Karolina Pliskova, da Louny con furore

Si sta prepotentemente affacciando sul circuito WTA una giocatrice alquanto misteriosa, che non lascia certo indifferenti: si tratta di Karolina Pliskova.

Nata a Louny il 21 marzo 1992 nell’allora Cecoslovacchia, oggi Repubblica Ceca, da Radek e Martina, Karolina Pliskova inizia a giocare a tennis alla tenerissima età di quattro anni, insieme alla gemella Krystina, la cui presenza nella sua vita è fondamentale. Indubbiamente legate l’una all’altra da un vincolo insondabile (più superficialmente, spiccano i loro tatuaggi tribali su cosce e avambracci), Krystina funge talvolta quale coach di Karolina, in assenza dell’allenatore ufficiale Jiri Vanek, ed entrambe non sono esenti dal consigliarsi vicendevolmente, formando una buona coppia di doppio.

Karolina è una ragazza estremamente semplice, abbastanza introversa, che anche dopo anni di circuito non parla molto con le proprie connazionali, né si sente ispirata dai loro successi; al contrario la ventiduenne di Louny coltiva una passione per la silenziosa arte della pesca e per la lettura. Conforme alla natura enigmatica della giocatrice è il totale disinteresse per il lato “social” del tennis, non essendo presente su alcuna famosa piattaforma virtuale. In questo senso Karolina Pliskova è tutta da scoprire.
Hong Kong Tennis Open
Il nome di Karolina inizia a comparire sulle testate giornalistiche nel 2010, quando la giovane sorprende con la vittoria degli Australian Open Juniores sconfiggendo in finale Laura Robson. Bollata come meteora dalla stampa a causa della rapida ascesa della britannica nel circuito maggiore, Pliskova preferisce non bruciare le tappe e per qualche anno si rifugia alla ricerca di esperienza nel circuito minore ITF; al suo interno, tra il 2010 e il 2012, raggiunge ben dodici finali, di cui 6 vinte. Inoltre, in coppia con Krystina, Karolina si forma nel doppio, portando a casa anche in questo campo diverse soddisfazioni. La ceca ambisce a ben altro e, con allenamenti più duri e più pazienza, riesce a recidere quel cordone ombelicale così scomodo che la legava ad un mondo in ombra che certo non le bastava. Nel 2012 riesce finalmente ad entrare per la prima volta nel tabellone principale di uno Slam, il Roland Garros, ma verrà sconfitta al primo turno dalla numero 8 del mondo Marion Bartoli; sarà l’anno seguente a fungere da spartiacque per la carriera della Pliskova.

Nel 2013, più precisamente a marzo, Karolina dapprima entra tra le prime cento giocatrici del mondo e d’estate raggiunge il secondo turno a Wimbledon; dopo qualche mese gioca il suo ultimo torneo ITF (vincendo a Sanya contro Zheng Saisai), ma solo dopo aver vinto il suo primo titolo WTA a Kuala Lumpur. Sconfiggendo le teste di serie numero 5 e 4, le giapponesi Misaki Doi e Ayumi Morita, la ceca riesce a portare a casa un titolo per lei importantissimo, superando in finale la favorita, la statunitense Bethanie Mattek-Sands. A fine anno conquista il primo titolo del circuito anche in doppio, ovviamente in coppia con Krystina, a Linz, in Austria. Il circuito WTA è quindi alle porte ma manca in lei quella chiave di volta che le possa permettere di accedervi costantemente.

Allenandosi duramente al Czech Lawn Tennis Club di Praga, con il preciso obiettivo in mente di acquisire maggior competenza possibile scontrandosi con le giocatrici dei piani alti della classifica, Pliskova inizia il 2014 da numero 70 del mondo. Agli Australian Open esce al secondo turno, ma solo dopo aver portato la ex numero 5 del mondo Daniela Hantuchova a guadagnarsi la vittoria sul 12-10 del terzo set. Iniziano a comparire segnali di forte miglioramento nella resa in campo di Pliskova che, appena dopo una settimana, raggiunge la seconda finale WTA a Pattaya, in Tailandia; sarà la russa Makarova a portarsi però a casa il titolo.

Dopo la finale sulla terra di Norimberga, il vero balzo di Pliskova avviene a fine stagione, quando agli US Open sconfigge al secondo turno Ana Ivanovic in due comodi set. La vittoria stimola ulteriormente la giovane ceca che nelle settimane successive raggiunge due finali consecutive, una persa, a Hong Kong, e una vinta a Seoul; il colpo di grazia avviene a Linz, proprio dove l’anno prima vinse il titolo in doppio con Krystina. Dopo una rocambolesca finale contro Camila Giorgi, con tanto di match point annullato, Karolina innalza il suo secondo titolo annuale e, scalando la classifica senza freno, chiude l’anno da numero 24 del mondo.


Questa improvvisa impennata di risultati, dice la ceca in conferenza stampa a New York, è dovuta non al cambiamento di qualche aspetto nel suo gioco, che giura non voler cambiare perché espressione della sua personalità in campo, ma al contrario è il risultato di pazienza e molte partite giocate, che l’hanno resa più esperta. “Esperienza” è la parola che Pliskova usa più frequentemente, dando conferma di essere una ragazza dalle idee molto chiare e decisamente matura; La ciliegina sulla torta di un’annata che l’ha vista raggiungere ben cinque finali WTA è la convocazione da parte del coach Petr Pala per la finale di Fed Cup contro la Germania e Karolina è chiamata per la prima volta a fare gioco di squadra; tuttavia, alla fine, Pala non la chiamerà per la partita di doppio.
Durante il 2014 abbiamo visto crescere sotto la luce del sole un potenziale enorme di nome Karolina Pliskova, che fino a poco tempo fa era celato nell’oscurità dell’anonimato; ma a suon di servizi vincenti (368 gli ace nel 2014, giusto seconda a Serena Williams), di dritti inside-out e di righe spazzolate, sta piano piano conquistando il suo spazio all’interno del mondo WTA.
Ad inizio 2015  Pliskova ha  raggiunto la su prima finale ad un torneo Premier, a Sydney, iniziando nel miglior modo possibile la stagione, perdendo però all’ultimo atto dalla connazionale Petra Kvitova. Occhi puntati su questa enigmatica ragazza dagli occhi di ghiaccio per tutto il resto dell’annata 2015. 

Vittorio Orlini.

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