“All’inizio è stato strano, per certi versi anche terribile. Quella che stava provando a impugnare la racchetta non era la stessa mano sinistra con cui avevo giocato tante partite nella mia carriera”. Questa era Petra Kvitova in attesa di debuttare, circa un mese fa, al Roland Garros. L’immagine di lei che si imbarcava su un volo per Parigi, intenzionata a rientrare nel circuito decisamente in anticipo rispetto ai tempi previsti dal chirurgo che l’aveva operata (“Non so se e quando potrà tornare a giocare” aveva dichiarato Radek Kerble), aveva fatto il giro del mondo e quando finalmente la ceca era scesa in campo per affrontare (e battere) Julia Boserup, era sembrato che quella terribile avventura dello scorso 22 dicembre fosse finalmente solo un brutto, bruttissimo ricordo.
In realtà, il recupero della 27enne di Bilovec è stato miracoloso e lo è il doppio, oggi, se pensiamo che al secondo torneo dopo il rientro ha subito alzato al cielo il trofeo, il 20° in carriera. Ferita con un coltello alla mano sinistra da un delinquente che si era introdotto nella sua abitazione, Petra si era sottoposta a un delicatissimo intervento chirurgico che aveva interessato anche alcuni nervi in parte lesionati e il suo mondo aveva rischiato di crollare: “Vedere le mie colleghe giocare a Melbourne e negli altri tornei e non sapere se avrei potuto farlo di nuovo anche io mi ha messo addosso una grande tristezza ma forse è stato anche uno stimolo per cercare di recuperare in fretta” spiega la ceca.
Visto come sono andate le cose nel circuito femminile in questa prima metà della stagione e considerato come Petra aveva chiuso il 2016 (vittoria a Wuhan e al WTA Elite Trophy, finale a Lussemburgo e quarti a Pechino), non è azzardato affermare che la Kvitova, senza l’aggressione e il relativo infortunio, forse oggi sarebbe tra le prime della classe, se non addirittura la prima in assoluto. Certo, tutto sommato adesso la posizione in classifica mondiale è un mero dettaglio rispetto al dramma (fisico, psicologico e sportivo) vissuto dalla ragazza ma è anche vero che, dopo essere riuscita a metterci una Petra sopra, ora la Kvitova ha ripreso confidenza con il clima partita e a Birmingham ha vinto quattro incontri e mezzo (in semifinale la connazionale Safarova si è ritirata dopo un set) sulla sua superficie preferita.
Sull’erba dei sacri recinti di Church Road, Petra Kvitova ha costruito buona parte della sua fama e non potrebbe essere altrimenti. I piatti conquistati nel 2011 e 2014 (a proposito, se vince ogni tre anni…) l’hanno resa immortale ma, al contempo, hanno fornito la misura di quanto la ceca abbia “sprecato” il suo talento non riuscendo a trovare quella continuità di rendimento che avrebbe potuto regalarle ben maggiori soddisfazioni. Non tutto è perduto, però. Se la mano che le fa dire: “i giorni non sono tutti uguali; a volte sto benissimo, altre mi fa male ma tra qualche mese dovrei essere a posto” recupererà del tutto, il talento potrebbe fare il resto e contribuire affinché Petra si metta in testa la corona di regina.
Con l’obiettivo preciso di accumulare match in vista di Wimbledon, Petra si era iscritta anche a Eastbourne ma le fatiche accumulate a Birmingham e un risentimento addominale l’hanno indotta al forfait. Poco male; una settimana di riposo le consentirà di ritemprarsi e arrivare ai Championships con le batterie cariche. Assente Serena Williams, lo slam londinese partirà senza una vera e propria favorita e dal lotto delle pretendenti al titolo non può essere esclusa la Kvitova.