primo turno al WTA 1000 di Montréal, per Caroline è stato un gioco da ragazzi, una vittoria che le ha dato la carica e la speranza, confermandole che ha ancora tanto da dare al mondo sportivo che l’ha cresciuta. È la realtà a interrompere – fino al prossimo torneo – il sogno, suo e dei fans di un magico rientro; Vondrousova, n. 9 del seeding e sua avversaria di secondo turno mette fine al sogno. La vincitrice di Wimbledon è una giocatrice con molta più esperienza rispetto a Birell e la differenza tra le due si vede. Anche Wozniacki comprende di essere pronta a rivivere le sensazioni che si provano turno dopo turno, ma che un rientro ottimale ha bisogno sì di vittorie, ma anche di sconfitte ed è proprio per questi motivi che l’ex numero 1 del mondo lascia il campo con il sorriso, felice del percorso – anche se breve – fatto in Canada, ma soprattutto di aver capito che si merita ancora di diritto uno spazio ai massimi livelli.

Ha dovuto saper tenere a bada le emozioni Caroline Wozniacki: “Non sapevo davvero cosa aspettarmi, non avevo giocato una partita in più di tre anni. Avevo in testa di dover fare questo e quell’altro, ma alla fine era impossibile per me prevedere come mi sarei sentita dopo tanto tempo lontana dalle competizioni. Quello a cui ho dovuto fare particolare attenzione è stato non demoralizzarmi troppo dopo aver commesso un errore, e non eccitarmi troppo dopo aver giocato un bel colpo inaspettato”.

Come accennato prima, è difficile riadattarsi alla competizione e ai match ufficiali e nell’intervista post primo match, Courtney Nguyen ha dedicato una domanda all’argomento: Ora non ci sono più i giudici di linea, si può parlare legalmente con il proprio coach. Come ti trovi in questa nuova situazione?” Wozniacki ha risposto prontamente: Onestamente la cosa che più mi ha creato inconvenienti è stato l’asciugamano, mi dimenticavo sempre di andarlo a prendere prima di andare al cambio di campo. Poi ho deciso di lasciarlo là e di usarne un altro durante la pausa. Per quel che riguarda gli altri cambiamenti, mi piace molto il sistema di chiamata elettronico, non ci sono più discussioni ora. E per quel che riguarda la possibilità di parlare con il coach… non credo mio papà abbia parlato molto, sono solamente andata da lui una volta durante il toilet break. Non so, magari tra qualche match avrò un’opinione diversa”.

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