Ci sono storie che devono essere raccontate. Storie che, nascoste nell’ombra, riscrivono la storia stessa. Una di queste ha come protagonista una donna giapponese, ostinata e testarda, refrattaria all’idea di abbandonare, da un giorno all’altro, uno sport che l’ha resa una donna, uno sport che l’ha resa felice.
IL RITORNO – Esattamente vent’anni fa, spente le ventisei candeline, annuncia il ritiro dalle competizioni, lasciando il circuito da numero quattro del ranking WTA. Nel 2008, però, un incredibile ritorno la getta di nuovo nel ciclone dell’agonismo, giudicata però troppo “vecchia” per tornare ad essere la giocatrice di un tempo. Smentisce tutti conquistando, qualche tempo dopo, un nuovo titolo, a tredici anni dall’ultimo acuto raggiunto al San Diego Open.
CI VEDIAMO NEL 2017 – Gli anni continuano a passare, ma il tempo, così spietato, non sembra agire sulla sua testa, decisa più che mai a proseguire quello che, agli occhi del mondo, appare adesso come un lungo cammino verso l’immortalità tennistica. Un infortunio al ginocchio sinistro, seguito da un’operazione eseguita all’inizio di quest’anno, sembrano mettere fine a questa meravigliosa storia, per certi versi assurda e, di conseguenza, straordinariamente unica. Per l’ennesima volta, però, la mentalità da campionessa e l’irrefrenabile amore verso il suo sport le permettono di darsi un’altra possibilità. “Non voglio ritirarmi, non ancora. Ho bisogno di riposo, certo, ma tornerò a giocare l’anno prossimo. Voglio godermi il 2017 e mettermi alla prova. Non mi sento vecchia”.
LEGGENDA – Poche parole, come da sempre ci ha abituati, che racchiudono all’interno un significato profondo, una tremenda passione che, nonostante tutto, la porta ogni giorno a lottare sul campo, mettendo su quei fondamentali la stessa determinazione vista in quella semifinale agli Australian Open, persa dignitosamente contro la regina Graf nel 1994. Ci sono storie che devono essere raccontate. E Kimiko Date, nata a Kyoto il 28 Settembre del 1970, giorno dopo giorno racconta la sua, che, ormai, è diventata leggenda.