Naomi Osaka vince ancora. A 21 anni, 22 il prossimo ottobre, conquista in un solo colpo il suo primo Australian Open e la vetta del ranking mondiale. La nipponica batte Petra Kvitova con il punteggio finale di 7-6 5-7 6-4 dopo una bellissima battaglia di due ore e mezza di gioco. Una lotta di alta qualità, che analizzeremo attentamente, fatta, da una parte e dell’altra, di colpi vincenti e momenti di drammatica impotenza tennistica, alle prese con le difficoltà determinate non solo dall’avversaria, ma anche dalle energie fisiche e mentali che insieme vanno via o tornano nei momenti cruciali, il tutto nella magica cornice di una finale di un Grand Slam che in palio metteva anche il trono Wta.
TECNICA E TATTICA – Se si parla di qualità, sotto tutti i punti di vista, non si può che far riferimento al bellissimo primo parziale, che sulla Rod Laver Arena ha aperto le danze nel miglior modo possibile. D’altronde, non potrebbe essere altrimenti quando sul campo si sfidano ad armi pari due tenniste senza grosse lacune almeno nei fondamentali del gioco, come il servizio, il dritto ed il rovescio. Figurarsi poi, se le tenniste scendono in campo gestendo comunque bene la pressione di una finale così importante. Ed è stato proprio il fattore mentale, la freddezza, a tenere in equilibrio il set fino alla fine. Perché Osaka e Kvitova si sono sfidate a viso aperto e sostanzialmente alla pari in tutte le fasi del gioco emergendo, a turno, sino all’ultimo game. Le tenniste si sono infatti divise la supremazia sulle due diagonali, difendendosi comunque egregiamente. Il rovescio di Osaka va in diagonale ad impattare sul dritto di Kvitova e prende il sopravvento, ma la stessa ceca è più forte col suo colpo bimane e, usando meravigliosamente la mano destra, apre il campo quando attacca il dritto della giapponese. Il servizio aiuta entrambe, nel primo parziale, perché anche se Osaka risponde spesso da dentro il campo, soffre comunque la battuta mancina della propria avversaria, non riesce ad incidere sempre e spesso si ritrova fuori posizione, con la 28enne di Bilovec che può allora prendere in mano le redini dello scambio. Osaka salva quattro palle break senza patemi verso la metà del set e quando comincia a sciogliersi e diminuisce gli errori, anche fisicamente dimostra una condizione atletica migliore. Ed è allora che la giapponese comincia a far correre di più la propria avversaria, che ha meno energie e che non riesce ad utilizzare quindi tutte le sue armi. Osaka è straordinaria col rovescio e anche in lungolinea comincia ad incidere alla grande: in corsa utilizza in maniera impeccabile la gamba esterna per mantenere la spinta e se Kvitova prova ad attaccare proprio quel colpo ne esce spesso sconfitta. Gli appoggi sicurissimi e l’impatto sempre perfetto permettono infatti alla giapponese di difendersi trovando profondità col rovescio, piegando le gambe per mantenere la posizione e colpire spesso anche in controbalzo, senza arretrare sul campo. A Kvitova, invece, le forze vengono a mancare dalla seconda metà del primo parziale e la minore spinta, sia al servizio che, soprattutto, dal lato del diritto. Il progressivo spostamento di equilibrio, però, si concretizza solamente nel tie-break del primo parziale, quando Osaka si impone per 7 punti a 2, contro una Kvitova stanca e meno lucida, che nei frangenti più importanti non riesce a fare la differenza col suo solitamente affidabilissimo servizio dalla sinistra. Il livello si abbassa da ambo le parti dopo un set di così alto livello e all’alba del secondo parziale Kvitova sfrutta i primi pesanti errori di Osaka per portarsi avanti un break. Quando però la giovane testa di serie numero 4 riprende il controllo di sé, le dinamiche del finale di primo set si innescano nuovamente e per la ceca, bicampionessa di Wimbledon, sembra arrivato il momento della prima sconfitta in una finale Major.
BATTAGLIA MENTALE – Sono stati proprio i momenti drammatici a cui si faceva riferimento nella nostra introduzione a cambiare però il volto alla partita e le convinzioni delle due finaliste. Il nuovo match è iniziato ad un passo dal traguardo, quando Osaka conduceva per 7-6 5-3 e Kvitova era ormai con la testa sott’acqua, costretta a difendere tre match point nel proprio turno di battuta, sotto 0-40. La ceca però – non è un mistero – proprio nelle finali riesce a dare il meglio di sé, come testimonia il bilancio di 24 vittorie e 8 sconfitte pur con quella di oggi. E se Osaka sui match point gioca con meno attenzione ed aggressività, se perde potenza nei colpi e permette a Kvitova di aver più tempo per muoversi, la partita può cambiare padrona in un momento e diventare qualcosa di diverso rispetto a quella vista nel primo set: una battaglia di nervi in cui un solo colpo, il magnifico dritto a sventaglio di Kvitova per annullare il secondo match point, lascia anche in una solidissima tennista come Osaka un segno indelebile. Un segno che ridà forza e adrenalina alla Kvitova, aprendo crepe sempre più grandi nel gioco di Osaka. Un terremoto alle fondamenta che fa crollare inspiegabilmente, e per la prima volta a questo livello, le certezze della campionessa di New York 2018. I tanto osannati colpi di rovescio cominciano così a terminare fuori, la lucidità tattica lascia il posto al nervosismo e sembra ora Kvitova la 21enne esplosiva in campo, che con grande esperienza stuzzica l’avversaria nelle sue insicurezze, la sorprende con qualcuna delle rare (troppo rare oggi) discese a rete e fa sì che il suo braccio cominci a tremare sempre di più. Le intenzioni nobili della ceca ad un passo dalla sconfitta sortiscono il loro effetto e Naomi Osaka, per la prima volta nel torneo, al servizio sembra una giocatrice qualunque, che subisce due break consecutivi e perde il secondo parziale per 7-5.
GIOVANE E MATURA REGINA – La vera maturità, tennistica e non solo, non si trova però nel non cadere in errore, ma nel riconoscere quando esso arriva. Ed Osaka, questa maturità, dopo aver vinto la più discussa finale Slam degli ultimi anni ed aver poi faticato enormemente alle Wta Finals del 2018, l’ha dimostrata in maniera lampante sin da questo inizio di stagione, perché lei, come le vere campionesse fanno, impara velocemente. Dopo il secondo set perso di oggi contro Kvitova, il nervosismo nelle fasi cruciali, e la tristissima pausa tra secondo e terzo set, probabilmente la sua testa è tornata alla partita persa tre settimane fa in quel di Brisbane contro Lesia Tsurenko. Nella conferenza dopo il match, si era esibita in una chiara autocritica, già questa di grande maturità, definendo il proprio atteggiamento in campo “da bambina”. Nel break prima del set decisivo di oggi, negli spogliatoi, Naomi Osaka ha scelto di non commettere lo stesso errore, di cambiare atteggiamento e di essere la campionessa che poi ha mostrato a tutta la Rod Laver Arena, per andarsi a prendere quel trofeo che qualche giorno fa diceva essere il più importante per lei. Così neanche Kvitova, dopo le grandi fatiche delle ultime settimane con la vittoria già a Sydney, è riuscita a fermare quella che ufficialmente solo da lunedì sarà la nuova numero 1 al mondo. Una numero 1 degna del suo nome nonostante la giovanissima età, che vince un set equilibrato, risale la corrente dopo la delusione e gestisce alla perfezione il terzo e decisivo set, prevalendo con un solo break di vantaggio per 6-4. Per lei si tratta del secondo Major consecutivo, che la lancia in vetta al ranking Wta a soli 21 anni, la più giovane dai tempi di Caroline Wozniacki. E’ lei la prima tennista asiatica della storia a raggiungere il trono mondiale, la prima dai tempi Kim Clijsters tra il 2010-2011 a vincere consecutivamente a New York e Melbourne. Osaka conserva peraltro una incredibile striscia di 64 partite vinte dopo aver portato a casa il primo set, l’ultima sconfitta risale infatti alla fine del 2016, per mano di Svetlana Kuznetsova.
I NUMERI DECISIVI – In perfetta parità il parziale vincenti/gratuiti per Osaka a quota 33, mentre Kvitova conta gli stessi vincenti con 6 errori in più. Entrambe le tenniste conservano rendimento positivo per prime in campo, 62% Osaka, 64% Kvitova, e punti vinti con tale colpo, nipponica al 76%, ceca al 71%. Pochissimi punti hanno deciso la partita, con Kvitova che nei punti importanti non è riuscita a contare sul proprio servizio, quasi mai capace di fare aprire davvero il campo alla due volte campionessa a Wimbledon, la quale, avendo meno energie, ha faticato a tenere il controllo degli scambi e non è riuscita quanto avrebbe voluto ad accorciare il punto con le discese a rete, solo 13, con una resa dell’83%: sempre troppo profondi i colpi di Osaka per permetterle attacchi estemporanei ma velenosi. Con la seconda entrambe hanno numeri negativi, anche se i 9 ace della giapponese ripagano tutte le difficoltà.
RANKING STRAVOLTO – Nonostante la sconfitta che lascia l’amaro in bocca, Petra Kvitova ha tante ragioni per sorridere. La ceca ha fatto capire di poter competere ancora ad altissimi livelli e da lunedì sarà la nuova numero 2 del mondo (best ranking eguagliato), dietro a Osaka. Simona Halep scenderà invece dal trono dopo diverso tempo, da lunedì al numero 3. Col crollo di Caroline Wozniacki alla nona posizione del ranking e la discesa di Angelique Kerber, alla quarta e alla quinta posizione salgono Sloane Stephens e Karolina Pliskova. Entra per la prima volta in Top-10 invece Aryna Sabalenka (3485 punti), con Serena Williams che rimane poco dietro. Oggi però, è il giorno di Osaka, che da lunedì guarderà tutte le colleghe dall’alto, cercando di scendere in campo con la solita ambizione e vivere con la stessa genuinità momenti così indimenticabili come quello di oggi.