Circuito Wta, tenniste in crisi e dove trovarle

Sloane Stephens, Jelena Ostapenko, Daria Kasatkina, Caroline Wozniacki e altri grandi atlete hanno mostrato nelle scorse stagioni di meritare un posto nel tennis che conta, ma sembrano aver spento l’interruttore in questo avvio di 2019. Riusciranno a tornare prossimamente?

Che il tennis femminile di questi anni sia una giostra con atlete che salgono e scendono di continuo non è certo una novità, ma alcune di queste non stanno più trovando il bandolo della matassa. Campionesse Slam demotivate, ex top 10 senza fiducia nei propri colpi, la crisi non risparmia nessuno.

Sloane Stephens ha stupito tutti quando, nel 2017, è rientrata dopo mesi di stop per infortunio e nel giro di poche settimane si è trovata a sollevare il suo primo trofeo dello Slam a New York. Il 2018 non è stato segnato dalla continuità ma i grandi risultati non sono mancati: la vittoria nel Mandatory di Miami, la finale al Roland Garros – segno di quanto la statunitense possa fare bene anche sul lento -, i quarti a Flushing Meadows e la finale alle WTA Finals di Singapore. Arrivava in Australia come una delle principali candidate al vacillante trono di Simona Halep, ma Sloane è sembrata ben lontana dalla sua forma migliore. Ad inizio anno sono arrivate le sconfitte con Konta, Putintseva e con Pavlyuchenkova agli ottavi di finale a Melbourne, sprecando così l’occasione di arrivare al vertice, occasione che ha invece sfruttato Naomi Osaka, ancora oggi in cima al ranking. La situazione però è destinata a peggiorare ulteriormente: ad Acapulco supera Parmentier ma esce di scena con la brasiliana Haddad Maia in due set, apparendo ancora lenta e incapace di tenere alta l’intensità per l’intero match. Dotata di una facilità di gioco rara, supportata da un fisico muscoloso ma al contempo agile, sono davvero pochi gli aspetti tecnici criticabili. Neanche l’aria di casa è riuscita a darle una mano, visto che ad Indian Wells ha raccolto appena tre games con Voegele mentre a Miami ha battuto Jabeur per poi cedere nettamente a Tatjana Maria. Un duro colpo anche in termini di ranking, passando da possibile numero 1 a top10 a rischio. Al momento al numero 8 della classifica – ma numero 35 della race -, dietro di lei Sabalenka, Serena Williams e Barty fremono per prendere il suo posto, non avendo grandi cambiali all’orizzonte. Per Stephens è necessario dare segnali di ripresa durante i tornei di preparazione al Roland Garros, dove rischia di allontanarsi definitivamente dal gruppetto delle top players, quelle che sono riuscite a creare distacco in termini di ranking, gruppetto a cui appartiene da diversi mesi ormai. B186413E-40B4-4146-A537-98D819CBC895

Anche Jelena Ostapenko era stata una vera sorpresa nel 2017, lei che a 20 anni appena compiuti e da numero 47 del mondo aveva superato in lotte di altissimo livello Wozniacki, Bacsinszky e Halep, diventando la campionessa del Roland Garros. Un exploit confermato poche settimane dopo a Wimbledon, dove aveva raggiunto i quarti di finale, fino ad entrare in top10 a settembre. Il 2018 è stato deludente, con la finale a Miami e la semifinale a Wimbledon unici alti in una stagione di quasi solo bassi, e il momento difficile sembra non volersi fermare. Uscita a maggio dalla top10, nella seconda parte di stagione ha raccolto una manciata di vittorie e ha rinunciato anche al Master di Zhuhai in favore di un periodo più lungo di stop e preparazione. In quel Roland Garros che l’aveva lanciata nell’élite del tennis, ciò che più aveva impressionato di Ostapenko era la capacità di generare vincenti in grandi quantità con qualsiasi colpo. Nonostante una seconda di servizio aggredibile, la lettone si è dimostrata competitiva su qualsiasi tipo di superficie, ma le capita troppo spesso di avere in sè stessa un’avversaria troppo difficile da battere: errori in sequenza, scelte tattiche insensate e doppi falli – insomma, una sorta di azione autodistruttiva che la porta a perdere match ampiamente alla sua portata. La sua astinenza dalla vittoria è iniziata nel torneo di Seoul a fine 2018, dove difendeva il titolo, quando Qiang Wang non le ha lasciato neanche un game, chiudendo con un doppio 6-0; da lì la lettone ha perso da Kucova – ultimo match del 2018 -, Niculescu, Barty e Sakkari, finendo la trasferta australiana senza vittorie. A San Pietroburgo ha superato Mladenovic in un match a dir poco rocambolesco – 6-1 0-6 6-0 lo score – per poi perdere con Pavlyuchenkova, mentre a Doha ha vinto il primo turno con Buzarnescu e perso il secondo con Svitolina. Uscita al primo turno con Brady a Dubai, sia a Indian Wells che a Miami ha perso da Marketa Vondrousova, che ha ripreso la sua scalata ai vertici dopo qualche mese complicato. Il bilancio di Ostapenko al momento è di 3 vittorie e 8 sconfitte e, non avendo difeso la finale a Miami del 2018, si è trovata catapultata persino fuori dalle prime 30 del mondo. Attualmente numero 87 della race, c’è addirittura il rischio di non essere testa di serie a Parigi, il torneo a cui è più affezionata e che potrebbe essere l’occasione giusta per provare a rilanciarsi.

Situazione molto simile per la coetanea russa Daria Kasatkina, che nel 2018 aveva mostrato continui progressi fino all’entrata nelle prime 10 del mondo. Autrice di un tennis vario e creativo, Kasatkina recupera con la grande atleticità il deficit di potenza di alcuni colpi, seconda di servizio in particolare. Sono state proprio la sua creatività e la sua intelligenza a permetterle di scalare il ranking, mandando fuori giri alcune delle migliori giocatrici al mondo: Wozniacki, Muguruza, Barty, Kerber, Stephens, Venus Williams, sono solo i nomi più importanti che compaiono tra le avversarie sconfitte nell’anno passato. Finali a Dubai e a Indian Wells – suo risultato migliore finora -, quarti di finale a Madrid, Roland Garros e Wimbledon, il suo 2018 era terminato con il titolo davanti al pubblico di casa a Mosca e l’ingresso in top10. Sebbene priva di grandi acuti, la scorsa stagione è stata di gran lunga la migliore della sua carriera e sembravano esserci i presupposti per tenere almeno quel livello, se non migliorarlo. A inizio 2019 Kasatkina perde invece con Birell, Sasnovich e Bacsinszky – strappando un set solo alla prima -, sfrutta a san Pietroburgo il ritiro di Sharapova ma perde poi con Zvonareva, e arriva così in Medioriente senza aver ancora vinto un match. A Dubai si salva in qualche modo contro la coetanea Magdalena Frech, priva di esperienza nei grandi tornei, ma cede a Sofia Kenin. La crisi prosegue anche nei Premier Mandatory americani, raccogliendo 3 games contro Vondrousova ad Indian Wells e 4 games contro Venus Williams a Miami, arrivando così ad un bilancio di 1 vittoria e 7 sconfitte in stagione. Nella race si trova all’85esimo posto, essenzialmente grazie al ritiro di Sharapova a San Pietroburgo che le ha permesso di raccogliere i punti dei quarti di finale senza aver ancora messo piede in campo, mentre in classifica è uscita dalle prima 20 e nelle prossime settimane avrà cambiali non da poco che potrebbero mettere a rischio la testa di serie a Wimbledon. Urge trovare un coach che riesca a ridarle fiducia e far sì che torni a sorridere in campo, perché pare non divertirsi come negli anni passati.Daria-Kasatkina

Merita una parentesi anche la situazione di Caroline Wozniacki, numero 1 del mondo poco più di 12 mesi fa, subito dopo aver vinto il suo primo – ed unico – titolo Slam. Dopo mesi complicati, segnati da quella che verrà poi diagnosticata come artrite reumatoide – come annuncerà la stessa Wozniacki alle WTA Finals -, la danese era riuscita a vincere il Premier Mandatory di Pechino, dimostrando di poter ancora competere con le migliori al mondo. Nel 2019 sono arrivate però brutte sconfitte, come quella con Andreescu – che si potrebbe dire abbia usato proprio quella vittoria come trampolino per arrivare dove è oggi – e Alexandrova ad Indian Wells. Wozniacki ha anche saltato completamente la trasferta in Medioriente, probabilmente nell’ottica di preservare la condizione fisica per tornei più importanti. A Miami ha ceduto ad un’ottima Hsieh lottando, ma con l’arrivo della superficie che meno sa interpretare, la terra, il rischio è di non sentir parlare di lei almeno fino ai tornei su erba. Numero 13 del ranking e 53 della race, i 1000 punti di Pechino le permetetteranno di restare probabilmente nelle prime 20 per tutto l’anno, ma per un’ex numero 1 nella fase finale della carriera, questo potrebbe non essere sufficiente per aver voglia di giocare un altro anno. CarolineWozniackiWimbledon-589221

Oltre a chi non vince perché in pessima forma tennisticamente parlando, c’è anche chi non vince – o non gioca proprio – a causa degli infortuni. È il caso di Serena Williams, che in questo 2019 ha partecipato a 3 tornei ed è riuscita ad arrivare alla fine solo in uno, a Melbourne, facendosi rimontare un vantaggio di 5-1 nel set decisivo contro Pliskova. Ad Indian Wells a fermarla contro Muguruza è stato un virus, mentre a Miami non è nemmeno scesa in campo contro Wang per un problema al ginocchio, probabilmente avvertito durante il complicato match d’esordio contro Peterson. L’americana ha già fatto sapere che rientrerà a Roma, unico torneo di preparazione al Roland Garros, dove ha già trionfato 4 volte. Che la sua programmazione sarebbe stata stringata già si sapeva, ma se si aggiungono anche i problemi fisici il rischio è di vederla in campo davvero una manciata di volte. Altra grande infortunata è Maria Sharapova, ferma dal torneo di San Pietroburgo a causa dell’ennesimo problema alla spalla, che l’ha costretta ad un intervento. Il rientro non è stato ancora annunciato ma potrebbe avvenire durante uno dei tornei sul rosso a maggio, magari proprio Roma. Peccato perché la russa sembrava in discreto stato di forma a Melbourne, dove ha raggiunto gli ottavi di finale battendo in una grande lotta al terzo turno Caroline Wozniacki. Un’altra giocatrice martoriata dagli infortuni è la nostra Camila Giorgi, anche lei oltre l’80esima posizione nella race. Il suo 2019 è iniziato in modo positivo, non ha trovato acuti ma ha perso sempre e solo da top10, sconfitte più che accettabili. A Sydney ha ceduto a Kerber, agli Australian Open ha battuto Jakupovic e Swiatek prima di perdere in tre set dalla futura semifinalista Pliskova e a Doha ha trovato al primo turno Bertens, con cui ha lottato ad armi pari fino alla fine. Già durante questo match ha però avvertito un problema al polso che l’ha costretta ad uno stop, saltando gli importanti tornei di Dubai e Indian Wells, ma che non sembra essere scomparso del tutto. A Miami ha ceduto a Tatjana Maria, prima grave sconfitta dell’anno, e si è già cancellata dal torneo di Charleston. Viste le grandi cambiali future, sarebbe un peccato dovesse rimanere fuori nelle prossime settimane. A queste giocatrici si aggiungono anche le sfortunate Cici Bellis e Ana Konjuh, fuori dal circuito ormai da diverso tempo, che speriamo possano tornare il prima possibile in campo.

A concludere il quadro delle giocatrici meno in forma di questo 2019 ci sono Ons Jabeur, finalista nel Premier di Mosca a fine 2018 e ora numero 100 della race, Dominika Cibulkova, che nel 2019 ha vinto solo un match contro Arruabarrena e si trova al 160 della race, Andrea Petkovic, anche lei uscita vincente da un solo match nei main draw, Daria Gavrilova, che prima di Indian Wells non aveva vinto alcun match, Mihaela Buzarnescu, anche per lei una sola vittoria in stagione e la posizione 210 nella race, Olga Danilovic, ben lontana dal livello mostrato a tratti nel 2018, e per finire con una nota azzurra Deborah Chiesa, rientrata a febbraio nel circuito, ma che non vince una partita da ottobre, quando superò la giovanissima Federica Rossi a Santa Margherita di Pula. Le false partenze possono capitare, che siano per infortuni o per mancanza di forma e fiducia, e per ritrovare sensazioni positive servono tempo e partite, augurando a tutte queste giocatrici che possa accadere il prima possibile.

Deborah Chiesa
Deborah Chiesa
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