La storia tennistica della Russia inizia del 2004. O almeno, questo è l’anno in cui i frutti sembrano maturare, tutti insieme all’improvviso, nonostante la semina fosse iniziata molti anni prima. Il 2004 è l’anno magico, nel quale tutto cambia per la nazione più estesa del globo, dando un’ulteriore spinta ad un movimento già in grande sviluppo. E la storia inizia con una tennista che è rimasta alla storia molto meno rispetto a tante connazionali, ma a lei va attribuito il grande merito della scintilla, senza la quale non sarebbe stato possibile il grande fuoco. Anastasia Myskina, moscovita all’epoca 22enne, strega Parigi e conquista uno storico titolo, il primo Slam della storia per la Russia, dando il via alle danze. Ad onor del vero, i tifosi russi potevano già festeggiare un paio di giorni prima, poiché a sfidarla quel giorno vi era Elena Dementieva, un’altra delle altre grandi protagoniste di questa storia, dunque il titolo era già in tasca in anticipo. Myskina non ha avuto un proseguimento di carriera degno del suo talento e di questo exploit, ritirandosi molto giovane e dedicandosi presto alla famiglia, ma ha fatto da apripista per una ragazza giovanissima, che con la sua coda bionda ed un rovescio devastante lascia le briciole alle avversarie sui campi in erba di Wimbledon.
È passato solo un mese da Parigi, ma la 17enne Maria Sharapova va di fretta, e con una grande vittoria ai danni di Serena Williams si candida a nuovo fenomeno mondiale e si lancia verso la vetta, raggiunta pochi mesi dopo. È proprio Masha la prima russa in cima al ranking, e l’unico motivo per cui non vi è rimasta mai troppo a lungo porta proprio il nome di Serena Williams. Ma il proverbio dice che non vi è due senza tre, e le atlete russe lo prendono alla lettera; a Flushing Meadows una giovane e potente Svetlana Kuznetsova conquista il suo primo titolo Slam – sarà in grado di ripetersi una seconda volta in carriera – e porta ad un livello ancora più alto una stagione che si concluderà con la vittoria alle WTA Finals da parte di Sharapova. Da lì in poi, tutto sembra possibile. Nel giro di poco la top10 è suolo russo, scalzando almeno in parte le statunitensi, padrone fino a non molto tempo prima. E non sono solo le tre citate, vi sono anche Elena Dementieva, Nadia Petrova, Vera Zvonareva, Dinara Safina, Anna Chakvetadze e poco più avanti Maria Kirilenko, aggiungendo anche Anna Kournikova che era già stata in top10 negli anni prima.
Vi sono periodi in cui metà della top10 è russa, e le atlete di punta sono sempre competitive e pronte a raggiungere le fasi finali dei tornei. Una vera Bella Epoque, in cui veterane e nuove leve continuano a giungere, regalando alla Russia altri 5 Slam – 4 Sharapova e 1 Kuznetsova -, un’altra numero 1 del mondo – Safina -, diverse Fed Cup, un oro olimpico con Dementieva e svariati Slam in doppio, anche grazie a coppie come, più di recente, Vesnina e Makarova. Tutto sembra filare liscio, ma nel 2016 qualcosa comincia ad incrinarsi, mostrando ampie crepe dietro ad una splendida facciata. Maria Sharapova annuncia al mondo di essere risultata positiva ad un test antidoping e questo la terrà fuori parecchio tempo dal circuito. Le giovani in arrivo cominciano a scarseggiare, la nazione dipende da Pavlyuchenkova e Makarova e ai piani alti manca una rappresentante. Nel 2017 vi è un sussulto d’orgoglio, con il rientro di Sharapova e soprattutto la vittoria a Indian Wells di Elena Vesnina, ultimo grande trionfo targato Russia. Da lì, il buio. Le giovani Daria Kasatkina e Natalia Vikhlyantseva sono giunte presto al successo, ma la prima si è smarrita dopo aver raggiunto la top10 mentre la seconda ben prima di arrivarci. Tra le giovanissime, la promessa Sofya Zhuk ha scelto di abbandonare il tennis prima di arrivare in top100, Potapova cresce ma sembra avere difficoltà a fare il salto di livello e a inizio 2020 anche Maria Sharapova ha detto basta al tennis.
Al momento la Russia può contare solo su Alexandrova, Pavlyuchenkova, Kuznetsova e la giovane Kudermetova come top50, mentre sotto i 20 anni c’è anche Gracheva, di recente top100. Difficile immaginare nel giro di pochi anni un grande miglioramento, quasi impossibile pensare di tornare ai livelli di 15 anni fa. È successo tutto così in fretta, sono passati praticamente 16 anni esatti da quando Myskina ha sollevato quel primo trofeo. Sedici anni in cui la Russia ha avuto tutto, e lo ha perso. Anni in cui le sue atlete hanno cambiato il modo di giocare a tennis, influendo molto sull’impostazione di oggi, con tanta potenza da fondo campo e meno attenzione all’aspetto tattico e al bagaglio tecnico. Ma il presente in bilico non cancella in alcun modo la gloria passata e soprattutto non scrive la storia futura. Quella, per fortuna, è sempre una trama aperta.