DAL NOSTRO INVIATO – L’ultima vittoria sulla terra rossa di Svetlana Kuznetsova risaliva a più di dieci mesi fa. Troppo, davvero troppo per una che nel 2009 fu incoronata regina di Parigi. In fondo, nel tennis di oggi, che vuoi che sia una decade? Dopo un infortunio al ginocchio che l’aveva tenuta lontana dai campi di gioco da settembre, oggi la russa è tornata a giocare al Samsung Open di Lugano, dove le è stata concessa una wild card (e ci mancherebbe altro, dico io). Sotto un sole più che primaverile (22 gradi), Svetlana ha cominciato male, si è ripresa, ha rischiato l’harakiri e poi ha vinto. Al quinto match point.
Colei che si è trovata senza colpe o particolari meriti ad essere co-protagonista in questo pomeriggio di fuoco è stata Ekaterina Alexandrova, testa di serie numero 6 del torneo e numero 57 del mondo. La classe ’94 era reduce da un discreto inizio di stagione, che l’aveva vista arrivare in semifinale a Budapest e soprattutto ai quarti a San Pietroburgo, dove era partita dalle qualificazioni. Ma in fondo se avete cliccato su questo pezzo è per sapere qualcosa in più sul ritorno di Kuznetsova. Veniamo a lei, quindi.
La giocatrice di San Pietroburgo ha giocato bene, ma non benissimo. È riuscita spesso a giocare colpi profondi ma ha commesso più errori gravi di quanto dicano le percentuali. Sulla seconda di Alexandrova, ad esempio, è frequentemente andata fuori giri con la risposta: Ekaterina ha capitalizzato il 31 percento delle seconde palle senza un vero perchè, dato che erano quasi tutte leggibilissime e soprattutto lente (raramente superavano i 120 chilometri all’ora).
Nel terzo parziale, poi, è stato il momento dell’harakiri di cui ho accennato sopra. Un’Alexandrova svuotata ha concesso senza colpo ferire i primi tre game, andando sotto di due break. Era quasi fatta, per Svetlana. Tenere i propri turni di servizio è stato però per lei più complicato del previsto: in mezz’ora si è trovata sotto 5-6. Errori gratuiti, smash sotto il nastro e palle corte a metà campo; in trenta minuti di partita ha messo dentro questo e molto altro, ed è stata a tanto così dal perderla. Ma non è finita qui. Dopo essersi guadagnata il tie-break, infatti, Kuznetsova si è issata sul 6-2; a quel punto Alexandrova si è resa conto di non aver più nulla da perdere, ha lasciato andare il braccio ed ha recuperato i due mini-break di distacco, portandosi incredibilmente sul 6 pari. Tra lo stupore generale, la classe ’94 ha poi subito un altro mini-break, stavolta quello decisivo, poiché nel punto seguente ha mandato in rete un recupero col rovescio.
Dopo due ore e ventidue minuti di match, Kuznetsova è uscita dal campo visibilmente emozionata e si è lasciata andare ad un lungo abbraccio col suo coach Arten Deripaska. Perché alla fine il come conta poco. È la vittoria a contare. Eccome.