Torna a parlare in merito al conflitto tra Russia ed Ucraina la numero 1 del mondo Iga Swiatek, che ha espresso nuovamente il proprio punto di vista sulla situazione in un’intervista realizzata dalla BBC. La dominatrice degli ultimi 12 mesi è stata interrogata riguardo la gestione da parte di ATP e WTA dei giocatori con passaporto russo e bielorusso, ai quali è possibile giocare senza limiti, a patto che non compaia la bandiera delle nazioni coinvolte.
“A mio avviso il tennis avrebbe potuto fare meglio dall’inizio. Ho sentito che dopo la seconda guerra mondiale, i giocatori tedeschi non erano ammessi alle competizioni, così come i giapponesi e gli italiani. Penso che questo genere di cose mostrerebbe al Governo russo che forse non ne vale la pena.
So che è una piccola cosa perché siamo solo atleti, un piccolo pezzo nel mondo, ma sento che lo sport è piuttosto importante, lo sport è sempre stato usato nella propaganda. Questo è qualcosa che è stato considerato all’inizio, nel tennis non è andata proprio così, ma ora sarebbe piuttosto ingiusto per i giocatori russi e bielorussi farlo perché questa decisione doveva essere presa un anno fa.”
La tennista polacca ha poi espresso le proprie considerazioni su come ATP e WTA hanno gestito il tutto:
“C’era una mancanza di leadership da parte di WTA e ATP dopo l’inizio della guerra, e di conseguenza, il tennis è diventato un posto caotico. Sento che il tennis, fin dall’inizio, avrebbe potuto fare meglio nel mostrare a tutti che i tennisti sono contro la guerra. Sento che potrebbero fare di più per chiarire questo punto e raccontare le loro opinioni, e aiutarci ad affrontare un pò meglio la questione negli spogliatoi perché l’atmosfera è piuttosto tesa.”
Swiatek è poi passata a parlare dei giocatori russi e bielorussi:
“Non è colpa loro se hanno un passaporto del genere ma, d’altra parte, abbiamo tutti un qualche tipo di impatto e ritengo che dovremmo andare nella direzione che possa fermare l’aggressione della Russia, in termini di decisioni che le federazioni stanno prendendo. È facile dirlo, ma quando affronti le persone faccia a faccia è un po’ diverso.
Ho stretto la mano, per esempio, a Daria Kasatkina: lei ha detto apertamente fin dall’inizio di essere contraria alla guerra e che sarebbe stato il suo sogno che la guerra finisse. Rispetto davvero quanto fatto perché ritengo che sia coraggioso per gli atleti russi dirlo apertamente, la loro situazione è piuttosto complicata e talvolta è difficile per loro parlarne ad alta voce.”
Le dichiarazioni rilasciate dalla polacca alla BBC lasciano diversi spunti di riflessione sia per chi da esterno le legge sia per chi da interno dovrebbe fare di tutto per facilitare le condizioni di vita dei giocatori, piuttosto che porli in situazioni complicate all’interno degli spogliatoi.