Fabio Fognini sta attraversando un periodo difficile e non solo per i risultati che stentano ad arrivare. Tutti lo osservano, tutti lo criticano e nulla gli perdonano. Ma il ligure non è il solo che puo’ addossarsi le colpe di un movimento che zoppica e che non vede luce, nè nel maschile, nè nel femminile.
di Lorenza Paolucci
Negli ultimi mesi il tennista che più ha riempito le pagine dei giornali italiani e non solo, è stato sicuramente Fabio Fognini, putroppo non sempre per i successi in campo. Certo c’è stato un ottimo inizio di stagione: i quarti a Melbourne, la vittoria a Vina del Mar e soprattutto quella in Davis contro Murray, poi il nulla, anzi il crollo. Fabio ad un passo dall’ingresso in top ten ha messo in fila una serie di sconfitte ed episodi imbarazzanti, l’ultimo il bruttissimo commento rivolto all’avversario serbo Krajinovic (zingaro di m…a). E’ palese che Fabio stia attraversando un momento difficile soprattutto dal punto di vista umano: il suo talento, palpabile ed isolato nel palinsesto italiano, lo ha spinto sotto riflettori ed aspettative che lui pare non riesca a sopportare e tale insicurezza lo porta ad avere comportamenti poco consoni ad un professionista, oltre che a scivolare sempre ad un passo dal traguardo. Non è un caso poi che la debacle del “Fogna” sia cominciata immediatamente dopo i rumors della sua love story con Flavia Pennetta, che ancor di più gli hanno fatto sentire gli occhi della gente puntati addosso. Fabio stesso ha dichiarato di essere infastidito da tale attenzione, “sul privato sono sempre stato tranquillo e riservato” e dalla curiosità dei giornalisti, “sono domande cretine“.
Dall’altra parte poi ci si mettono le critice degli appassionati, spesso anche pesanti, che nell’epoca dei social network arrivano dritte al diretto interessato. Fabio non è simpatico a molti e questi “molti” non aspettano altro che un passo falso per bacchettarlo. La verità è nel mezzo: al talento ligure non gli si perdona nulla, nemmeno un “vaffa” ad un arbitro, quando le sue colleghe donne spesso se ne escono con insulti ben peggiori, immortalati dalle telecamere. E’ anche vero però che in lui certi comportamenti sono, non solo più evidenti, ma anche più costanti. Fabio dice che è il campo a trasformarlo, che al di là del rettangolo di gioco è “dolce come una torta” e questo nessuno lo mette in dubbio. Ripete spesso che “chi lo conosce sa”, chi gli “sta vicino può capire” ma tutto questo non va usato come alibi: lui è un personaggio pubblico e di conseguenza anche pubblicamente deve apparire come tanto bravo dice di essere nel privato. Del fatto di sbagliare è sempre stato cosciente, le scuse rivolte a Krajinovic ne ne sono l’ennesimo esempio ma non basta: è ora che Fabio vinca una volta per tutte la sua sfida più difficile, quella con se stesso, e smetta di vedere invidiosi e rosiconi ovunque.
Un consiglio paterno che farebbe bene ad ascoltare è venuto tempo fa dal Capitano di Davis Corrado Barazzutti, che tanto bene lo conosce, e che lo ha invitato a mollare i social network, mezzo di critiche che lui non sa farsi scivolare addosso e di polemiche dalle quali Fabio non riesce a stare lontano.
Le bravate di Fognini ci distolgono forse dal momento non molto brillante del tennis italiano che vede crisi di risultati non solo in Fabio. L’unica recente nota positiva è il ritorno a buoni livelli di Simone Bolelli, che ci consola per la stagione sotto tono di Andreas Seppi, apparso poco migliorato negli ultimi due anni. Le nostre speranze restano riposte in Gianluigi Quinzi, ora alle prese con il circuito Changeller, nel quale non riesce però ancora a decollare.
Le ragazze non se la passano meglio. La recente sconfitta di Camila Giorgi contro la n.236 del mondo non è stata una figura migliore delle tante di Fognini. La maceratese rappresenta un gioiellino da custodire e sul quale investire ad occhi chiusi, ma il suo talento resta cristallino quanto imprevedibile e poco educato tatticamente. Poi ci sono le solite note alle quali sinceramente non si può chiedere più nulla. Per Francesca Schiavone oramai parla l’anagrafe, Roberta Vinci, che pare in netta ripresa, può regalare ancora qualche acuto ma l’impressione è che il suo apice lo abbia già toccato e comunque a 31 anni suonati non può essere di certo una forza per il futuro. Lo stesso vale per Flavia Pennetta con la quale però non si sta mai tranquilli: è stata capace di regalarci e regalarsi uno dei trofei più prestigiosi della storia del tennis nostrano, proprio quando sembrava che dovesse appendere la racchetta al chiodo. Dalla vittoria ad Indian Wells però solo delusioni ma c’è da dire che Flavia costante non lo è mai stata. Conoscendola possiamo aspettarci che ritrovi la verve sul cemento americano ma per il resto come le sue colleghe andrebbe solo ringraziata.
Poi c’è Sara Errani, lei di anni ne ha 27, sul rosso da sempre il massimo, il cemento le è indigesto ma non possiamo pretendere che Sara giochi sempre a livelli altissimi come il suo tennis le chiede di fare se vuole rimanere aggrappata alle più forti.
Insomma il futuro ed il presente del nostro tennis non ci fa dormire sonni tranquilli e il caso Fognini forse è l’ultimo dei problemi.