Naomi Osaka non può non avere risposta: e il tennis adesso che fa?

Sicuramente non il periodo più facile quello che sta vivendo Naomi Osaka in questa fase della sua carriera. La scelta di disertare le conferenze stampa, a tutela della propria salute mentale, l’ha – suo malgrado – proiettata al centro dell’attenzione lasciando indietro anche le performance in campo. Le sue e quelle delle sue colleghe.

I 15 mila dollari di multa seguono solo il regolamento e sicuramente non avranno sorpreso la nipponica. L’attuale numero 2 del mondo ha però sollevato un polverone su un tema molto delicato e la scelta di fare un passo indietro e ritirarsi dal Roland Garros è stata dettata solamente dall’esigenza di ritrovare la serenità, non solo in campo.

La storia del tennis, specialmente quella del circuito femminile, è piena di esempi in cui giocatrici – anche con gesti eclatanti e provocatori – hanno fatto sentire la propria voce, espresso il proprio disappunto e combattuto le proprie battaglie. Naomi Osaka ha, perciò fatto bene ad accendere i riflettori su un tema così importante come quello della salute mentale.

Forse i modi, con il comunicato social, e il tempismo non sono stati dei migliori. Ma siamo davvero sicuri esista il momento perfetto? A questa domanda, sinceramente, non sapremmo dare una risposta precisa. “Forse no” sembra la più plausibile. E, allora le critiche arrivate nei confronti della nipponica probabilmente sono troppe.

Naomi Osaka ha bisogno di ritrovarsi prima ancora di ritrovare il proprio gioco. Non è la prima, e non sarà purtroppo l’ultima, a sentire il peso delle responsabilità dell’essere diventata un personaggio pubblico. Il peso e l’attenzione mediatica di chi, ancora giovanissima, è entrata nel libro di storia del tennis.

La sua, va sottolineato, non è una battaglia contro la stampa. E non vuole esserlo. Ha parlato ai microfoni dal campo dopo la sua prima partita parigina, lo avrebbe fatto ancora. Dietro alla tennista c’è una ragazza con le sue fragilità e, qualche volta questo aspetto avrebbe bisogno di più comprensione.

 

 

Diletta Barilla

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