Dopo dodici ore lo tsunami che ha travolto il mondo del tennis non accenna a fermarsi, anzi. Il popolo tennistico e non solo, vista la celebrità della russa, è spaccato in due: innocentisti e colpevolisti.
Il tutto segue l’ormai abusato schema del facile e inappellabile giudizio su un fatto che, in realtà, facile da inquadrare non è, assolutamente.
Maria Sharapova è apparsa nel suo vestito nero, quasi luttuoso, a dichiarare che sì, nel tennis l’uso di sostanze proibite esiste.Bene, il vaso di Pandora è aperto , lo scalpo d’oro cui sommessamente si dava la caccia da qualche anno è finalmente stato conquistato.
Una negligenza, una superficiale distrazione che Maria Sharapova pagherà a caro prezzo.
L’entità del danno d’immagine per la russa è gravissimo , anche superiore a quello provocato dal progressivo abbandono dei suoi sponsor. Tuttavia , questo può esser certamente mitigato dall’aver dato l’annuncio della positività in prima persona ed in diretta.
Ciò non stupisce, vista l’attitudine al coraggio che Masha ha sempre ed innegabilmente dimostrato; niente compromessi, si va verso una squalifica la cui entità non è al momento definibile.
Dunque , una vittoria per lo sport pulito sembrerebbe arrivata.
Eppure, a ben vedere, in questa triste vicenda c’è qualche nota che suona stonata, e molto.
Il principio attivo che inchioda la tennista siberiana è l’ormai famosissimo mildrate o mildonium ; una sostanza assunta da lei per molti anni e , presumibilmente, da molti altri atleti e solo di recente aggiunta alla lista nera.
Dunque , si tratta di una sostanza che , oltre ai benefici terapeutici invocati da Maria, altera le performance sportive ma , dettaglio affatto trascurabile, è facilmente individuale ad un banale controllo anti-doping.
Questo elemento sembra rafforzare molto la tesi della “banale negligenza” di Masha ma, al tempo stesso, può paradossalmente indebolire l’immagine del movimento tennistico che si vorrebbe impegnato in una vera crociata contro il doping.
La frontiera del doping, come da più parti e da tempo spiegato, si è spostata infatti molto più avanti. Individuare le sostanze dopanti significa ormai cercare di rintracciare le sostanze che coprono il doping stesso, com’è proprio nel caso del mildrate, utile a coprire l’epo.
Eppure parliamo di una sostanza lecita e normalmente in uso fino a settanta giorni fa!
Risulta , quindi, quanto mai chiaro e preoccupante che la lentezza della WADA e dell’ITF siano proporzionalmente inverse alla velocità con cui il dolo , presumibilmente, percorre nuove ed al momento insondabili strade.
Bando alle facili illusioni, dunque.
Una la vera lotta al doping non passa, non può passare, solo attraverso la vicenda di cui Sharapova è protagonista; tutto questo non basta a dichiarare guerra vera ai traditori dello sport.
Agitare l’immagine dolente , ieratica eppure coraggiosa di Sharapova nella conferenza stampa di ieri come simbolo di un successo in questa lotta dà uno strano sapore : quello vago ed amaro di capro espiatorio.E questa, per coloro che amano il tennis, è davvero l’ultima cosa di cui si sente il bisogno.
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La questione è molto interessante, anche dal punto di vista del diritto sportivo. Ho scritto un commento qui: http://www.sportbusinessmanagement.it/2016/03/sharapova-positiva-al-test-antidoping.html
Nadal,lo stesso spilungone oggi ai vertici della classifica,ecc ecc..
Qualcuno comincerà a tremare!