La settimana appena conclusasi, pur nella perdurante assenza di appuntamenti cardine, ci ha comunque consegnato un sufficiente numero di spunti sui quali imbastire pepate analisi, accurate vivisezioni e tracotanti sentenze. Impossibile non principiare dal successo di Rafa Nadal ad Amburgo. L’iberico, grazie al fausto epilogo del 500 amburghese, ha rimpinguato il fin qui striminzito palmares annuale, portando a tre il numero dei tornei vinti nel corso del micragnoso 2015: in precedenza il maiorchino si era aggiudicato il 250 di Buenos Aires, sempre sul rosso, bissando a un trimestre di distanza con l’affermazione, stavolta sul verde, nel torneo di Stoccarda.
Quando Rafa ha ufficializzato la propria presenza ad Amburgo in molti, tra appassionati e addetti ai lavori, si sono interrogati su cosa spingesse il maiorchino ad affrontare una rassegna snobbata dai primi 20 giocatori del mondo.
A posteriori sono due le motivazioni che possiamo rintracciare, tanto ovvie quanto incontestabili: la prima è che il numero 10 del mondo non poteva accettare l’idea di accomiatarsi dal rosso annoverando il solo successo nel modesto torneo di Buenos Aires. La seconda inerisce con la conclamata autoconsapevolezza che, sul cemento, Rafa non dispone più di mezzi tecnici, ne tantomeno fisici, per competere ai livelli che gli competevano. Rafa ha accettato la sua nuova dimensione tennistica, sacrificando la preparazione per il trittico nord-americano (Montreal-Cincinnati U.S Open) in favore di un torneo di medio cabotaggio sulla superficie prediletta.
Quello visto ad Amburgo è stato un Nadal a due facce: in versione dimessa nei primi due turni, salvo poi ritrovare fiducia ed esplosività contro Cuevas prima e Seppi poi. La finale, quella disputata contro Fabio Fognini, merita un capitolo a parte.
Nel 2015 i due si eranno affrontati a Rio e a Barcellona, in entrambi i casi era stato Fabio a prevalere: questo sbalordente passivo non poteva che accrescere il pathos per una sfida così opulenta. La partita non ha tradito le imponenti attese, restituendoci un Nadal volitivo e affamato, al netto del depotenziamento tecnico-agonistico palesato, regalandoci nel contempo un Fogna convincente e propositivo. Per una volta non ce la sentiamo di appesantire il carico delle gravose critiche piovute sul tennista ligure, a seguito del furente screzio con Rafa Nadal.
Fabio, in tutta la sua contestabile spontaneità, si era rivolto al giudice di sedia per segnalare i ripetuti pizzini vocali inoltrati da zio Toni nei confronti del nipote. Rafa, sentitosi chiamato in causa, ha sentito l’insopprimibile bisogno di scagionarsi, scagliandosi a sua volta contro Fogna. Da lì è nato l’alterco che, nel breve volgere di pochi istanti, è degenerato fino al suo ineluttabile epilogo. L’unico errore imputabile a Fabio riguarda la tempistica della rimostranza: il taggiasco aveva appena ottenuto il break che gli avrebbe permesso di servire per il secondo set. Fabio avrebbe potuto serbare il proprio malcontento fino al termine del parziale, anziché pungolare l’orgoglio del maiorchino, generandone la prevedibile ritorsione. Al termine del match Nadal ha glissato sulla questione, limitandosi a sottolineare il proprio gaudio per il ritrovato successo.
“Non voglio parlare della lite tra me e Fabio, è una cosa che rimane sul campo. Sono molto soddisfatto della vittoria, questo è un torneo molto importante. Le mie prestazioni sono andate in crescendo, mantenendo questo livello di gioco confido di rientrare nei primi 8 entro la fine della stagione americana. Ora mi godo qualche giorno di vacanza a Manacor, prima di ripartire alla volta di Montreal”.
In campo femminile, nell’ambito di una delle settimane meno elettrizzanti della storia della WTA, spicca il successo della giovane russa Gasparyan nel disadorno torneo di Baku. La 20enne moscovita, grazie all’affermazione in terra caucasica, festeggia il primo successo dell’acerba carriera. Un’affermazione giunta a seguito di un cammino non particolarmente improbo, impreziosito dalle affermazioni sulla rediviva Vekic e sulla già affermata connazionale Pavlyuchenkova.
Gasparyan ha confermato di essere uno dei prospetti più rimarchevoli del vivaio tennististico russo, dimostrando di essere pronta ad esportare oltreconfine il proprio bagaglio tecnico, il cui valore aggiunto è rappresentato dal suadente rovescio a una mano in sua dotazione.