Chiarezza sulla vicenda doping di Sara Errani

Lunedì 11 giugno il TAS ha finalmente reso noto il destino tennistico di Sara Errani, ma ciò che si è letto e sentito in televisione e nei giornali si è rivelato spesso errato. Per non dimenticare nessun dettaglio della vicenda, ripartiamo dalla prima squalifica.

Il 16 febbraio 2017 è stato effettuato un test antidoping a Sara Errani, che proprio in quei giorni si trovava con la sua famiglia in Emilia Romagna a causa di un infortunio subito in Fed Cup. Dopo due mesi, il 18 aprile 2017, l’azzurra è stata avvisata dall’ITF di essere stata trovata positiva al letrozolo. Errani, evidentemente in buona fede, ha deciso di non fermarsi immediatamente ma di continuare a giocare, avviando però un primo processo.
L’udienza si è svolta il 19 luglio 2017, ma la decisione è stata emanata il 3 agosto: stop di 2 mesi fino al 3 ottobre.

COS’È IL LETROZOLO? – La sostanza assunta dalla romagnola è il letrozolo. Tale sostanza si trova nelle pillole di Femara che la madre di Sara assume a causa di un tumore avuto alcuni anni fa. La funzione del letrozolo è quella di ridurre la quantità di estrogeni attraverso il blocco di un enzima, l’aromatasi. È fondamentale sottolineare che questo farmaco deve essere assunto solamente da donne in menopausa. Gli effetti collaterali, almeno quelli più comuni, sono nausea, dolore muscolare e articolare, affaticamento e vampate di calore.

Considerando la funzione del letrozolo, non servirà una laurea in Scienze Farmaceutiche per capire gli effetti devastanti che esso avrebbe su una ragazza di soli 30 anni: gli estrogeni sono fondamentali per l’organismo femminile, e tra le varie conseguenze troviamo anche l’irregolarità del ciclo mestruale e l’impossibilità di portare avanti una gravidanza.
Insomma, appare difficile che Sara Errani abbia deciso volontariamente di farsi del male con un farmaco simile, dato che non è nemmeno utile a coprire eventuali sostanze dopanti presenti nel corpo.

LA SQUALIFICA – La squalifica effettiva è andata dal 3 agosto fino al 3 ottobre, ma all’azzurra sono stati sottratti tutti i punti e i soldi guadagnati tra il 16 febbraio e il 7 giugno, data del test successivo in cui risultava già negativa. Partendo dalla 280esima posizione del ranking, Errani è tornata in top 100 in quasi 8 mesi. Ma non è finita qua, perché l’Agenzia Nazionale Anti Doping (NADO), ritenendo troppo breve la squalifica di due mesi, ha fatto ricorso al TAS di Losanna e ha chiesto un inasprimento della pena. Allo stesso modo, la Errani ha fatto ricorso chiedendo indietro i punti e i soldi ottenuti in quell’arco di tempo. L’udienza si è svolta il 9 novembre 2017, ma prima di ricevere la sentenza definitiva sono passati ben 7 mesi. Sette mesi di ansia e angoscia per Sara Errani, che per ben 8 (otto) volte ha dovuto accettare il rinvio dell’uscita della decisione. 

LA SENTENZA DEL TAS – Arriviamo così all’8 giugno 2018, giorno in cui la tennista italiana ha ricevuto finalmente l’esito della sentenza. Come un fulmine al ciel sereno, arrivano altri 8 mesi di squalifica, per un totale di 10 mesi. Il TAS di Losanna ha accettato il ricorso della NADO mentre ha rifiutato quello della Errani. Viene confermata l’assunzione involontaria del letrozolo, ma viene aumentato il grado di colpa.
Di questi 10 mesi complessivi di squalifica, due sono già stati scontati da agosto a ottobre 2017. I successivi 8, invece, dovrebbero invece iniziare proprio dall’8 giugno fino all’8 febbraio 2019. La giocatrice, però, NON perderebbe i punti guadagnati da ottobre a giugno, dunque al suo ritorno in campo avrebbe un ranking che si aggira attorno alla 150esima posizione. 

Sara Errani
Sara Errani

Alla decisione del TAS si aggiungono però alcuni dettagli segnalati da Il Tennis Italiano: la squalifica di 8 mesi fino a febbraio sembra andare contro il regolamento del Tennis Antidoping Program (articolo 10.10.3 di pagina 56-57). La squalifica può essere retrodatata ad ottobre, ma il giocatore deve comunque scontare almeno la metà della pena. In questo caso, Sara potrebbe scontare solamente altri tre mesi di squalifica che si aggiungono ai due mesi del 2017. 
Inoltre, il regolamento prevede che in caso di ritardi nella pubblicazione della sentenza, la squalifica può essere interamente retrodatata. In questa circostanza, Sara Errani perderebbe tutti i punti guadagnati negli ultimi mesi ma potrebbe tornare in campo subito.

La romagnola, molto probabilmente, farà ricorso al Tribunale Federale Svizzero, che nel giro di due settimane deciderà se sospendere la squalifica in attesa della sentenza. I tempi di attesa vanno dai 3 ai 5 mesi, ma nel giro di pochi giorni dovremmo scoprire se Sara nel frattempo potrà tornare a giocare. 
Gli scenari che potrebbero aprirsi sono 4: è possibile che Errani possa giocare in attesa della sentenza definitiva; che non possa giocare e che debba attendere la sentenza definitiva; che non possa giocare ma che poi la squalifica venga retrodatata, scontando una pena che non doveva scontare; oppure ancora, potrebbe accadere che Errani non possa giocare e che poi il Tribunale Federale Svizzero confermi la squalifica. In questo caso, la squalifica non terminerebbe a febbraio ma dopo ancora. (FONTE: Il Tennis Italiano )

Se dovesse verificarsi l’ultima ipotesi, sarebbe molto probabile non rivedere più in campo la bolognese. Come lei stessa ha già dichiarato attraverso un comunicato sui social, sarà difficile trovare la forza e la voglia di rigiocare a tennis. A 31 anni, dopo mesi e mesi di stop, dopo una squalifica che nel complesso potrebbe superare i 24 mesi, sarebbe difficile ricominciare anche per una grande lottatrice come Sara. 

Ciò che è certo è l’accanimento contro Sara Errani. Sin dall’inizio, le accuse della NADO sono apparse spesso infondate: i riferimenti al dottore spagnolo Del Moral (radiato dall’ITF e accusato di essere responsabile del doping di Lance Armstrong) sono fuori luogo. Il medico spagnolo risiede a Valencia, proprio come Errani, che si allena lì da anni presso l’Accademia di Pablo Lozano. La romagnola doveva effettuare un esame cardiaco e si è rivolta a Del Moral, ma non ha mai avuto altri rapporti né altro. A quanto pare, aver gettato fango sul passato di Sara è servito ad aumentare la sua pena.
I dati, però, a differenza delle voci, parlano chiaro: prima del 16 febbraio 2017 Sara non ha mai fallito nessuno degli 83 test antidoping, anzi, si è sempre battuta contro.

C’è un fatto che lascia davvero interdetti: secondo NADO, Sara Errani avrebbe sfruttato la malattia della madre per assumere a sua volta il Femara, contenente letrozolo. Il tutto per migliorare le sue prestazioni, ovviamente. Dinnanzi ad accuse del genere, che colpiscono direttamente la persona prima che l’atleta, c’è davvero poco da commentare.

[embedcontent src=”twitter” url=”http://twitter.com/SaraErrani/status/1006186292416319489?s=19″]

Exit mobile version