Con grande rammarico, all’età di quasi 92 anni, a Bellagio, sul lago di Como, ci ha lasciato Gianni Clerici, la più grande “penna” sportiva del panorama tennistico italiano, e forse anche a livello mondiale. Clerici è stato il secondo italiano, dopo Nicola Pietrangeli, ad essere insignito, a partire dal 2006, dell’Hall of fame del tennis.
Oltre ad aver scritto più di 20 opere tennistiche, tutti lo ricordano per le sue esilaranti telecronache, al fianco di un altro grande giornalista, quale è Rino Tommasi; il duo Clerici-Tommasi era davvero complementare: il primo riusciva a fornire numeri statistici incredibili, in un’epoca in cui internet non era ancora propagato del tutto; il secondo parafrasava un diritto, un rovescio, una volèe con metafore umoristiche, da rendere la telecronaca un’odissea ricca di epicità. In particolare, quando guardava Mcenroe, una volta disse: “se fossi più gay di quello che sono, mi farebbe piacere farmi accarezzare da una volèe di Mcenroe”.
Come dimenticare la sigla iniziale delle loro telecronache (riportata nel link sottostante).
<
Di Gianni Clerici, l'ex ct di volley, Mauro Berruto, scrive "I gesti bianchi, le parole giuste, l'arte di raccontare lo sport come si descriverebbe un capolavoro. Se ne va un altro maestro; la biblioteca va in fiamme".
Come potremmo essere in disaccordo con Berruto? La morte dello "scriba" (piaccia o non piaccia) ha lasciato un vuoto incolmabile nel giornalismo italiano e mondiale. Ma per onorare la sua figura, potremmo ancora lasciarci ad uno di quegli aforismi British, che piacevano tanto al Maestro: "the King is dead: long life to the King" (Il re è morto, viva il re).
Arrivederci, Scriba. Le tue telecronache continueranno per generazioni ad appassionare i neofiti di questo sport.
di Donato Marrese
