Un nome nuovo, protagonista di un’impresa inaspettata, che molti avrebbero definito impossibile. Un nome giovane, classe ’96, che solo a novembre 2017 ha messo piede in top 200.
Deborah Chiesa è la novità del tennis femminile azzzuro. Un movimento da ormai due anni e mezzo orfano di Flavia Pennetta, privo della migliore Schiavone da diversi anni e da un po’ di tempo bistrattato e accusato di non produrre ricambi all’altezza delle più titolate giocatrici italiane della storia di questo sport. È lecito chiedersi se la tennista trentina possa accollarsi un carico di aspettative così imponente, troppo presto per dirlo. È pur vero che il match di ieri, vinto con cuore e tecnica, ha evidenziato che colpi e personalità non mancano alla ventunenne per issarsi, si spera presto, in top 100 e fare un pensierino a qualcosa di ancor più ambizioso. Deborah Chiesa ha giocato con un temperamento e un carattere degni delle più navigate veterane di questa competizione. Autorevole la prova dell’azzura anche in termini tecnici, denotando un servizio incisivo ed efficace, un dritto preciso che sa essere sia un colpo interlocutorio che di chiusura e un rovescio bimane solido e penetrante, a tratti ingiocabile.
Il successo di Deborah Chiesa non è frutto del caso, nè sarà ricordato come un risultato estemporaneo in una carriera da eterna promessa. Non c’è nulla di casuale in quanto ottenuto dalla trentina nella domenica perfetta di Chieti. La crescita di rendimento è stata costante, al di là dei due successi ITF conseguiti a Santa Margherita di Pula e Zwada lo scorso anno che pure hanno contribuito al progresso della classe ’96. A inizio giugno 2017 era al n. 478 del mondo, oggi la classifica la vede 300 posti più avanti, con un’esperienza al primo Slam in carriera tra i professionisti alle spalle. Gran parte del merito di questo salto è da ascrivere soprattutto al lavoro quotidiano svolto dal suo team capitanato dai fratelli Piccari presso il Piccari Tennis Team di Anzio, con l’ex n. 33 del mondo Karin Knapp che non fa mai mancare il suo apporto in allenamento.
Il 2018 di Deborah Chiesa si apre con un’ambiziosa campagna oceanica che la vede impegnata nell’International di Auckland in cui viene eliminata al turno decisivo delle qualificazioni dalla più quotata Vickery. A Melbourne, primo Slam della carriera per l’azzurra, Deborah non riesce a superare il tabellone cadetto, eliminata dalla tedesca Lottner con match point a favore, ricavando però una buonissima dose di esperienza da cui trarre beneficio nei prossimi appuntamenti. Ottimo il percorso di qualificazioni, qualche settimana dopo, al Premier di San Pietroburgo dove, ancora al turno decisivo, viene piegata dalla giovanissima Rybakina, autentica rivelazione del torneo di casa. I più appassionati ricorderanno senza dubbio l’esordio della tennista di Trento, grazie ad una wild-card, agli Internazionali d’Italia in cui fu estromessa dall’esperta Tsurenko, dopo essere stata in vantaggio per 5-1 nel primo parziale, salvo bloccarsi lasciando campo all’ucraina.
Il tennis femminile azzurro ha trovato, forse, il bandolo della matassa, l’elemento da cui ripartire per avviare un graduale e probabilmente lento processo di crescita. Un movimento che nei prossimi mesi potrebbe affidarsi, oltre alla giovane trentina, alla verve ritrovata di Sara Errani e alla maturità, finalmente raggiunta, di Camila Giorgi.