Maria Sharapova, la tigre siberiana ruggisce ancora

Lo slam americano della bella Masha si è chiuso, giorni fa, con un'uscita al quarto turno. Il rientro in un major, dopo quasi due anni di assenza, è stato ricco di emozioni e sensazioni positive.

Molto spesso un silenzio vale più di mille parole. Le varie Kristina Mladenovic, Dominika Cibulkova o Eugenie Bouchard, forse avrebbero fatto bene a tenere a mente questa massima, quando, nelle varie interviste nei tornei in giro per il mondo, sentenziando a mó di tribuni della plebe, esprimevano la loro personale e non modesta opinione su colei che, seppur lontana dai campi, aveva la capacità di convogliare a sé grande interesse.

CADUTA DI STILE – Accusare qualcuno in un momento di difficoltà, a prescindere dai vari motivi che ti spingono a farlo (di cui è assolutamente superfluo parlare ancora), non è sintomatico di una grande nobiltà d’animo. Maria Sharapova ha commesso un errore e, vi piaccia o no, ha pagato per questo… adesso lasciatela in pace! Davanti a questo grandissimo tumulto mediatico, la bella Maria ha saputo tirare i remi in barca e dedicarsi a ciò che più ama fare nella vita: il tennis. Mai e poi mai la sua gloriosa carriera avrebbe conosciuto il proprio epilogo a seguito di questa infangante vicenda. La grande integrità e l’inossidabile caparbietà sono da sempre il suo marchio di fabbrica.

RIENTRO E PRIMI GUAI – “Spero mi venga data una seconda chance per andare avanti, non voglio finisca così”. Ecco la frase che sanciva la fine della triste conferenza del Marzo 2015. Masha mostrava allora tutta la sua vulnerabilità. Metteva la faccia anche in una situazione come quella, davanti alla quale, in tanti, avrebbero preferito scappare. Tanti, ma non lei. Ad aprile c’è stato il grande ritorno, in concomitanza con la stagione su terra rossa che, mentre un tempo la spingeva a paragonarsi ad una “mucca sul ghiaccio”, negli ultimi anni le aveva regalato tantissime vittorie, tra cui spiccano soprattutto i due allori al Roland Garros, conquistati nel 2012 e nel 2014. Stoccarda (in cui ha trionfato in tre occasioni), Madrid (terra di conquista nel 2014) e Roma ( vittoriosa, qui, nel 2011-2012 e 2015), a suon di wild card, hanno voluto accogliere a braccia aperte colei che, un tempo, era stata loro regina. Il destino, manco a farlo apposta, l’avrebbe vista arrendersi proprio davanti a due delle tre tenniste citate all’inizio, la francese e la canadese per intenderci. A Roma ci sarebbe stato un ritiro al secondo turno, per mano della Lucic-Baroni. Da li’ a poco, ne sarebbero accadute di tutti i colori. Dopo il rifiuto da parte della federazione, Masha si trova costretta a saltare lo slam parigino. Prossimo appuntamento, le qualificazioni di Wimbledon, anch’esse però saltate a causa del protrarsi del malanno al braccio sinistro. La fortuna sembrava volerle togliere ciò che, poche settimane prima, le aveva dato.

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OCCASIONE US OPEN – Come un fulmine a ciel sereno, ecco che arriva la notizia più importante: lo Us Open, assumendo una posizione del tutto differente rispetto a quella presa dagli slam fratelli, decide di concederle una wild card. Ci sono ancora molti dubbi circa la sua situazione fisica e lo scetticismo nei confronti di una sua poco probabile partecipazione, dopo i numerosi ritiri (Stanford, Toronto e Cincinnati), attanagliano la mente dei tifosi. Il miracolo, però, si avvera: Maria scende in campo. Il primo turno, che la vede opposta alla numero due del mondo Simona Halep, promette spettacolo. Masha avrà perso un po’ l’abitudine a stare sul campo, ma la vena da combattente c’è sempre. Al termine di un incontro emozionante, espresso con una qualità di gioco e una lucidità tattica insperate dopo così poco tempo, lo score recita 6-4 4-6 6-3 in suo favore. L’emozione a fine partita è grande, tanto da mantenere incollati alla tv fino alle 6 del mattino. “Questa vittoria significa tantissimo. Lavoro duramente per notti come questa. Sotto questo abitino con cristalli, c’è una ragazza buona e non andrà via”.

CONVINCENTE – Al secondo e terzo turno ci sono rispettivamente Babos e la giovane rivelazione americana Kenin. La tennista siberiana vince, ma non convince fino in fondo. Il numero di vincenti è sempre elevatissimo ma gli errori non forzati, forse, sono ancora troppi. Ecco che i dubbi si materializzano agli ottavi, con la sconfitta maturata per mano di Anastasjia Sevastova che, mostrando un tennis che sicuramente in altre occasioni non le sarebbe stato sufficiente per prevalere sulla sua ben più quotata e forte avversaria, elimina quella che da molti era stata considerata come autentica outsider. L’ingresso dal campo è tutto un programma: Maria, con un sorriso stampato in viso, saluta l’Arthur Ashe. Conscia del fatto di aver dato tutta se stessa. L’emozione provata nel ricalcarlo, non potrà mai lasciarsi prevalere dalla delusione della sconfitta subita, almeno per il momento. L’importante era ritornare, qualunque fosse stato il risultato, ai livelli che contano. Col tempo, poi, i meccanismi ritorneranno ad essere quelli di un tempo.

BIOGRAFIA E FUTURO – “È stata una opportunità incedibile, sono davvero grata per questo e non posso che esserne fiera. Ci sono state molte cose positive, come il giocare quattro partite davanti ad un pubblico così grande e ai miei fans. Mi è mancato respirare l’aria della competizione. Quella di lunedì sera è stata una notte davvero speciale per me, la ricorderò per sempre. Alla fine dei conti, crea sempre dispiacere la sconfitta ma, riflettendo sulla settimana appena trascorsa, non posso che esserne felice”. Masha ora è tornata e, sebbene l’ormai avviatissima linea di caramelle Sugarpova e l’imminente uscita della sua biografia “Unstoppable: my life so far” occupino una buona fetta del suo tempo, il tennis resta ancora la sua unica grande priorità, la sua vita. La top 100 è ad un soffio e all’orizzonte inizia a profilarsi la stagione in terra asiatica, con i tornei di Tianjin e Pechino pronti a vederla protagonista. Siamo certi che il rientro nel gota del tennis sia soltanto una questione di tempo. Pian piano saprà ricoprire il ruolo che più le compete, ossia quello di protagonista indiscussa della scena.

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