Tra le otto migliori dell’anno che si sfideranno nelle Finals WTA 2014 a Singapore lei è di sicuro la vera sorpresa. Nessuno tra gli addetti ai lavori avrebbe puntato un centesimo all’inizio dell’anno sulla sua presenza. E molto probabilmente nemmeno sulla sua rinascita.
Dopo due anni bui, Caroline Wozniacki sta finalmente assaporando con gusto la sua rivincita. Nei confronti dei tanti suoi detrattori che sostenevano e sostengono tuttora come la scalata alla vetta del ranking Wta, raggiunta nel novembre del 2010 e mantenuta coi denti fino al gennaio 2012, fosse stata solo frutto del caso e di contingenze favorevoli.
Una tesi supportata dal fatto che nel suo palmares manchino i 4 tornei dello Slam. Fatto assai curioso ma non singolare nella storia del tennis. Possiamo ricordare ad esempio un’altra ex numero 1 del mondo che non ha mai vinto Majors, Dinara Safina, sorella del ben più talentuoso Marat. O anche nel campo maschile, andando di poco più indietro nel tempo, negli anni ’90: come dimenticare il cileno Marcelo Rios.
Ma non è soltanto questa la ragione per cui la campioncina danese non abbia così tanti estimatori e tifosi. Molto è dovuto proprio al suo stile di gioco. Il tennis da lei giocato in effetti, per usare un eufemismo, non è che sia così spettacolare, anzi. È la classica fondista che fa della corsa e della resistenza le sue armi migliori. Una regolarista che gioca da fondo campo, si difende egregiamente e sbaglia raramente.
E quando si gioca così molto spesso arriva l’errore dell’avversaria. Il gioco di Caroline è sempre stato quello di lavorare ai fianchi chi si trova contro, rimandare la pallina sempre dall’altro lato della rete e sfiancare così chi cerca di chiudere il punto. Trovarsi di fronte Caroline significa avere di fronte un muro contro il quale per far punto bisogna colpire la palla almeno due o tre volte in più rispetto alla media. Da qui l’azzeccato soprannome Wall-niacki o come l’ha rinominata il nostro Gianni Clerici, Robottino. Insomma, di certo non siamo di fronte a una giocatrice amata dagli esteti del tennis.
Poco male per Caroline. Nello sport la forma è ancor più effimera che in altri campi. E alla fine è sempre la sostanza a prevalere. Ecco. Se dovessimo definire la Wozniacki con una parola potremmo dire che lei è sostanza. La sostanza del tennis.
Una sostanza che le ha consentito di avere già in cascina all’età di 22 anni ben 20 titoli Wta. Ma che tuttavia non è bastata a restare ai vertici. Perché il suo gioco ha smesso di evolversi, diventando di conseguenza prevedibile per le avversarie. Da qui il lento declino che nel 2012 e nel 2013 l’ha vista scendere inesorabilmente nel ranking.
Ma quest’anno qualcosa sembra essere cambiato. Probabilmente anche a causa delle sue vicende sentimentali e del traumatico abbandono patito dal suo compagno a un giorno dal matrimonio, il campione di golf Rory McIlroy. Caroline, per non cadere in depressione, si è concentrata solo sul tennis e con grande determinazione è riuscita a tornare nell’alveo delle migliori del circuito, vincendo il suo titolo numero 22 a Instanbul e arrivando in finale agli Us Open.
E anche il suo gioco è diverso. Certo non ha snaturato le caratteristiche che in passato le hanno permesso di ottenere risultati, ma ha comunque capito che per tornare in alto era necessario provare alcuni accorgimenti. E infatti ora, in campo, osa un po’ di più. Azzarda qualche colpo vincente e addirittura si vede a rete a chiudere il punto. Varia molto più di prima i colpi, a partire dal servizio.
E un po’ di merito va anche ai due coach, Thomas Hogstedt e Michael Mortensen, che l’hanno affiancata in successione per un totale di tre mesi prima di togliere il disturbo entrambi, forse per l’ingombrante presenza del padre di Carol, Piotr, che è da sempre il suo headcoach.
Per la danese potrebbe ora aprirsi la stagione della vera maturità tennistica. Perché ha solo 24 anni ma ha già tanta esperienza alle spalle. E queste Finals saranno il reale banco di prova per definire le sue ambizioni future.
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