E siamo all’ultimo atto di questi Hunger Games.
Serena Williams e Na Li sono le finaliste della quarantatreesima edizione dei Wta Championships: rispettivamente 32 e 31 anni per un totale di 63, che fa di questa finale la più ‘vecchia’ della storia del Masters in rosa. Riguardo la prima, nessuno stupore: la n. 1 del mondo quest’anno ha un impressionante bilancio di 77 match vinti e solo 4 persi e 10 titoli conquistati. Serena ha perso un solo match sul cemento, la finale di Cincinnati contro Vika Azarenka; per il resto, Serenona è ha sempre vinto sbaragliando qualsiasi avversaria. La tre volte vincitrice dei Championships e campionessa 2012 ha confermato anche in questo torneo il suo eccezionale stato di forma vincendo tutti i tre match del Gruppo Rosso (contro Kvitova, Kerber e Radwanska) senza perdere un solo set. Quest’oggi è stato un match completamente diverso. Fin dai primi games si nota subito che c’è qualcosa che non va. E’ contratta, si muove poco, serve male e pianissimo, fa smorfie di dolore prima di ricevere e durante il cambio campo. In seguito si scoprirà che si tratta di un affaticamento muscolare. L’avversaria, una Jelena Jankovic ritrovata, porta l’avversaria al terzo set ma non riesce ad approfittare del suo problema e Serena, ruggendo come una bestia ferita, chiude con l’ultimo bolide di dritto una partita compromessa prima di spingersi mollemente verso l’intervistatrice e sfoderare qualche timido sorriso.
Molto più clamorosa la finale raggiunta da Na Li, che si è imposta con autorità e perfezione su Petra Kvitova, da molti considerata in partenza la favorita numero due, con un secco 6-4 6-2. Riuscendo a vincere i propri demoni e memore della sconfitta subita in rimonta da Petra nel recente scontro a Pechino, Li seda la pericolosa reazione della ceca nel primo set, dissipando lo sguardo di terrore negli occhi del coach Rodriguez, e riesce a volare nel secondo. Il 2013 per Na Li non è stata un’annata eccezionale: un solo titolo conquistato a inizio gennaio, il trascurabile Shenzhen e molti risultati deludenti, se si esclude la finale agli Australian Open e le semifinali agli Us Open. Approfittando della scarsa forma della n.2 al mondo Vika Azarenka, la cinese si è fatta strada sbaragliando le avversarie e vincendo quattro partite su quattro e perdendo un solo set, dalla Jankovic, proprio come Serena. Grazie a questo risultato Na conquista il suo best-ranking: da lunedì sarà n. 3 del mondo. Un successo inaspettato, soprattutto dalla protagonista, come sostiene nell’intervista post-partita: “Due settimane fa i miei amici mi hanno detto: ‘se vinci tutte le partite e vai finale raggiungerai la top-tre. Io non li ho nemmeno ascoltati. E invece è successo!” commenta la campionessa di Wuhan, che oggi è riuscita nel primo set ad arginare l’aggressività di Petra, conquistando il primo parziale deciso per pochissimi punti. “Mentre stavo giocando mi è tornata in mente l’ultima partita contro Petra nei quarti a Pechino e mi son detta: ‘cerca di non ripetere la stessa cosa, okay?”. Li ha servito bene, risposto meglio e incamerato alla perfezione le fucilate dell’avversaria, che per brevi tratti non le permettevano neppure di rientrare nel gioco. Pochi lamenti, molta concentrazione. Li è stata paziente e ha cotto a fuoco lento la ceca prima di darle il colpo di grazia. Da vera top-three.
Lo scontro tra Serena e Li è apertissimo. La favorita è la n. 1 al mondo, in vantaggio per 9 a 1 negli head-to-head. Tre sono avvenuti quest’anno, conclusi sempre in due set a favore della Williams, a Miami, Cincinnati e nella semifinale agli Us Open, dove Li ha raccolto solo tre games. L’unica vittoria della cinese è avvenuta nel 2008, sul cemento di Stoccarda, quando rimontò di un set perso addirittura 6 a 0 e vinse i successivi per 6-1 6-4. Di lì a poco Li sarebbe divenuta una tra le protagoniste del tennis mondiale, vera star della grande Cina che avanza in uno sport seguitissimo ma scevro di veri campioni. Il match di domani sarà un’incognita non solo per l’impeccabile stato di forma della cinese ma anche per quello meno incoraggiante di Serena, la quale verosimilmente non potrà risolvere del tutto i suoi problemi muscolari in ventiquattro ore.
Il Masters di Istanbul non ha sensibilmente modificato le posizioni delle top-ten, se si esclude il balzo della Li da quinto al terzo posto (superate Sharapova e Radwanska). Nonostante la pessima prova in terra turca di Agnieszka Radwanska, la polacca si porta a quota 5875 punti, avvicinandosi a Masha, avanti di soli 16 punti. Con la vittoria sulla Jankovic Sara Errani evita il peggio e mantiene salda la settima posizione, rimanendo a ruota dietro a Petra Kvitova.
Nel doppio Sara Errani e Roberta Vinci sono state protagoniste di una dolorosa sconfitta contro Ekaterina Makarova e Elena Vesnina, quarta e ultima coppia di doppio qualificata al Masters. 4-6 7-5 10-3 il risultato finale. Dopo la vittoria del primo set, Sara e soprattutto Roberta calano di livello e permettono alle russe di rientrare in extremis nel secondo, prima di perdere disastrosamente il terzo al tie-break. Una brutta sconfitta che conferma quella perdita di imbattibilità che le aveva rese le mattatrici incontrastate per tutto il 2012 e buona parte di quest’anno. E’ dallo scorso febbraio, a Doha, che le azzurre non vincono un titolo. Sembra che le dirette avversarie abbiano trovato un antidoto per contrastare il gioco tattico ma privo di potenza delle due Chichis. Poco più di un anno fa le italiane avevano ridicolizzato Makarova e Vesnina battendole in finale in due tornei consecutivi, Madrid e Roma. Quest’anno, dopo aver perso proprio da loro l’atto finale del Roland Garros, vengono eliminate anche stavolta rafforzando così un dato di fatto definitivo. Perdita di confidenza, calo di affiatamento o crescita di livello delle avversarie? La sconfitta è ancora più amara per un’altra ragione, più subdola e nascosta: se non fosse stata per la diserzione generale, la coppia russa avrebbe affrontato le italiane anche nella finale di Fed Cup a Cagliari, al via il prossimo weekend. Se la Russia non avesse spedito i resti di una compagine mutilata e ridotta alle riserve delle riserve, contro cui le italiane vinceranno senza dubbio alcuno; se ci fossero state le vere titolari, se il confronto fosse stato meno impari, cosa sarebbe successo? L’ottimo stato di forma delle migliori russe e l’insignificanza delle Carneadi mandate a sostenere i colori sovietici contribuisce a rendere la sfida sarda una sorta di farsa. Non per colpa nostra, certo, ma così è se vi pare.
Makarova e Vesnina, quattro titoli vinti insieme tra cui lo slam parigino e Indian Wells, affronteranno la vera rivelazione del 2013, la coppia cinese Shuai Peng e Su-Wei Hsieh, vincitrice a Wimbledon e oggi esecutrice a sorpresa de duo Petrova-Srebotnik. La Hsieh è taiwanese, ma secondo recenti dichiarazioni dovrebbe passare a breve sotto la Federazione cinese. E se proprio le vincitrici di singolare e di doppio provenissero tutte dall’immensa Cina? L’invasione è iniziata.
Le Cronache della Giornata:
Na Li d. P. Kvitova 6-4 6-2
NA LI NUOVA N. 3 DEL MONDO. STENDE KVITOVA E VOLA IN FINALE. In pochi l’avrebbero detto. Na Li, trentun anni, dopo la fantastica prestazione agli Australian Open di inizio anno, non aveva raggiunto risultati molto brillanti. A Melbourne rieccheggiano ancora le immagini scandite di quella sfortunatissima finale persa in rimonta contro Victoria Azarenka. Le due cadute, il calo che ha permesso alla bielorussa di rimontare, strappandole fra le mani un secondo slam che avrebbe meritato. Dopo la semifinale agli Us Open, persa malamente contro Serena Williams, Li viene sconfitta ai quarti nel torneo di casa per mano di Petra Kvitova, che porta così in parità il bilancio degli scontri diretti (3 pari). La stessa Petra che oggi è stata sconfitta dalla cinese con un secco 6-4 6-2 in un’ora e trentasette minuti. Durante l’intervista post-partita (video) Na Li lo ammette: “Nei primi giochi del match mi sono ricordata della sconfitta in rimonta che ho subito da Petra a Pechino e mi sono detta: cerca di ripetere la stessa cosa, okay?” . Li parte già molto sciolta e decisa. Forte di tre vittorie su tre nella carneficina del Gruppo Bianco tra cui il successo lottato contro Jelena Jankovic, la campionessa di Wuhan parte in fiducia e vola tre a zero. Il terzo game, durato 19 punti e quasi dieci minuti, si conclude a favore della n. 5 al mondo, che alla quarta occasione piazza il contro-break, approfittando di una ceca non ancora centrata soprattutto al servizio. Da qui Li ha uno dei suoi passaggi a vuoto, così com’era capitato contro la Jankovic e inizia a sbagliare ogni cosa con il dritto. Petra si riprende subito uno dei due break e tiene il servizio volando 3-2. Li però riesce a tenere la battuta nel sesto game ma fallisce nel successivo: dopo essere volata 40 a 0 subisce il contrattacco della ceca, virtuale n. 6 al mondo, che infila una serie implacabile di risposte e riesce a mettere a segno il contro-break alla seconda occasione. Sul 4 pari il set pare riaperto e l’equilibrio dell’incontro pende indubbiamente a favore della ceca, capace di completare una rimonta così dura. Forse troppo galvanizzata dalla sua stessa reazione, prende un po’ troppo alla leggera il proprio turno di servizio, commettendo un doppio fallo e sbagliando molte prime. Dopo due occasioni per volare 5 a 4, la ceca invece lascia il game alla cinese, la quale brekka di nuovo alla seconda opportunità. Li serve per il match e sul 30 pari concede alla Kvitova un’opportunità per controbrekkare, ma quest’ultima spreca con una brutta risposta di dritto su una seconda battuta. Si va ai vantaggi e Li grazie a una prima vincente riesce a incamerare game e primo set. Il secondo set parte nell’incertezza: il primo parziale è stato deciso per pochissimi punti e ora la capacità della cinese di arginare la rimonta della ceca, la quale stava aumentando il livello di gioco, dipendeva dalla sua forza d’animo. Dopo un break per parte, Li riesce a completare l’affondo decisivo grazie a due break, nel quinto e nel settimo game, prima di aggiudicarsi set e match per 6 a 2. La vera chiave del successo della cinese è stata la sua lucidità nei momenti importanti e nella sua tenuta al servizio con un’ottima prima e ben 5 aces a fronte dello zero di quelli della ceca che, al contrario, si è mostrata troppo frettolosa e inconcludente dopo l’occasione sprecata del primo set.
Serena Williams (Usa) <1> b. Jelena Jankovic (Srb) <8> 6-4 2-6 6-4
DOPO LO PSICODRAMMA PER SERENA WILLIAMS CE LA FINALE (di S. Casella) – Protagoniste della seconda semifinale sono la numero uno del mondo Serena Williams, tre volte Maestra, e unex leader del ranking, seppure senza Slam, Jelena Jankovic. La sfida alla Sinan Erdem Spor Salonu di Istanbul rappresenta il dodicesimo head to head tra la trentaduenne statunitense e la ventottenne di Belgrado. I precedenti, che hanno visto il primo confronto in occasione del torneo di San Diego nel 2004, parlano a favore di Serena Williams per 7 vittorie a 4. Prima del match odierno, nellarco di questo 2013, le due si sono fronteggiante in occasione di due finali: sulla terra verde di Charleston e sul cemento di Pechino e, in entrambe le circostanze, a prevalere è stata lamericana. Jelena Jankovic parte al servizio e, dopo un intimidatorio passante di diritto lungolinea di Serena Williams, la serba approfitta di qualche errore di troppo della sua avversaria e riesce a svoltare campo sul 1-0. La replica della statunitense è immediata e, con un ace e tre prime di servizio che le aprono il campo e che le consentono di scagliarsi in colpi conclusivi, tiene il proprio turno di battuta a zero. Jelena Jankovic si fa a sua volta più aggressiva, tanto sul servizio, quanto in risposta e sul 2-1, grazie ad unaccelerazione di diritto in lungolinea, si garantisce la prima palla break. Serena gliela nega mettendo in campo una prima che le apre i cancelli per un micidiale diritto a sventaglio. La serba però non desiste e, procuratasi la seconda opportunità del 3-1, beneficia di un errore di diritto della Williams. Al che Serena ingrana la quinta: non solo recupera il break ma si intasca otto punti di fila, strappa a zero la battuta alla Jankovic e, issatasi sul 4-3, allunga di un altro game. Il nono game, praticamente non giocato dallamericana, rischia di costare caro alla Williams che, andata a servire per il primo set, deve annullare un break point, prima di chiudere 6-4. La ripresa prosegue allinsegna dellequilibrio fino al 2-1 Jankovic finché latteggiamento incerto ed il passo sciancato, assunto da Serena Williams sin da inizio match, si accentua sempre più; al punto che la serba riesce a mettere segno due break consecutivi che le consentono di andare a servire per la frazione sul 5-1. Non si capisce bene di che natura sia il problema di Serena Williams che, a set compromesso, ritrova se stessa allimprovviso, mette in valigia un game, ma nuovamente non riesce a conservare il proprio turno di battuta ed è il 6-2 per la serba. La tornata decisiva propone una Serena Williams più presente sin dai primi frangenti e, seppure il break che ottimizza in apertura lo cede appena svoltato campo, dall1-1 della giocatrice (in)sofferente vista sul rettangolo di gioco per unora e dieci minuti, non cè praticamente più traccia. Di punto in bianco Jelena Jankovic si ritrova assalita a destra e a manca dalle bordate della statunitense che, volata 5-1, sembra decidere che il game giusto per chiudere il match non è il settimo, bensì lottavo. E invece no. Jelena Jankovic si oppone, salva un match point, si prende con la forza la battuta di Serena così come a quindici conserva il proprio turno di battuta. Lo psicodramma della Williams prosegue, al punto da dover annullare una palla break, eppure la rimonta della meritevolissima Jelena finisce lì. Al quarto match point Serena Williams sigla il 6-4 2-6 6-4 che la lancia verso la sesta finale nel Master.