A fine stagione 2017 Kiki Bertens meditava il ritiro. A poco più di dodici mesi di distanza l’olandese può scorrere all’indietro il filo dei ricordi e vedere che il cambiamento non è stato solo sul piano del gioco ma anche nell’approccio con la vita da atleta. Oggi Kiki è una tennista che vince e si diverte. Tanto dipendeva da quella distruttiva apatia che le impediva di gioire e trarre linfa dai risultati positivi. Scrollati di dosso gli stati d’animo più grigi, ha ottenuto la consacrazione e dimostrato di aver preso la decisione più giusta: proseguire per dare la svolta a una carriera che ancora non le aveva riservato le meritate soddisfazioni. Il duro lavoro sul servizio e sulla ricerca della condizione atletica ottimale sono la chiave tecnica dell’ascesa di Kiki Bertens, che si è conquistata un posto nei quartieri alti del tennis e il rispetto di tutte le colleghe, consapevoli di avere a che fare con una avversaria insidiosissima. C’è un ulteriore valore aggiunto: da terraiola pura Kiki Bertens è diventata una giocatrice completa e competitiva ai massimi livelli su ogni superficie. L’atleta di Wateringen fino alla scorsa stagione non aveva mai centrato una vittoria contro una top 10 fuori dai campi in terra battuta. Ieri, a San Pietroburgo, è arrivato il terzo titolo consecutivo sul veloce, il primo indoor con un solo set ceduto (ad Anastasia Pavlyuchenkova) in tutto il torneo. Un trofeo che vale l’ottava posizione nel ranking e la quinta nella race.
L’ASCESA DI KIKI BERTENS DA CHARLESTON ALLE WTA FINALS 2018 – La Bertens, 27 anni, è stata protagonista di un 2018 trionfale: tre titoli, il Premier di Charleston, il Premier 5 di Cincinnati, l’International di Seoul.
Affermazioni che hanno consentito a Kiki Bertens di cambiare marcia, con l’ingresso in top 10 e la partecipazione alle Wta Finals di Singapore, seppure grazie al forfait di Simona Halep. A Singapore la tennista di Wateringen, che ha chiuso la scorsa stagione da numero 9 del mondo, ha raggiunto le semifinali. Per Kiki Bertens parlano i numeri: prima del 2018 l’olandese era una specialista della terra (non a caso, vanta una semifinale al Roland Garros 2016) e non aveva mai battuto una top 10 su altre superfici. Il trofeo sulla terra verde di Charleston e la finale al Premier Mandatory di Madrid, dove si gioca sulla terra ma in condizioni molto più veloci, sono stati una iniezione di fiducia per Kiki. Il segreto della metamorfosi? Far valere gli schemi di gioco applicati sulla terra anche sulle altre superfici: i colpi profondi e carichi di spin si sono rivelati efficaci ovunque per cacciare indietro le avversarie e prendere le redini dello scambio. Particolarmente insidioso e funzionale alle superfici più veloci è anche il ritmo che la Bertens riesce a dettare con il dritto. Aggiungiamo anche il certosino lavoro fatto per migliorare il servizio e trovare la condizione atletica ideale, le variazioni con il rovescio, l’abilità a rete e nelle giocate di fino ed ecco i risultati: otto vittorie ai danni delle top 10, quarti di finale a Wimbledon e i titoli sul cemento di Cincinnati e Seoul.
Nel 2019 Kiki Bertens ha aggiunto al suo team la figura di Elise Tamaela. Si tratta di una collaborazione part- time che si integra con l’operato del tecnico Raemon Sluiter. I più attenti avranno notato anche un nuovo marchio di abbigliamento. Con i successi arrivano anche gli sponsor tecnici.