MA IO TIFO NADAL! – Devo, subito, dire che quest’anno ho visto poche partite e sempre in televisione: un po’ per mancanza di tempo, un po’ per le troppo polemiche che hanno accompagnato la partenza del torneo spostando l’attenzione dal tennis giocato a quello parlato, spingendomi cosi a crogiolarmi con le decime di Nadal e l’incredibile tris di inizio anno targato Federer, piuttosto che stare a sentire cifre sul flusso di turisti (seppure importante) che vengono a Roma per gli Internazionali o su come la FIT sia la Federazione che trova in misura maggiore risorse proprie rispetto ai contributi del CONI, o ancora sia quella che ne destina la maggior parte all’attività sportiva, sul totale dei costi di produzione.
Tutte cifre auto-celebrative di un impero che sembra stia dimenticando la sua vocazione sportiva, fare crescere campioni, per concentrarsi su quella economica, fare business alla stessa stregua di una fiera o di un circus, come direbbe qualcuno. Numeri appunto che nessuno starebbe a sentire se non ci fossero loro ad animare il Foro Italico: i giocatori e le giocatrici. Stranieri, ma anche italiani. Soprattutto italiani! Cosa abbiamo da invidiare alla Svizzera, alla Serbia o all’Austria? Abbiamo forse meno abitanti e quindi probabilità statistiche di sfornare campioni? Abbiamo forse meno risorse economiche? Della Svizzera forse ma, sicuramente, non della Serbia o della Croazia. Eppure questi paesi sformano campioni. Anche più degli Usa cui le risorse economiche di sicuro non mancano. E’, quindi, solo un problema economico, fatto di bilanci?. No, non solo. È uu problema di programmazione, mentalità e cultura sportiva. Dalla mancata wilcd card a Francesca Schiavone a quella, invece, concessa a Maria Sharapova (che per la cronaca si è ritirata al debutto per un infortunio); alle battute infelici e di cattivo gusto sull’assenza di Federer, “tanto qui non ha mai vinto e io sono da sempre un tifoso di Nadal!“, la casta che governa il nostro sport, cosi come quella che amministra l’Italia tutta, ha dimostrato la pochezza culturale di cui è fatta. Siamo forse meno capaci degli altri. Credo di no ma non mi spiego come mai siamo sempre più i nostri talenti che si perdono per strada e, sappiamo bene cosa sono capaci di fare quando all’estero vengono messi nelle condizioni di lavorare. I nostri atleti, per rimanere in tema, non hanno meno talento degli altri. Eppure non riescono a fare il fatidico salto di qualità. Estro e genialità, spesso rimangono fini a se stessi. Ma a questi livelli il tennis è fatto da automatismi che solo in lunghe e continue sessioni di allenamento possono essere fissati negli schemi motori degli atleti.
LA CITTÀ ETERNA – A proposito di upgrade, gli internazionali d’Italia sono uno dei tornei più affascinanti del circuito. Sia per la loro tradizione – in passato erano considerati quasi il quinto Slam – sia per il fascino di Roma e del Foro Italico. La location (cosi come dicono quelli alla moda) di mussoliniana memoria, con le sue statue poste intorno al campo è unica nel suo genere. Il cibo a Roma fa impazzire gli atleti così che anche le diete più rigide vengono trasgredite per gustare un buon gelato o un piatto di pastasciutta. Anche il clima non è male, s pensiamo alla pioggia di Parigi! Eppure c’è chi preferisce Madrid!
MADRID. Binaghi ha detto di stare lavorando per ridurre il gap con Madrid in termini di montepremi. “Sarebbe un piccolo investimento per il raggiungimento di una grande obiettivo, il coronamento di un sogno.” ha dichiarato il presidente della FIT. ” Se dovessimo ottenere l’upgrade con il maschile, credo che la crescita del femminile arriverebbe di conseguenza.” Ma i problemi credo siamo altri. I giocatori non disertano Roma per guadagnare qualche euro in più a Madrid. Ma, come più volte hanno sottolineato, per la qualità dei benefit che Madrid offre loro. Certo sentire dire da Nadal che “Madrid è il miglior torneo, più del Roland Garros” può suonare un po di parte ma sono molti i giocatori che in passato hanno sottolineato come nella capitale spagnola si sentano particolarmente coccolati.
NUMERI E POTERE – Nonostante l’ennesimo boom di spettatori paganti (222.425), il record di incassi circa 12 milioni di euro (12.007.057) e i numeri (ad esempio i 16.000 giocatori coinvolti nelle pre-qualificazioni) sbandierati durante la conferenza stampa di apertura del torneo dal presidente della federazione italiana tennis Angelo Binaghi al cui fianco durante la finale hanno preso posto alcune tra le più alte cariche dello stato e dello sport (il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la prima volta di un Capo dello Stato al Foro Italico; il presidente del Coni, Giovanni Malagò, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, il sindaco di Roma, Virginia Raggi, il giudice della Corte Costituzionale ed ex presidente del Consiglio, Giuliano Amato, il Segretario generale del Coni, Roberto Fabbricini, il vice segretario generale del Coni, Carlo Mornati, il ministro dello Sport, Luca Lotti, il ministro degli Esteri, Angelino Alfano), l’organizzazione degli Internazionali d’Italia sembra tuttavia avere fatto ben poco per soddisfare le esigenze dei giocatori. Gli unici a potere davvero lasciare il proprio marchio indelebile nei cuori degli appassionati che ogni anno sempre più diligentemente si recano al Foro Italico per vedere il tennis!
LA TERRA? – In passato le lamentele sono arrivate per quanto riguarda il sistema dei transfer dal Foro Italico (troppo caotico il traffico romano) e per le sale giocatori. Quest’anno hanno riguardato anche lo stato dei campi. Il finalista Novak Djokovic ha dichiarato in merito: “Non so come siano le condizioni della NextGen Arena, ma non ho sentito molti commenti positivi a riguardo. Anche il campo centrale non è come era prima. La terra è una superficie delicata. Per far sì che sia in un buono stato, per avere solidità nel terreno, devi giocarci ogni giorno almeno tre mesi prima che il torneo cominci. Abbiamo sempre avuto questo tipo di problemi a Roma. Gli addetti ai lavori stanno facendo del loro meglio. Ma una volta che il torneo ha inizio non puoi fare molo. I lavori vanno eseguiti mesi e mesi prima dell’inizio del torneo. Ci sono un paio di punti con delle buche veramente profonde. Quando fai una scivolata puoi finirci dentro e rischiare di farti male ad una caviglia“.
BILANCIO 2017. Il bilancio non potrà essere che positivo come già dichiarato dal presidente Binaghi. Ed anche sotto l’aspetto sportivo non poteva esserci vincitore migliore per inaugurare la stagione della “Next Gen”. Alexander Zverev o Sascha come ama farsi chiamare in ossequio alle sue origine russe in barba ai vecchietti plurititolati si è aggiudicato il primo master 1000 in carriera. Mille punti che gli varranno l’accesso in top ten alla cui guida, molto presto, secondo molti, balzerà. Mi sarei aspettato una finale contro l’altro suo coetaneo Domenic Thiem ma, l’austriaco, dopo essere finalmente riuscito a battere Nadal è clamorosamente crollato in semifinale contro Djokovic conquistando un solo game. Quasi fosse tornato indietro al Roland Garros 2016 quando , quasi impaurito dalla sua prima semifinale in un torneo del grande slam perdeva contro il serbo con l’impietoso punteggio di 6-2 6-1 6-4. Gunter Bresnik, il suo allenatore, ha dichiarato “Per il Roland Garros esiste un solo favorito, che è Rafa Nadal. Dopo di lui vengono Djokovic, Murray o anche Dominic. Ora come ora la possibile pressione non mi preoccupa, abbiamo sempre saputo mantenere i piedi per terra”. Prima di Thiem il numero due del mondo ha fatto in tempo ad elimanare anche Juan Martin Del Potro grande delusione. Con Serena Williams fuori dai giochi, lo spettacolo non poteva che risentirne. Per fortuna in finale si sono viste un po di emozioni con la vittoria della Svitolina sulla Halep. Non tanto a sorpresa poi, visto che la Svitolina è già al quarto titolo stagionale e prima nella race!
0 comments
Velo pietoso..
Il tennis italiano è agonizzante
Che tristezza, e mancanza di stile… Mi riferisco alle parole di binaghi. Si dia al calcio….
Roba da pazzi
Il giusto rappresentante del tennis italiano…na schifezza.
Parole sante
Dovremmo prendere esempio da Australia eccc siamo troppo indietro
Deve essere un telo molto lungo però, per coprire almeno 25 anni di pietá del tennis maschile (salvo rari momenti).
In Italia è una abitudine fare polemica per ogni cosa più che fare polemica bisogna fare i complimenti ai tennisti che hanno dato il massimo, le polemiche sulle wild card non ha senso perché trovano lo spazio sui giornali
Nadal ha ormai vinto tutto sulla terra… benearrivata nextgen