SINGAPORE. Non abituata a perdere, Serena Williams si era ritrovata in una situazione scomoda, dopo la sconfitta netta subìta da Simona Halep. Prima di affrontare Eugenie Bouchard nel loro incontro di Round Robin, qualcosa, o meglio, qualcuno l’ha riportata sulla retta via, infondendola la dose necessaria di fiducia per pensare positivo. Quel qualcuno è Patrick Mouratoglou.
Serena Williams ancor prima di scendere in campo, per quella che sarebbe potuta essere la sua ultima partita del 2014, ha dovuto sconfiggere il suo avversario più duro, ancora, se stessa.
Perdere non è facile per chi porta sul groppone il cognome “Williams”.
Williams si aspetta sempre da se stessa nient’altro che la perfezione. E in quelle rare volte in cui il suo cervello e il suo corpo non cooperano, lei davvero non riesce a capacitarsene, cadendo, come le è accaduto, in pericolose tele che le avversarie le tessono.
Quindi, prima che di affrontare Eugenie Bouchard in un match “must-win” alle BNP Paribas WTA Finals presentate, ha avuto un lungo e motivante colloquio con il suo allenatore Patrick Mouratogolu, artefice principale di una improvvisa e fulminea rinascita.
“Sono rimasta davvero delusa dal mio gioco, ieri”, ha detto la Williams. “Ci ho provato, ma non ha funzionato niente per me. Io in realtà non riesco a recuperare bene dalle sconfitte, ma ho avuto un lungo colloquio con Patrick, durante la serata. Mi ha aiutato a ragionare sul mio gioco, mi ha fatto rilassare ed abbiamo parlato del meccanismo a gironi. “
Il formato del Round Robin lascia ai giocatori perdenti una sensazione di confusione. Hanno tutte detto di essere abituate all’eliminazione diretta nei tornei, nei quali una sconfitta ti prospetta già sul torneo successivo e ti permette di concentrarti su nuove partite. A Singapore invece, non sono ammesse pause, e, dopo una sconfitta, devi essere subito mentalmente pronto a tornare in campo.
“Patrick mi ripeteva: ‘Sei ancora nel torneo. Hai ancora un’altra partita da giocare. Non è possibile soffermarsi su questa,’ ha detto la Williams. “Me lo ripeteva in tanti modi diversi, parlando solo in positivo. Ho cominciato a credere che forse avrei potuto vincere un’altra partita. Non ero abbastanza sicura di potercela fare. Così mi ha aiutato veramente tanto.”
Cinica, ha rifilato una seduta di terapia di 57 minuti alla giovincella Bouchard, che lascerà Singapore con il rammarico di non aver vinto nemmeno una partita nella sua prima partecipazione, con un saldo negativo di 0-3. Williams le ha inflitto un convincente 6-1, 6-1, in un match che sembrava essere l’ossimoro di quello giocato poche ore prima.
La Williams aveva inoltre mosso critiche al suo fondamentale principale, il servizio, definendolo “lento e macchinoso, come quello di quando aveva 10 anni e giocava nei tornei juniores”.
“Un sacco di problemi tecnici,” ha affermato Serena. “Mi ha detto che non ho avuto lo stesso atteggiamento che normalmente ho quando mi accingo a servire. Le cose che ho fatto di sbagliato e le cose che avrei potuto fare meglio. Poi ha lavorato sull’aspetto mentale, mi vedeva scarica, come se fossi appagata, e non una leonessa. Insieme siamo diventati una cosa sola, le nostre idee si fondono e riusciamo sempre a migliorare. E poi penso che la sua fiducia nei miei confronti è stata davvero fondamentale, perché mi sentivo inopportuna in quel momento.”
Incredibile pensare come una campionessa che non perde molto spesso, abbia avuto un momento così difficile per scrollarsi di dosso una brutta giornata. Ma nel tennis, come nella boxe, la fiducia in se stessi e la caparbietà sono importanti quanto le abilità fisiche. In realtà, una cattiva mentalità può negare le capacità anche al giocatore più talentuoso.
“Sono stata in grado di nutrirmi di questa convinzione”, ha detto la Williams. “So che suona strano. Anche se ho vinto così tanti titoli, ho ancora in qualche occasione una voce che mi rimbomba, ‘Oh, cribbio. Beh, forse non potresti essere in grado di fare questo o forse potresti essere in grado di farlo.’ Soprattutto dopo una sconfitta o un momento duro del match. Soprattutto il modo in cui ho giocato ieri. Quindi sicuramente non credo che sarei potuta sopravvivere oggi, se non fosse stato per Patrick. Di sicuro.”
Alla fine, Serenona è scesa in campo e ha fatto quello che doveva fare. Ed ora può festeggiare il suo accesso in semifinale. Le speranze della Ivanovic, contendente della Williams per un posto tra le ultime 4, si sono infrante dopo aver ceduto il secondo set alla Halep. Ma la serba può tornare a casa senza rammarichi, conscia di aver fatto tutto il possibile e con una dose di fiducia notevole per l’inizio del 2015.
In conferenza stampa, ieri, la Williams si diceva rilassata, qualunque fosse stato l’esito dell’incontro. “Come ho detto prima, è non sono io artefice del mio destino. L’ultima cosa che ho intenzione di fare è farmi sopraffare dallo stress. Almeno ho vinto la mia ultima partita. Mi sento come 2015 sarà un anno migliore per me, e sono pronta”.
Ancora in gara per la vittoria finale, la Williams può intanto godersi il suo primato indiscusso, dopo essersi riconfermato anche quest’anno No.1 del mondo.
Giorgio Lupi (Twitter: @lupi_giorgio & @Serena_VenusFan) – Source: wtafinals.com