E’ il 1999. Da qualche tempo aleggia un nome nuovo nel circuito femminile: americana, quattordici anni, destra, rovescio bimane e un servizio che tocca i 180km/h. Si chiama Monique Viele, e da qualche anno sta dominando i tornei under-18.
Monique Viele – Si approccia per la prima volta al tennis intorno ai 7 anni, spinta da papà Rick e mamma Bernadette. È il padre, imprenditore di successo, la prima persona a rendersi conto del talento della figlia, e per questo punterà molto tempo e denaro su di lei, sicuro di garantirsi un buon investimento e di garantire un grande futuro alla figlia.
Muove i suoi primi passi all’accademia di Nick Bollettieri, dove rimane per un anno e mezzo, ma nel destino ha un altro coach, anche lui allenatore di successo: Rick Macci. È il padre a bussare alla porta del coach, che però rifiuta la prima proposta, perché sta lavorando a tempo pieno per forgiare le sorelle Venus e Serena Williams.
Ci vorrà poco altro tempo per convincere definitivamente Macci, che rimane folgorato dal talento della piccola Monique. La sua sentenza: “sarà meglio di Jennifer (Capirati), Venus e Serena; ha un potenziale di crescita che non ho mai visto prima. Ha un talento enorme, non ho mai visto colpire la palla così bene in corsa”.
Questione di business – Il tennis nel frattempo è uno sport sempre più popolare, soprattutto negli USA, sotto la spinta della grande generazione di americani capeggiata da Agassi e Sampras; a cavalcare l’onda dell’entusiasmo ci pensa soprattutto il mondo del business, che non tarderà a trovare la ragazza, per garantirsi una nuova storia da raccontare e un nuova campionessa da sfornare. È l’alba degli anni 2000 e circolano tantissimi nomi nuovi nel circuito americano, molti dei quali sono marchio di fabbrica di Rick Macci: oltre alle sorelle Williams, si formano con lui anche Andy Roddick, Maria Sharapova e Jennifer Capriati.
Ma Rick è sicuro: se dovesse scommettere su qualcuno di loro, punterebbe tutto su Monique Viele. E finirà col farlo davvero. La ragazzina infatti ha tutto per sfondare, non solo tennisticamente. Oltre ad essere bellissima, ha anche straordinarie doti canore. Anche per questo, viene presa d’assalto dagli sponsor: qualche anno prima, quando ha solo 10 anni, viene contattata dalla IMG, che le offre come manager Tony Godsick, che sarà manager niente meno che di Roger Federer.
Ma è proprio tramite Rick Macci che la storia di Monique comincia a diventare una storia di business, prima che una storia di tennis. Rick parla di questa ragazzina ad un ricchissimo imprenditore americano, suo amico di vecchia data, che si sta impegnando per supportare tennisti emergenti: Donald Trump. Dopo averla vista giocare, “The Donald” le propone subito un contratto con una sua agenzia, la T-Managment. Ma non vuole fermarsi qua: rimasto folgorato dai colpi di Monique, e convinto dalle raccomandazioni di Rick, passa personalmente in rassegna telefonica vari giocatori under-45 per proporgli di sfidare la ragazzina. Sul piatto della scommessa mette la cifra proibitiva di 1 milione di dollari.
La scommessa non si concretizzerà mai, perché non troverà nessuno tanto pazzo da stare al gioco, ma queste manovre pubblicitarie cominciano a pesare sulla testa della piccola Monique, che comincia a crederci davvero, ma senza aver fatto ancora i conti con la dura realtà del circuito.
I genitori del frattempo cercano in tutti i modi di sponsorizzarla. È troppo giovane per partecipare ai tornei, ma riescono comunque a garantirle un palcoscenico nel circuito, anche se fuori dal campo. Al torneo di Key Biscayne del 1999, canta l’inno americano prima della finale femminile. Su Discovery Channel va in onda una puntata dedicata a lei e al suo talento. Monique, esaltata dall’ambiente che le sta intorno, fa dichiarazioni pesantissime: “Non mi pongo limiti. Posso fare tutto quello che voglio, potrei battere in poco tempo la Hingis o la Kournikova. Non voglio limitarmi a diventare numero 1 del mondo. Posso puntare a diventare numero 1 della storia di questo sport, anche fra gli uomini. Voglio diventare più grande di Pete Sampras”.
Passo dopo passo, si cerca di costriure un mito a tavolino, una super tennista-cantante-sex simbol per il nuovo millennio. Mamma Bernardette si scaglia contro la WTA, che non offre la possibilità a Monique di giocare per i limiti di età vigenti. Papà Rick e coach Rick Macci la alimentano giorno dopo giorno, convincendola di un futuro che per ora non ha alcuna garanzia di concretizzarsi.
Sul suo mito campeggia la pesante ombra del business: la IMG, che la sponsorizza da qualche anno, è anche sponsor della WTA, e sorgono i primi dubbi su un possibile conflitto di interessi; escono articoli su di lei sulle principali testate nazionali, fra cui l’Indipendent. Vanno in onda i già citati documentari. Trump la propone come giudice per Miss Teen USA, concorso del quale è principale sponsor. Viene fiutata da tutto il mondo degli affari che circola intorno al circuito professionistico. Tutti la vogliono, tutti vogliono parlare di lei.
Fino a che non arriva l’impatto con la dura realtà.
Carriera finita prima di cominciare – Dopo numerose insistenze, riesce a giocare il primo match in carriera a Tokyo, a 14 anni e 11 mesi. Il risultato non è esaltante, perde in due set contro la semisconosciuta Jane Chi. Il peggio però deve ancora venire, perché avrà pochissime chance non solo per rifarsi, ma anche per farsi una carriera.
Nel 2001 infatti viene investita da due eventi devastanti. Il primo, un grave infortunio ad entrambi i polsi, dal quale non riuscirà mai a recuperare, e il secondo, la morte del padre. È proprio quest’ultima disgrazia a farle perdere completamente la bussola, a soli 17 anni. Persa la principale guida della sua vita, lascia il tennis professionistico senza averlo mai realmente cominciato, con un parziale W/L di 5-11 e un prize money complessivo di 7215$. Il circuito si impegna per recuperarla, tanto che Billie Jean King le offre una wild card per un torneo in Oklahoma, ma non vi prenderà mai parte. Abbandonata dagli sponsor e mai recuperata dal punto di vista fisico e mentale, scompare completamente dalla circolazione. Rimane per la maggior parte un mistero la sua vita dopo la breve parentesi tennistica, fino ad arrivare a connotati di leggenda metropolitana. Inizialmente tenta, senza successo, la carriera da cantante. Le ultime notizie la danno allenatrice di tennis in qualche posto sperduto negli USA.
Una stella perduta, arsa sul rovente rogo del business. Non sapremo mai se si è trattato di un fenomeno puramente mediatico, o di una tennista veramente così talentuosa.
Passerà alla storia come “the greatest bust in tennis history”, il più grande fallimento, la più grande cometa della storia del tennis.