Il 2014 di Francesca Schiavone: la Leonessa si piega ma non si spezza

La stagione di Francesca Schiavone, esaminando vittorie e sconfitte, elogiandone l’esempio e la passione.

A pochi giorni dalla conclusione della stagione tennistica, proviamo a ripercorrere ed esaminare l’anno delle nostre ragazze, partendo da colei che, in barba ai suoi 34 anni, quest’anno è stata la prima italiana a scendere in campo e l’ultima ad andare in vacanza: l’eterna Francesca Schiavone.

Tracciare un quadro descrittivo della sua personalità, della sua carriera o più semplicemente della sua ultima stagione è impresa a dir poco ardua. Perché si sa, nulla è semplice e scontato quando si parla della Schiavo.

Schiavone of Italy gestures during her match against Kuznetsova of Russia at the Australian Open tennis tournament in Melbourne

Milanese classe 1980, talento e temperamento fuori dal comune, ha dato il via al periodo più luminoso del tennis italiano in rosa, facendoci volare là dove nessuna si era mai spinta prima e nessuno avrebbe mai immaginato si potesse arrivare: verso la conquista di uno Slam, il Roland Garros del 2010.

Vincitrice di 6 tornei Wta in singolo e 7 in doppio, la Schiavo è l’italiana che ha raggiunto la posizione più alta del ranking (4° posto nel gennaio 2011), la trascinatrice della nostra nazionale (con 26 match vinti in Fed Cup) e l’unica azzurra ad aver battuto 2 volte la numero uno del ranking: Amélie Mauresmo, nel 2006, e Justine Henin, nel 2008. Questo è molto altro è Francesca Schiavone.

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Cito queste imprese perché sarebbe ingiusto e impossibile prescindere da esse, anche nell’esame dell’attuale stagione di una campionessa che tanto ha dato al nostro tennis. Sarebbe ingiusto anche per i suoi tifosi come la sottoscritta che, giorno dopo giorno, vittoria dopo vittoria, sconfitta dopo sconfitta, in questi anni ha gioito, ha inveito e si è emozionata ammirando le gesta di questa Leonessa dal cuore d’oro.

La mia non vuole essere comunque una celebrazione di ciò che è stato e che forse (speriamo di essere smentiti) non sarà più, ma soltanto una disamina obiettiva, che tiene conto del passato e del presente, del fatto che a 34 anni gli obiettivi non possono che cambiare e del grande esempio che è riuscita e riesce ancora a dare a chi si avvicina a questo sport. Vederla lottare punto su punto, torneo dopo torneo, vederla partire i primi di novembre, quando giocatrici molto più giovani e meno blasonate di lei sono già in vacanza, alla volta della Francia per partecipare ad un Wta da 125mila dollari di montepremi, a Limoges, è una gioia per chi ama questo sport.

Se dunque la passione è sempre la stessa, bisogna ammettere che i risultati sono decisamente cambiati, nelle ultime stagioni non ha certo brillato. Francesca appare alla continua ricerca di se stessa, sembra non volersi arrendere al tempo che passa, continua a non adeguarsi ad un tennis sicuramente meno esaltante ma più efficace. Perché, si sa, alla Schiavo a differenza di molte altre, non interessa solo portare a casa il risultato; per lei conta il modo, il gioco espresso nella corsa verso la vittoria. Non a caso non c’è torneo in cui giochi dove il pubblico, dopo pochi scambi, inizi istintivamente a tifare per lei. La varietà del suo gioco, l’alternanza di colpi in top spin con il dritto, le mille soluzioni trovate con il rovescio, sono una vera e propria esplosione di gioia per gli occhi degli appassionati.

E allora poco conta se chiude la stagione vincendo 25 partite e perdendone 28, se scivola al’ 80esima posizione del ranking mondiale, se bisogna attendere il torneo di Indian Wells per vedere la prima vittoria dell’anno (3-6; 6-2; 6-2 vs Mona Barthel), o attendere il mese di maggio per vederla accedere ad un terzo turno, agli Internazionali bnl d’Italia, sulla sua amata terra rossa.

Già, poco conta. Perché la gioia di vederla letteralmente far impazzire le due stelline nascenti del tennis mondiale Bouchard (6-3;6-4)  e Muguruza (3-6; 6-1; 7-6) al foro, sfoggiando un tennis di altri tempi, è tale e tanta da farle perdonare tutti gli altri scivoloni.

Alla gioia del foro segue la delusione del Roland Garros, salutato da molti come il suo ultimo canto del cigno, con l’uscita al primo turno per mano della croata Tomljanovic (6-3; 6-3). Senza acuti è anche la stagione sull’erba, esce al primo turno, ma non senza lottare a Wimbledon per mano di Ana Ivanovic (7-6; 6-4).

Per vederla ancora brillare tocca poi attendere il torneo di Istanbul, dove si ferma, non senza rimpianti, ai quarti per mano di Kristina Mladenovic con il punteggio di 3-6 6-3 7-5. Dopo quasi un anno di digiuno, a Baku raggiunge nuovamente una semifinale, questa volta a fermarla è l’Ucraina Elina Svitolina (3-6 6-1 6-4).  Agli Us Open conferma il trend negativo dell’uscita ai primi turni nei tornei del Grande Slam. Nel tour asiatico ha un  unico acuto, la semifinale ad Hong Kong.  Conclude l’anno con il torneo francese di Limoges, dove raggiunge la terza semifinale in stagione per poi arrendersi alla Smitkovà con un  netto 6-3 6-2.

A questo punto non ci resta che augurarle una buona vacanza, ed augurarci di rivederla più affamata che mai anche nel 2015, perché la classe non ha età, perché il  talento non si apprende ne si dissolve con il tempo, perché i veri campioni si piegano ma non si spezzano e soprattutto perché di esempi come il suo, come quello di Venus Williams o di Roger Federer le nuove generazioni hanno davvero bisogno.

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