Daniela Hantuchova, da anni chiamata La Divina per la grazia e l’eleganza che la contraddistinguono sul campo, è da ormai un anno esatto che non sta conoscendo il momento più roseo della propria carriera, per usare un eufemismo.
Ormai ben oltre la centesima posizione del ranking mondiale, in seguito ad un infortunio che ha minato la buona riuscita dei suoi risultati già dalla scorsa estate, alla sconfitta agli Australian Open e alla mancata difesa del titolo di Pattaya, la slovacca ha ora trentadue anni e ritrovare il ritmo della vittoria sembra essere difficile.
In molti recentemente, in maniera alquanto indiscreta, si sono aspettati un qualche pensiero di ritiro da parte della giocatrice, ma invano. Poche settimane fa Hantuchova ha rilasciato un’intervista alla sezione Aktuality del sito slovacco Šport.sk, nella quale non parla solamente della propria condizione fisica, degli allenamenti e dei prossimi obiettivi, ma anche di cosa sia diventato ora il tennis femminile; Daniela non è certo una donna spaventata dall’esprimere opinioni impopolari.
Dal 2014 (bilancio 18-30), passando per il 2015 (bilancio 16-20), Daniela ha dovuto fare i conti con il fatto che per la prima volta in tutta la sua carriera fossero le sconfitte a prevalere sulle vittorie. Riguardo alla sua posizione attuale dice: “Non è facile per l’autostima. Si dovrebbe essere in grado di accettare le situazioni del momento per quelle che sono. Non c’è niente che non si possa fare. Io continuerò a lottare ogni giorno per migliorare; ho ancora voglia di imparare e di diventare non solo una tennista migliore, ma anche un essere umano migliore.” – Per poi aggiungere: “Finché sentirò di poter dare anche solo l’un per cento, allora sarò in grado di giocare.
Gli argomenti iniziano a spaziare e ad estendersi per giungere ad una visione panoramica del tennis femminile odierno. Hantuchova è consapevole di possedere un gioco quasi considerato “di altri tempi”, poiché nel tennis femminile è ora la forza bruta a dominare. “Il tennis d’intelligenza sta scomparendo e io ora mi sento come se mi mancasse qualcosa. Le nuove tecnologie rendono le giocatrici delle buone atlete, ma nel loro gioco il tocco è assente. Giocano tutte secondo un modello stereotipato. Ora, a questa velocità, è difficile poter applicare una strategia tipicamente da scacchi.”
Stiamo parlando di una giocatrice che fu numero cinque del mondo nel 2003 dietro a Serena, Venus, Clijsters ed Henin, e non può non essere critica nei confronti della qualità attuale: “Ora tra le prime centocinquanta il livello è così uniforme che è anche difficile vincere una partita, ma nonostante ciò penso che il livello della top ten di quando conoscevo il momento migliore della mia carriera (2002-2003) fosse di gran lunga più alto di quello odierno. Ora le giocatrici non hanno più personalità. Quando Serena e Sharapova smetteranno, non so chi le potrà sostituire.”
Daniela sostiene che la nuova generazione si approccia al tennis con motivazioni e modi completamente diversi: “Recentemente ho parlato con Martina [Hingis] di quando si passavano insieme cinque ore sul campo e poi altre tre ore a cena a parlare di tennis. Ora gli allenamenti durano quarantacinque minuti e successivamente sessione col fisioterapista. Da qui la mancanza di personalità. Noi amavamo il tennis. Ora sembra più una questione di chi ha più followers sui social network.”
Per la nativa di Poprad, tuttavia, la migliore domanda riguarda il come approcciarsi alle giovani leve, il cui stile di gioco è così differente. Come fare per batterle? “Bella domanda. A questo cerco di dare una risposta giocando il più possibile finché non la trovo. È una bella sfida per me – quella di pensare ad un qualcosa nel mio gioco, che era efficace dieci anni fa, che possa avere successo ancora adesso.”
Tuttavia il vero obiettivo di Daniela è sempre stato e sempre sarà le Olimpiadi. Hantuchova decise di iniziare a giocare a tennis quando, da bambina, vide il connazionale Miroslav Mecir conquistare l’Oro a Seoul nel 1988. Peccato che la slovacca sia ancora ben lungi dal qualificarsi per Rio; mancano i punti (che dovrà per forza di cose acquisire durante la stagione su terra). Hantuchova commenta: “I punti? Non mi ci far pensare, altrimenti non sarò in grado neanche di buttare la palla al di là della rete. Al momento la situazione non è propriamente rosea, ma la partecipazione alle Olimpiadi è il mio sogno. Quello non è cambiato fin da quando ero bambina.”
Arriverà comunque un giorno in cui Daniela Hantuchova dovrà appendere la racchetta al chiodo e in quel frangente la slovacca non nasconde che le piacerebbe rimanere nel settore.
Fonte in lingua slovacca (per maggiori informazioni): msport.aktuality.sk.