Maria Sharapova: come diventare imprenditrici di successo

Anche in pantaloni della tuta e sneakers bianche, Maria Sharapova è impossibile da non guardare. Lei alle sue riunioni aziendali, si presenta così. A l’Enterpreneur racconta come è arrivata ad essere un’imprenditrice di successo grazie ai suoi risultati sul campo da tennis.

Sicuramente il sacrificio ha pagato: a 18 anni, Sharapova era la sportiva donna più pagata del mondo, un primato che ha mantenuto per 11 anni consecutivi. In più ha conquistato il Career Grand Slam e una medaglia d’argento alle Olimpiadi. Il suo talento l’ha resa brandizzabile, e non si può dire che il suo aspetto fisico non abbia fatto la sua parte. Aziende del calibro di Canon, Porsche, Nike, Head ed Evian l’hanno voluta come testimonial e l’industria della moda l’ha coinvolta. Basti pensare che il suo 18esimo compleanno è stato sponsorizzato da Motorola.

Sharapova, oggi 31enne, sta ancora giocando a tennis a tempo pieno ed è stabile tra le prime 30 del mondo. Non ha mai ricevuto un’educazione precisa, il tennis l’ha preparata alla vita. E il suo curriculum aziendale è già pieno: comprende Sugarpova, la sua linea di caramelle inaugurata sei anni fa; investimenti nel campionato di arti marziali miste UFC, nelle creme solari Supergoop e in un’app chiamata Charly, che permette agli utenti di lasciare messaggi alle celebrità. Ed è in arrivo una partnership con l’architetto Dan Meis, lo stesso che ha progettato lo Staples Center di Los Angeles e il Safeco Field di Seattle.

E come molti imprenditori di successo, Maria sa perfettamente che per aspirare al meglio bisogna circondarsi di esperti: “Una delle cose che ho imparato maggiormente dal mio sport è l’importanza del team. Ho un gruppo piccolo su cui conto, la quale opinione è molto importante per me. E’ fondamentale avere queste persone con te, aumenta la tua fiducia in te stessa e nelle tue scelte. C’è una ragione se hai una squadra dietro di te: non voglio essere la migliore.

Tutto è cominciato nel 2012, quando Sharapova fu costretta a star fuori dai campi a lungo per un infortunio alla spalla. Chiamò il suo agente dell’epoca Max Eisenbud (attuale vice presidente della Nick Bollettieri Tennis Academy) e gli comunicò di voler intraprendere la via imprenditoriale. Aveva già disegnato una personale linea per Nike e un modello di ballerine per Cole Haan che diventò il più venduto per due anni: “E’ venuta da me e mi ha detto: ‘mi piacciono queste collaborazioni, ma voglio decidere io, non voglio guadagnare il 5% ma il 100%. Io penso che si rivelerà una grande imprenditrice. E’ incredibilmente competitiva“, dice Eisenbud.

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Maria mandò Eisenbud a rintracciare una compagnia che produceva una gelatina particolare, molto amata da lei. Quattro voli dopo, in una piccola città fuori da Madrid, un’azienda chiamata Fini fu d’accordo sul creare quella che sarebbe stata la linea inaugurale di caramelle e gelatine di Sugarpova. Con Eisenbud come CEO (ma con l’ultima parola sempre a Maria Sharapova), lanciarono il brand, con 500,000$ investiti e nessun investimento esterno. Pochi anni dopo, Eisenbud sentì la necessità di avere un team vero e proprio dietro al brand e si fece da parte.

Ed ecco Patrick Kenny. Era l’esatto prototipo che serviva a Maria Sharapova: già partner e direttore del management di Traub, North Face, MoMA e Related Urban, portò Sugarpova ad un livello superiore. Kenny però ha dovuto affrontare una sfida molto difficile: nel 2016 Sharapova fu squalificata dopo essere stata ritrovata positiva al meldonium, una delle sostanze proibite in queso sport. Molti dei maggiori sponsor della russa, compresi Porsche e TAG Heuer, hanno abbandonato l’atleta, addirittura l’ONU ha fermato il suo Programma di Sviluppo. Kenny non decise di aggirare il problema, bensì di usarlo per cambiare le cose: “Maria ha lavorato incessantemente per creare nuovi prodotti durante quel periodo, abbiamo convinto tutti i nostri clienti che avremmo continuato ad avere successo. Non c’è mai stato disaccordo tra noi, Maria e i nostri clienti, tutti sono stati convinti del progetto”. Oggi, il risultato parla chiaro: Sugarpova è venduta in 22 paesi e offre una dozzina di prodotti. Il fatturato del 2017 è stato di 12 milioni di dollari e il business continua ad aumentare anno dopo anno. La sospensione di Sharapova non ha impattato le vendite ed tutti i suoi vecchi sponsor hanno rinnovato il loro contratto.

All’inizio del 2018, Sharapova ed Eisenbud sono tornati a parlare di affari: il suo ruolo di imprenditrice donna è sempre più importante e definito, sia nel tennis che nel mondo lavorativo, dove spesso si trova ad essere l’unica donna nella stanza. “Bisogna avere grandi idee, essere creativi e avere il controllo. E non avrai successo se non ti circonderai di voci sagge“. Dal canto suo, Patrick Kenny ha cercato e intervistato decine di organizzazioni femminili che avrebbero potuto essere potenziali partner di Maria Sharapova, prima di trovare NAWBO (Organizzazione Nazionale di Donne Imprenditrici). Quest’azienda offre supporto a donne d’affari e non solo. L’azienda organizza eventi che si trasformano in workshop e seminari su argomenti quali efficienza, assunzioni e molto altro, grazie ai quali ci si connette in maniera diretta con gli investitori. Kenny è stato anche fenomenale ad assicurarsi partnership in più, come quella con Veronica Beard, brand di moda: dieci dollari da ogni acquisto online sul sito verranno donato a NAWBO.

E così, Maria Sharapova, è diventata la tennista più “indaffarata” del mondo. Straordinaria giocatrice, eccezionale fiuto per gli affari. Una business-woman coi fiocchi.

 

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