Karin Knapp: la guerriera silenziosa

In un ambiente come quello del tennis femminile, dove siamo abituati ad udire, da parte di alcune giocatrici, urla e grida di diverso volume ed intensità ad ogni scambio, esultanze più o meno rumorose, a volte dei "come on" o "vamos" urlati in faccia alle avversarie anche in situazioni che non lo richiederebbero, sicuramente l'italiana Karin Knapp rappresenta un'eccezione.

In un ambiente come quello del tennis femminile, dove siamo abituati ad udire, da parte di alcune giocatrici, urla e grida di diverso volume ed intensità ad ogni scambio, esultanze più o meno rumorose, a volte dei “come on” o “vamos” urlati in faccia alle avversarie anche in situazioni che non lo richiederebbero, sicuramente l’italiana Karin Knapp rappresenta un’eccezione. Ad osservare un qualsiasi suo match si vedrà infatti che non c’è nulla di notevole nei suoi modi, sia che il punto, il game o il set lo vinca o lo perda. Anche quando vince infatti non si lascia mai andare a plateali manifestazioni d’esultanza, mai durante un incontro, dopo un punto ottenuto al termine di uno scambio elettrizzante, da sfogo ad uno o più urli liberatori. Eppure a pensarci bene di ragioni per urlare, gridare, sfogarsi ce ne sarebbero a volontà: infatti stiamo parlando di un’atleta che a 26 anni è dovuta letteralmente “rinascere”, ripartire da zero, risalire la classifica WTA da una posizione molto vicina alla numero 600. Siamo nel 2008, Karin Knapp è una promettente tennista di non ancora 21 anni che riesce a raggiungere ad Anversa la sua prima finale WTA, persa contro la belga Justine Henin e che riesce nello stesso anno a ripetere il piazzamento della stagione precedente al Roland Garros, e cioè il terzo turno, dove da testa di serie numero 32 riesce a giocare alla pari per un set, poi perso al tie-break, contro Maria Sharapova, prima di deragliare nel set successivo. Alla vigilia delle Olimpiadi, che si svolgeranno quell’anno a Pechino, all’italiana vengono diagnosticati dei problemi cardiaci, delle extrasistole che a volte possono risultare fatali per gli atleti, e che la costringono a 2 interventi al cuore. Il destino le infligge un’ulteriore tegola: infatti il suo 2009 è caratterizzato, oltre dai già citati problemi cardiaci, da altrettanto seri guai al ginocchio che la costringono a tornare sotto i ferri e ne compromettono classifica e morale. Infatti ce ne sarebbe a sufficienza per mollare, smettere con il tennis dando la colpa alla sorte avversa. Ma l’altoatesina rifiuta la resa, e decide di ricominciare: da Anzio, dove si trasferisce per allenarsi con i fratelli Piccari, dai controlli annuali per verificare le reazioni del suo cuore all’attività agonistica e dai tornei ITF, meno importanti ma indispensabili per la sua risalita, che più di qualcuno avrà ragionevolmente auspicato a quei tempi come impossibile. Una prima, piccolissima soddisfazione la ottiene nel 2011, quando superate le qualificazioni riesce a partecipare in agosto agli US Open, ma già al primo turno viene eliminata, seppure in rimonta dalla spagnola Medina Garrigues. Nel 2012 torna finalmente a far parlare di sé, raggiungendo i quarti nel torneo di Bogotà, le semifinali in quello di Estoril, e togliendosi la soddisfazione di battere a Roma la ben più accreditata Roberta Vinci, risultati che le valgono l’ingresso diretto a Wimbledon. E qui di nuovo la sorte avversa: di fronte a se Karin trova la britannica Baltacha, la mette sotto nel primo set, sembra in controllo di match, ma una botta ne condiziona il rendimento e la costringe ad arrendersi, senza ritirarsi, occorre specificarlo, al terzo set. Ancora il destino contrario, quindi sulla strada dell’italiana, ed anche se in confronto ai precedenti guai questa sembra acqua di rose, la strada torna in salita. Salita che sembra finire esattamente un anno dopo, ancora sull’erba di Wimbledon, dove a sorpresa Karin elimina la ceca Lucie Hradecka, l’altra giocatrice della Repubblica Ceca e testa di serie numero 27 Lucie Safarova, e la sorpresa del torneo, quella portoghese Larcher de Brito capace di eliminare nel turno precedente nientemeno che Maria Sharapova. Alla fine è Marion Bartoli, che Wimbledon lo vincerà senza perdere nemmeno un set, a porre fine ai sogni di gloria della Knapp. Che però ci ha preso gusto, dato che a Bad Gastein raggiunge le semifinali e agli US Open centra il terzo turno dove perde, dopo aver annichilito la Min e la Vesnina nei turni precedenti, il derby contro Roberta Vinci. Questa positiva stagione è continuata con i quarti di finale in Lussemburgo, dove ha dato vita ad autentiche battaglie contro le più quotate Petkovic e Lisicki, che le hanno consentito di raggiungere la posizione numero 41, e la convocazione in Nazionale per la finale di Fed Cup contro la Russia. Insomma, tutto sembra tornato simile a quel 2008, quando Karin, 20enne, era numero 35 del ranking e debuttava in Fed Cup contro l’Ucraina, quel 2008 pieno di speranze che ci sono voluti 5 anni per riacciuffare. Pieno merito a questa campionessa “silenziosa” che sta finalmente tornando a raccogliere quello che il destino voleva impedirle di seminare. Knapp_Karin_Kaltern_11_7_2009_01

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